11 giugno 2013

Furto alla Capanna Sociale del CAI di Monte Orso


Presidente del CAI Franco Panella

CASTELLO DEL MATESE. Con profonda amarezza, la Sezione del Club Alpino Italiano di Piedimonte Matese ha scoperto, lo scorso sabato, gli atti vandalici ed il furto subiti presso la Capanna Sociale di Monte Orso, loc. Pozzacchio, territorio comunale di Castello del Matese.  L’edificio, assegnato in comodato d’uso gratuito dal Comune di Castello del Matese al CAI, in questi ultimi anni è stato “teatro” e location di numerosi eventi culturali, sportivi e scientifici, nonché luogo di incontro e partenza e/o arrivo delle numerose attività poste in essere dalla Sezione di Piedimonte Matese, che, con le sue risorse, umane ed economiche, lo avevano reso fruibile ed accogliente. Ignoti, dopo aver rotto e divelto una finestra esterna, si sono introdotti all’interno del rifugio, rubando un gruppo elettrogeno da 3 kw, due botti di plastica da 1000 lt per il contenimento dell’acqua piovana ed hanno tagliato e strappato i fili dell’impianto elettrico, danneggiando in questo modo anche l’impianto della rete idrica. Il tutto producendo un danno superiore ai 3.500 euro, non coperto da garanzia assicurativa.  Sul posto sono intervenuti anche gli efficientissimi Carabinieri della Stazione di San Gregorio Matese, i quali hanno poi recepito la denuncia verso ignoti prodotta dal Presidente della sezione CAI Franco Panella.  La grande amarezza dei soci della sezione CAI di Piedimonte Matese è stata pienamente condivisa dall’Amministrazione Comunale di Castello del Matese, che, attraverso il Sindaco Antonio Montone, si è detta «amareggiata e sorpresa di quanto accaduto, soprattutto considerati i notevoli sforzi posti in essere dai soci del CAI nel valorizzare e ridare vita alla Capanna Sociale di Monte Orso». Questo spiacevole episodio ha lasciato l’amaro in bocca, ma di certo non ha scoraggiato i soci del CAI matesino, impegnatissimi nell’organizzazione delle prossime iniziative in calendario: 100 donne sul Matese, l’Imboscata….ed altro ancora.

Pietro Rossi