30 aprile 2012

Carta 48' ricorda la "Festa dei Lavoratori".


Nella memoria collettiva quella del 1° maggio è da sempre, non solo nella terminologia ma anche nella intima convinzione di chi la celebra, la "festa" dei lavoratori e, più in generale, di tutti coloro i quali credono nei valori evocati. Nel nostro paese, come in tutti quelli più evoluti, il progresso economico ha portato negli ultimi decenni a stemperare sempre più una partecipazione convinta e consapevole del vero significato morale e politico della giornata che si è pian piano "ritualizzata" ed istituzionalizzata con celebrazioni sempre meno coinvolgenti sul piano dei contenuti e sempre più tendenti alla "kermesse" capace di attrarre folla, specie giovanile. La crisi economica ed il progressivo indebolimento di una serie di certezze e di diritti che, almeno in Europa, avevano consentito di realizzare un sistema di rapporti sociali ed economici avanzati in termini di equità e tutela della dignità del lavoro, hanno riconsegnato alla "festa dei lavoratori" pienezza di significato restituendole soprattutto una concreta funzione di testimonianza politica. Infatti il 1° maggio è stato sempre celebrato  come simbolo di un percorso di lotte e di sacrifici che, al di là delle ideologie delle singole componenti, tendeva alla realizzazione di società nelle quali taluni valori di fondo - innanzitutto la giustizia sociale e la dignità umana del lavoratore - dovevano essere posti alla base di un nuovo e migliore progetto. Nel nostro paese questo duro e talvolta drammatico percorso trovava concreta realizzazione nella Costituzione e nel modello di società che, pur tra mille difficoltà e contraddizioni, la Repubblica ha costruito. Questa tendenza al progresso ed alla giustizia ha subito, per un processo molto più generale. una radicale inversione anche in Europa ed in Italia con una idea di sviluppo e di società antitetica ai valori che col 1° maggio ci prepariamo a ricordare. Ecco perchè è necessario che la festa dei lavoratori restituisca, soprattutto a  quelli che stanno soffrendo sulla propria pelle le conseguenze della indifferenza e dell'egoismo che per troppi anni ci hanno fatto dimenticare che le conquiste venivano da lotte vere e sacrifici veri, il valore della speranza. Speranza nella capacità di ricostruire la buona politica, l'unità delle forze sindacali, un tessuto di valori civili da troppo tempo abbandonati, la capacità di partecipare e di lottare contro ciò che ci sembra ingiusto. Per questa "ricostruzione", al di là degli ossessivi e spesso strumentali richiami alle necessità di una economia funzionale solo alle fortune di pochi, occorre soprattutto un grande riscatto morale per il quale abbiamo, come Italiani, una straordinaria guida, la Carta Costituzionale, e degli altrettanto straordinari testimoni, gli uomini e le donne, dagli statisti ai più umili lavoratori, che ci hanno consegnato un paese con una democrazia in costruzione ed abitato da persone che da sudditi erano diventati cittadini ed oggi sono stati declassati a consumatori.

c.s.