09 novembre 2011

Un sogno spezzato

Tentare un rendiconto annuo collegato alle vittime dei petardi per comprensibili ragioni (nessuno possiede una statistica del genere) purtroppo non è possibile. Tuttavia è nostro dovere riflettere sul conteggio dei feriti delle festività natalizie 2010/2011.  Le cronache del gennaio trascorso stimano 500 persone rovinate da petardi esplosi inavvertitamente.  Codesti incidenti appaiono geograficamente ben distribuiti su tutta la penisola ( a Napoli una vittima a causa di un proiettile vagante *) e travolgono 68 ragazzini e 59 adolescenti. Poso qualche esempio:
Un ragazzo residente a Catania subisce l’amputazione della mano destra (Ospedale di Cannizzaro)
Tra i tanti tragici episodi accaduti a Milano a causa dei petardi fai da te ricordiamo il bimbo di 11 anni colpito all’inguine da un petardo lanciato da uno sconosciuto poi fuggito via.   
Il caso più grave accaduto lo scorso anno a Palermo interessa un quarantenne ricoverato in un reparto di chirurgia i medici amputano 3 dita.
Ovviamente dobbiamo sempre ricordare che tali manufatti procurano lesioni in ogni parte del nostro corpo.   Naturalmente invito, imploro una fattiva risposta dalle Autorità Competenti, perché non fermare questa insensata carneficina per mezzo di giuste ORDINANZE…?  Questi petardi rovinano il futuro dei nostri ragazzi, i quali oltretutto privi di coperture assicurative fornite dal fabbricante ( a parte l’uso sconsiderato di tali fuochi) non possono reclamare alcuna garanzia in tal senso in quanto il vero tutelato dalle odierne normative è proprio il petardo individuato, venduto ed acquistato come “GIOCO PIRICO”, un giocattolo che contiene polvere pirica, che produce fuoco sempre in grado di annientare futuro e sogni dei nostri ragazzi.  Concludo ringraziando le Forze dell’Ordine, Vigili del Fuoco ogni anno impegnati a divulgare informazioni rivolte a prevenire tutto ciò. “Ringrazio inoltre le nostre TV pubbliche e private per i continui e numerosi spot indirizzati  ad anticipare questi fenomeni di malcostume sociale”.
 
Giovanni Lafirenze