23 novembre 2010

La crisi occupazionale mette in difficoltà i giovani che non vedono un futuro sereno.


PIEDIMONTE MATESE. La crisi occupazionale si sta facendo sentire decisamente anche nella nostra provincia che una volta era definita “Terra di Lavoro”. La società contemporanea ci sta prospettando uno scenario infernale, dove le nuove generazioni stentano ad inserirsi. Un mondo dove non servono i sacrifici di anni e anni di studio e non bastano, molte volte, volontà e capacità per trovare un lavoro dignitoso che dia speranza per un futuro professionale solido. Un “mercato del lavoro” che impone regole sempre più ferree e che detta condizioni di lavoro che costringono, spesso, ad “esiliare” verso altre regioni d’Italia e anche verso altre nazioni. Un sistema che dietro i termini più in uso flessibilità, contratto a progetto, part-time, full-time, co.co.co., stage, tirocinio ecc. nasconde, specialmente per i giovani in cerca di prima occupazione, una serie di insidie e rigidità che spesso risultano ostacoli insormontabili. Il nostro è il Paese della “sottoccupazione”, ci ribadisce Anna neo-laureata ventiseienne, dove diplomati e laureati sono costretti sempre di più a fare lavori o ricoprire ruoli professionali per cui è sufficiente la Licenza Media. Il Paese dove si firma una busta paga di millecento euro ma in realtà se ne percepiscono “netti” 500-600, nella migliore delle ipotesi. Il Paese dove il laureato con 110 e lode è costretto ad accettare uno stage di tre mesi percependo una “borsa stage” di 300 euro mensili. Il Paese dove le “conoscenze” servono più dei titoli e delle esperienze professionali. Il Paese dove si fa “carriera” solo se si è amici o parente di ………… Il Paese dove i concorsi e le selezioni si imbastiscono “su misura” con requisiti specifici e sono appannaggio solo di pochi “eletti”. Le nostra società vede famiglie sempre più in preda allo sconforto e figli sempre più depressi e umiliati che lottano per avere un futuro migliore. Di certo non è questo il mondo che sognavo, conclude la giovane Anna, è arrivato il momento che i nostri “Signori”, smettano di litigare per le poltrone da spartirsi o per le loro “bravate”. Smettano di brontolare lanciando accuse a destra e a manca quando sono richiamati al senso di responsabilità. Abbiamo bisogno di persone che prendano coscienza realmente di tutti i problemi citati e operino, finalmente, per il “bene comune”.

Pietro Rossi