CAIAZZO - Con sentenza resa lo scorso 9 aprile, i
giudici della Corte di Appello di Napoli hanno respinto il ricorso presentato
da una ex dipendente comunale per la riforma della decisione del Tribunale del
Lavoro di Santa Maria C.V. che, nel 2015, già avevano escluso qualsiasi forma
di mobbing ai danni della donna che, nel frattempo, pretendeva un risarcimento
di oltre 480 mila euro per danni asseritamente derivanti da condotte
mobbizzanti posti in essere dagli organi dell’amministrazione datoriale. Il
processo di primo grado, ha ricordato l’avvocato
amministrativista Antonio Rosario De Crescenzo (nella foto), avviato nel 2010, si era
concluso con sentenza pronunciata 5 anni dopo dal Giudice del Lavoro che
aveva ritenuto non sufficientemente provate le
condotte “vessatorie” denunciate dalla medesima ex dipendente a
decorrere dal 1980 e fino al 2009, ovvero fino al momento del suo collocamento
in pensione. Ritenendo errata ed ingiusta la sentenza emessa del Tribunale, la
donna aveva deciso di portare il caso dinanzi alla Corte di Appello
di Napoli, alla quale aveva chiesto l’annullamento della
pronuncia del primo Giudice e nuovamente la condanna del Comune di Caiazzo
al risarcimento del danno sofferto a causa di un progressivo svuotamento
di mansioni e conseguente estromissione dal lavoro integranti fattispecie
di mobbing orizzontale e verticale. Vista la complessità della
vicenda e l’importanza della somma richiesta, nei mesi scorsi,
l’Amministrazione comunale capeggiata dal Sindaco Stefano Giaquinto, al fine di
scongiurare ogni possibile rischio per le casse dell’Ente, aveva
deciso di resistere all’appello promosso dalla ex dipendente
comunale, affidando la difesa del comune all’Avv. amministrativista Antonio Rosario De Crescenzo, caiatino con
studio in Caserta e noto anche per la sua comprovata esperienza in
materia di pubblico impiego. Scelta, quella dell’attuale giunta, che ha
prodotto il miglior risultato possibile per gli interessi del
Comune, perché con sentenza di martedì scorso, la Corte di Appello di
Napoli ha respinto integralmente l’appello proposto dalla ex dipendente,
condannandola anche alla refusione in favore del Comune delle spese
processuali liquidate in due mila euro, oltre accessori di
legge. La difesa del Comune sostenuta dall’Avv. De Crescenzo, difatti,
è riuscita a dimostrare ai Giudici di secondo grado la totale
inconsistenza delle gravi accuse di mobbing, mosse dalla
dipendente sia nei confronti di ex sindaci che
di taluni colleghi di lavoro e superiori gerarchici, ritenuti a
torto responsabili del danno biologico e
patrimoniale lamentato dalla medesima, e per il cui
ristoro era stato chiesto al Comune il pagamento di
una ingente somma di denaro, pari ad oltre 480.000,00 euro.