14 ottobre 2011

LE DEMENZE NEURODEGENERATIVE: NEL NUOVO ECM NEUROMED UN EXCURSUS DALLA PATOGENESI ALLE INNOVAZIONI TERAPEUTICHE


Si terrà martedì 18 ottobre, a partire dalle ore 9.00, presso l’Aula Magna del Polo Didattico dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli (IS), il Corso di Educazione Continua in Medicina (ECM) dal titolo “Le Demenze Neurodegenerative: dalla Patogenesi alle Innovazioni Terapeutiche”. Curatori scientifici del corso i dott.ri Anna Elisa Castellano e David Iapaolo, entrambi impegnati presso il Centro per lo studio e la cura delle demenze e Unità Valutativa Alzheimer (UVA) dell’Istituto Neurologico molisano. L’obiettivo di questo corso è quello di delineare una sintesi tra i vari aspetti epidemiologici e patogenetici di diagnosi precoce e fornire cenni preliminari riguardo le terapie future ancora in corso di studio. Secondo i dati epidemiologici, infatti, le malattie croniche progressive del SNC, meglio note come demenze neurodegenerative (come la Malattia di Alzheimer) hanno un forte impatto sociale ed economico destinato a pesare sempre di più con un raddoppio dei pazienti affetti nel prossimo ventennio, con una popolazione di circa 2 milioni di pazienti italiani nell’arco del 2030. Negli ultimi decenni sono stati raccolti molti dati sui meccanismi patogenetici alla base della neurodegenerazione e ne sono stati chiariti rilevanti aspetti molecolari e cellulari, sebbene la complessità degli stessi ne renda ancora difficile una completa comprensione. La diagnosi delle demenze neurodegenerative non è semplice, specie nelle fasi iniziali, poiché spesso diverse demenze condividono aspetti clinici simili; analogamente, spesso il riscontro neuropatologico delle forme ipotizzate in vita può risultare poco specifico. Allo stesso tempo, negli ultimi decenni si è delineata l’esigenza sempre più pressante della diagnosi precoce, sebbene non si abbiano a disposizione farmaci capaci di modificare il decorso della malattia. L’unica speranza è che i farmaci attualmente in commercio possano sortire effetti più incisivi se impiegati in una fase precoce della malattia, ovvero quando le alterazioni neuronali non risultino ancora irreversibili. Numerose sono le molecole in fase di sperimentazione e, tra queste, alcune oggetto di trials clinici che hanno lo scopo di testarne efficacia e tollerabilità. Infine, una serie di ricerche riguardo le comorbidità (quali aterosclerosi, diabete, malattia cerebro-vascolare) ha segnalato la possibilità che queste patologie possano, con diversi meccanismi patogenetici, concorrere alla espressione della demenza di Alzheimer. Si delinea pertanto la necessità di uno stile di vita in grado di prevenire e – quando necessario – trattare le patologie vascolari citate e che incoraggi ad una alimentazione più sana e al mantenimento dell’esercizio fisico e dei rapporti sociali.