11 gennaio 2013

Gianluigi Santillo ex presidente del Consorzio Rifiuti CE/1, propone il recupero delle somme dovute dai comuni, direttamente dalle tesorerie comunali.


Gianluigi Santillo

PIEDIMONTE MATESE. Gianluigi Santillo ex presidente del Consorzio Rifiuti CE/1 ritorna sulla questione del CUB.. Apprendo con stupore, ancora una volta, su un argomento così serio e delicato, dell’inutile scaricabarile fra le Istituzioni e addirittura delle offese reciproche da parte di chi dovrebbe preoccuparsi del problema cercando di risolverlo senza proclami e accuse gratuite. In tutti questi anni passati in cui ho avuto il modo di approfondire il problema nello specifico sono arrivato alla conclusione che l’unico e solo responsabile del fallimento del sistema rifiuti nella provincia di Caserta, oltre alla cattiva gestione (naturalmente con qualche eccezione), è da addebitare al mancato pagamento da parte delle varie Amministrazioni fruitrici del servizio senza mai un’opportuna giustificazione da parte dei Responsabili dei Servizi Contabili e Tecnici; somme queste, che di fatto, erano nelle casse degli Enti in quanto i cittadini hanno sempre ottemperato ai loro doveri estinguendo la loro quota riferita alla Tarsu, oggi Tares. E la Corte dei Conti perché non interviene, ravvisandosi anche una responsabilità diretta e personale delle singole persone coinvolte? Propongo al Presidente Zinzi l’immediata nomina di un Pubblico Ufficiale con poteri esecutivi, per pignorare di fatto quanto dovuto dalle singole Amministrazioni al CUB, recuperando le somme direttamente dalle Tesorerie Comunali. Tutto questo, per far si che i dipendenti che regolarmente si svegliano alle cinque del mattino, per svolgere il servizio, vengano remunerati per il lavoro svolto ed estinguere contestualmente i debiti delle Amministrazioni con il CUB.  Ciò potrebbe evitare le “furberie” poste in essere dai vari Comuni, così come avvenuto in relazione alla situazione del Consorzio Provinciale Trasporti laddove i singoli amministratori hanno teso sempre di più a temporeggiare affinchè non avessero più il loro interlocutore al quale versare i debiti dovuti.Il fallimento del CUB, permetterebbe la valorizzazione di questo scellerato andazzo. In quest’ottica tutti potrebbero ritenersi amministratori virtuosi non pagando i propri debiti; anche il non oculato padre di famiglia potrebbe ritenere “sane” le casse della propria famiglia laddove non onorasse i propri debiti. Non occorrono grandi economisti o grandi tecnici, deve essere la politica ad assumersi le proprie responsabilità facendo si che i 2000 dipendenti  del CUB possano continuare giorno dopo giorno il lavoro che con tanta dedizione portano avanti.