20 aprile 2012

CAPUA: RIFLETTORI SU ELENA BONO, “L’ UCCELLO DI GIADA”


CAPUA – Organizzata dall’Amministrazione comunale la pubblica presentazione dell’appena edito saggio di Don Giuseppe Centore dedicato ad “Elena Bono, l’uccello di giada” e che la Brignoli Edizioni è stata ben felice di dare alle stampe: si terrà sabato 21 aprile, con inizio alle ore 18, presso il “palazzo di città” in Piazza dei Giudici. Un evento culturale di rilievo - è facile pronosticarlo - come d’altronde accade da decenni ad ogni nuova opera pubblicata dal notissimo letterato, filosofo e teologo capuano che sarà presente in sala. Con lui, al tavolo dei lavori, per i saluti di apertura, il sindaco Carmine Antropoli e l’editore Immacolata Brignoli, il prof. Andrea Milano (Università degli Studi di Urbino) che svilupperà un intervento critico ed il moderatore Carmine Matarazzo (Issr Capua). Don Giuseppe Centore – “personaggio di spicco della cultura casertana” - si legge in una nota dell’editore - e “considerato uno dei massimi poeti religiosi (e non solo) del Novecento italiano” – torna così a “sorprendere” i suoi entusiasti lettori di sempre, proponendo ad essi ed ai più giovani una figura importante e ingiustamente poco conosciuta del panorama letterario nazionale. Elena Bono - che il 29 ottobre 2011 ha festeggiato il novantesimo compleanno - è infatti scrittrice, poetessa e traduttrice di straordinario acume. Addirittura “incandescente” è stata definita gran parte della sua produzione in cui dominano la raccolta di liriche “I galli notturni”, il romanzo “Morte di Adamo” ritenuto un capolavoro da Emilio Cecchi e Nazareno Fabbretti, nonché la trilogia “Uomo e superuomo” ispirata “al tema della Resistenza, intesa nella sua accezione non solo storica ma anche esistenziale ed universale”. Per lei, terziaria francescana, nativa di Sonnino (Latina) e ligure di adozione, “la scrittura è essenzialmente mistero” ed il suo cristianesimo ”si basa sull’uguaglianza amare-soffrire” alla sequela di Colui “che con le sue piaghe ha redento il mondo”. Molto acutamente si è detto: “Le pagine di Elena Bono, intense e profonde, pesano come la vita quando ci costringe alle domande fondamentali sul tempo, sul nulla, sul dolore, sulla libertà dell’uomo, sulle sue responsabilità, sulla sua salvezza. L’eterna lotta tra vero e falso, tra bene e male, tra vita e morte trova il suo superamento nell’esperienza fondamentale dell’incontro con Gesù Cristo, nella scoperta della dimensione di un trascendente presente e vivo nella storia di ogni uomo e di ogni epoca”. Queste scarne ma eloquenti citazioni bastano a comprendere le ragioni per cui l’attenzione critica di Don Centore s’è concentrata sul profilo e sull’opera della Bono. Resta però forte l’attesa di capire - già nel corso della presentazione e poi “divorando” il saggio -  la versione che ne fornisce, a cominciare dalla titolazione del volume che, per ora, lascia soltanto trapelare ardìti battiti d’ali e l’affascinante esigenza di scoprire, accarezzare e teneramente custodire autentici pilastri dell’anima e preziosi oggetti di culto.

                                                                                       Raffaele Raimondo- addetto stampa