22 maggio 2013

Finalmente una posizione ufficiale della Commissione Europea che esclude la commercializzazione a tutela della salute dei cittadini



Con un’interrogazione presentata alla Commissione Europea qualche tempo fa l’On. Aldo Patriciello aveva posto all’attenzione dei commissari un problema serio che riguardava la possibile commercializzazione di un prodotto ‘spacciato’ per vino italiano e che disattendeva ogni regola comunitaria sulla salubrità dei prodotti, l’etichettatura degli stessi e la tutela della salute dei cittadini. Parliamo del wine-kit che offriva ai consumatori la possibilità di produrre vino italiano di qualità tramite la miscela di polveri presenti nella confezione.  Il regolamento (CE) n. 178/2002  - ha spiegato Patriciello nell’interrogazione - mira ad assicurare la qualità e la sicurezza degli alimenti circolanti nel mercato interno, per cui si desume senza ombra di dubbio che la salute dei consumatori sia requisito fondamentale per commercializzare legittimamente un prodotto alimentare in seno all’Unione. Se non si fosse ancora abbastanza sconvolti dall’artificialità del prodotto wine-kit, che mette allegramente al bando il know-how e le relative tempistiche necessarie per l’originale vino prodotto in Italia, ecco che si legge sulla confezione la lista degli ingredienti: trucioli di quercia, lievito, solfiti e additivi vari, nonché l’avvertenza di probabili tracce di crostacei, che sono solamente alcuni degli elementi presenti nelle polveri. Per questo ho inteso allertare la Commissione sull’effetto che tale mistura possa avere sulla salute dei consumatori europei. Sono contento, nell’esclusivo interesse dei cittadini e per i produttori del nostro ottimo vino italiano, quelli veri però, che la Commissione mi abbia dato ragione”. “La legislazione unionale  - si legge nel testo - dispone che solo gli alimenti sicuri possono essere immessi sul mercato dell’UE. Gli Stati membri sono tenuti a effettuare regolarmente controlli ufficiali e ad adottare le misure necessarie a garantire l'attuazione della disciplina UE sia per i prodotti nazionali che per quelli importati. La Commissione rammenta che nelle ultime riunioni del comitato di gestione dell’OCM unica le delegazioni degli Stati membri sono state informate del fatto che pratiche quali la produzione o la commercializzazione di wine-kit ottenuti da mosti e additivi vari che recano la dicitura europea DOP/IGP nella presentazione e descrizione dei prodotti violano le norme in materia di etichettatura previste dalla legislazione europea per il settore vitivinicolo. È stato altresì precisato che questi kit non possono essere commercializzati con la denominazione «vino», poiché non soddisfano i requisiti stabiliti dalla legislazione unionale in ordine alla definizione di «vino». La Commissione ha chiesto agli Stati membri di adottare le misure necessarie per porre fine alle pratiche che violano le norme per la tutela della salute dei consumatori europei e l'etichettatura dei prodotti. Per la stessa ragione sono anche state richieste indagini sulle vendite via Internet. I servizi della DG Agricoltura e sviluppo rurale hanno chiesto agli Stati membri interessati di comunicare entro la fine di gennaio 2013 le misure prese dalle rispettive autorità di controllo”.
Strasburgo, Ufficio Stampa On. Aldo Patriciello