23 dicembre 2011

E’ NATALE, NONOSTANTE TUTTO! E’ NATALE: SPALANCHIAMO IL CUORE A GESU BAMBINO!


Marco Fusco
E’ Natale, nonostante tutto! E’ Natale: spalanchiamo il cuore a Dio. E’ Natale di Gesù Bambino! Ogni cristiano è chiamato a far sì che il bambino nasca dentro di sé nell’umiltà e nella generosità del cuore. Il Natale tuttavia, in questo mondo globalizzato, scristianizzato, individualista e sempre più auto-centrato, pone il cristiano di fronte a molti interrogativi: qual è la maniera più idonea per vivere degnamente il Natale? Che senso ha veramente il Natale per ogni battezzato?
Appare necessario a questo punto dare qualche notizia rispetto alle origini del Natale, il quale affonda le sue radici nel lontano Impero Romano, quando lo si onorava come festa pagana del “Sole invitto” e si celebrava a Roma; esso rappresentava la festa civile che affermava la rinascita della luce al cuore dell’inverno, il lento ma irreversibile trionfo del sole sulle tenebre che sembravano averlo sconfitto.
La Chiesa, all’epoca dei fatti, uscita dalle catacombe e dalle persecuzioni, cominciò a pensare che quella ricorrenza potesse rappresentare il momento più idoneo per annunciare ad una società pagana la novità del Vangelo di Gesù Cristo: una realtà piccola, ma molto significativa , un evento quotidiano , un neonato che nasce e fa ricchi di gioia anche i genitori più poveri.
Una festa che esaltava il segno di una speranza che sempre rinasce e si rinnova in un orizzonte di senso che si illumina e riscalda per sciogliere la cappa di piombo del cielo chiuso sulle vicende umane.
Dio si è fatto uomo, e questa per noi cristiani è una certezza di fede, e si è incarnato “ Uno” della stessa pasta, per inaugurare un progetto di salvezza pensato per l’umanità intera: redimerla dal peccato e dalla morte che segregava gli uomini in una prigionia dalla quale solo un Nuovo Adamo poteva riscattarli.
Oggi il Natale ha quasi perduto il suo senso originario; lo “celebrano” anche gli uomini di altre religioni. Perfino parecchi non credenti, infatti, vivono in questo giorno una qualche forma di liturgia profana. Nessuno rifiuta in questo tempo di festa un bel dono e una buona cena tra amici e parenti. Il più delle volte i discorsi che si fanno a partire dal Natale sanno di buonismo o di speranza a buon mercato. Il Natale, secondo quanto afferma il Cardinale Carlo Maria Martini – nella realtà fa emergere le storture della Politica, la gravissima crisi economica che stiamo attraversando, le tante violenze quotidiane fisiche e psicologiche, e si potrebbero aggiungere tante altre cose ancora. – Anche la speranza che ci si augura per restituire quell’ottimismo ingenuo che molti di questi tempi hanno irrevocabilmente perduto, appare fallace, perché – continua il Cardinale Martini – si basa solo sulle nostre forze e dimenticando la potenza dello Spirito di Dio che è la Sola capace di aiutarci efficacemente a riemergere dal fondo.
Il messaggio del Natale deve rimanere cosa semplice ma dirompente ,forte ed efficacissimo ma tuttavia alla portata di tutti, tanto dei pastori che per primi riconobbero nel bambino il Messia quanto più dotti come i Magi che andarono ad onorare il Bambinello con olio incenso e mirra.
A pensarci bene , anche la vita di quel Bambino fu molto semplice: Egli passò in mezzo agli uomini facendo il bene, parlando un linguaggio sobrio capace di entrare nel cuore degli umili, dei piccoli.
Visse nella frugalità, nella solidarietà e nell’ amicizia ultimo tra gli ultimi, ed anche quando rese manifesto un Miracolo lo fece servendosi di segni e prodigi legati ai bisogni essenziali dell’uomo: il pane ed il vino moltiplicati, la salute ridonata, la natura nuovamente riconciliata con l’uomo, la fraternità ristabilita, la vita riaffermata come più forte della morte in virtù del dono dell’Amore che il bambino divenuto adulto impersonava con tutto se stesso. È vero, pertanto, che la gioia di questa festa non può essere soggetta ad alcuna “esclusiva” perché taglia trasversalmente “ogni tribù, lingua, popolo e nazione. È gioia per tutto il popolo e per l’intera umanità, destinataria ultima dell’Amore di Dio. Molti pensano che sia difficile oggi parlare di un Natale di gioia in una società problematica e complessa, piena di tribolazioni. Ma a noi  cristiani spetta testimoniare questa gioia questo evento che si rinnova che non è come molti credono una gioia momentanea di un pranzo con la famiglia o, ripeto, di un regalo ricevuto che riesce ancora a stupire; ma è la gioia sofferta di chi è consapevole che la Speranza o è per tutti oppure è mortificata. È la Speranza di chi sa che la pace è verità, giustizia, perdono, amore, libertà che molti si spendono per vivere di questi valori. Il Natale diviene pertanto la celebrazione di un’attesa ben più vasta di ogni recinto privilegiato: è il barlume di una Speranza che Sola può lenire le tante sofferenze e angosce di uomini e donne.
Sarà il pegno di una vita più umana, più autentica, capace di esprimere la bellezza e la luce, echi di quella luce che brillò nel buio di Betlemme, e che deve brillare anche oggi in ogni luogo avvolto dalle tenebre del dolore e del non senso.
Il Natale non cambia , dunque, ma siamo noi che dobbiamo cambiare al suo arrivo di anno in anno, essendo partecipi di un disegno universale che fa parte di un grande progetto di grazia
Cerchiamo di riappropriarci di quel respiro cosmico che ci portiamo dentro, cerchiamo di ritornare alle Fonte, cerchiamo di rinascere nell’Amore, nel perdono e impariamo da quel Bambino l’umiltà, l’obbedienza, senza dimenticarci che proprio quel Bambino che giace nella mangiatoia in una sorta di povertà assoluta e di rifiuto, è l’immagine di un’altrettanta assoluta fiducia ed abbandono alla Provvidenza, che ci invita ad accettare ogni cosa come parte di un disegno d’amore.
Questo concetto ci rimanda ad una famosa raccomandazione che Gesù ci ha lasciato :“Chi non accoglie il Regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso”( Mc 10,15).
E vorrei concludere con una riflessione profonda del Cardinale Carlo Maria Martini in cui mi ritrovo perfettamente: “ il Natale guarda alla Pasqua, ed il Presepio contiene allusioni alla morte e resurrezione di Gesù. Esse infatti, erano presenti nelle riflessioni dei Padri della Chiesa: ad esempio – continua Martini – il legno della Croce veniva ricordato dalla culla di legno in cui giace Gesù, così come le pecore offerte dai pastori ricordano l’Agnello Immolato; perfino Maria che si china sul figlio, ci richiama alla pietà di Maria che tiene tra le braccia il figlio morto.
Pertanto il senso del Natale ci riporta in qualche modo al centro della nostra Redenzione anzi l’anticipa…. ecco perché è la festa della gioia, ecco perché chiama l’umanità ad orientare lo sguardo verso il lato invisibile della realtà e ad innalzare la preghiera “Gloria a Dio nel più alto dei cieli, pace sulla terra agli uomini che Egli ama”.

a cura di Marco Fusco