21 febbraio 2011

Rassegna artisti campani


Napoli - Martedì 22 febbraio, alle ore 18.00, nella Saletta Rossa della Libreria Guida Portalba, via Port'Alba n.20/23, à il via una Rassegna di artisti campani tra memoria e presenza promossa dall'Associazione Alfredo Guida Amici del Libro; l'evento, che gode del patrocinio morale della Regione Campania, della Provincia di Napoli, e del Comune di Napoli, propone gli di Eduardo Alamaro, Giovanni Ferrenti, Franco Lista e Carlo Roberto Sciascia e la testimonianze di Diana Franco e Giuseppe Antonello Leone. L’arte contemporanea a Napoli è giovane. Ha poco più di sessanta anni ed è in continuo divenire. Si esprime in contesti e momenti eterogenei : poche gallerie e qualche affrettato museo, ma anche nelle strade,davanti agli occhi dei passanti, sui muri delle metropolitane. L’arte contemporanea napoletana è un linguaggio potente, straripante di energie, quasi impossibile da catalogare, etichettare, definire; ama trasformarsi, evolversi con tutta la velocità della vita di oggi. Ma, e questo è il punto, essa non conquista schiere di ammiratori, non muove passioni profonde e capitali di notevoli entità, non interessa al mercato dell’arte e alle istituzioni. C’è ancora tanta strada da fare per avvicinarsi a tutti, per provare a diventare “popolare”. Per sua natura l’arte non è immediata a chi le si accosta che,intimorito quanto incuriosito e affascinato, può trarre benefici dal suggerimento di una interpretazione, di una spiegazione. Per rendere più accessibile l’arte contemporanea napoletana e delinearne con onesta e senza distorsioni (bandendo il provincialismo diffuso, fautore di una critica "Il nostro interesse – affermano i tre organizzatori - per la verità storica sull’Arte e la Cultura del XX secolo ci impone non solo di soddisfare questa esigenza ma anche di documentare i fermenti e le attività degli artisti, che hanno operato a Napoli e nel territorio campano con un impegno teso a costruire uno spazio per permettere all’Arte di vivere, di esprimersi e incidere nel tessuto sociale. Nasce, pertanto, con uno spirito di rievocazione e documentazione la nostra proposta nella Saletta Rossa della libreria Guida di Napoli, frutto di un incontro corale tra Mario Guida, Franco Lista, Carlo Roberto Sciascia e un gruppo di artisti, che hanno vissuto un tragitto comune nell’arte contemporanea a Napoli; l’intento è quello di organizzare un lavoro di osservazione sulla ricerca creativa, profusa negli anni sul territorio campano e fuori dai suoi confini, improntata al più libero e schietto desiderio di far conoscere la valenza degli artisti che hanno caratterizzato il periodo dal secondo dopoguerra ad oggi e di conseguenza, incidere sulla cultura napoletana e campana con informazioni fondate su quanto è ormai storia. la Con la necessità di fondere assieme un attento esercizio di osservazione con un incondizionato commento sulle ricerche di un congruo numero di artisti, utilizzando il materiale di repertorio reperibile e proponendo conferenze, proiezioni video e mostre". Il primo artista proposto è il ceramista e scultore Peppe Macedonio che nel 1954 ha ultimato la decorazione maiolicata dell’esedra della Mostra d’Oltremare, raffigurante , opera che si sviluppa attraverso le primigene attività della pastorizia, della caccia e dell’agricoltura. L’opera in questione presenta quattro salti sovrapposti, tutti ornati da un fondale fatto di grandi tessere musive dai contorni irregolari, tra le quali erano incastonate grandi figure altre circa due metri ed animali; della composizione ampia e complessa è particolarmente interessante il gruppo dei cacciatori> con gli occhi sbarrati per il terrore dell’ignoto ed il con i simboli del sole, del tuono e del fuoco. Gli organizzatori hanno, poi, concluso: "Raccogliendo varie e puntuali testimonianze di critica d’arte sulla loro vicenda espressiva, si procederà nella ricerca tesa a cogliere gli elementi essenziali, riportandone ogni riscontro. Sarà interessante contattare il circuito di gallerie, spazi espositivi, associazioni culturali (spesso non più esistenti), sparsi sia sul territorio campano si fuori da esso, per quel contribuito che hanno offerto nel tempo all’impianto scenico di una grande e significativa ricostruzione . A fronte di una pubblica politica, spesso distratta se non incurante del proprio tessuto di storia e della realtà artistica, l’evocata ricognizione nel tempo e la proiezione nell’attualità degli artisti campani ci spinge a fornire un tragitto di memoria non dismesso, di memoria praticabile per tanti maestri significativi per la loro valida produzione, onde evitare l’oblio da parte degli storici dell’arte contemporanea sia a livello locale, che nazionale. È evidente che nel considerare il panorama storico del secondo Novecento in Campania abbiamo costatato che diverse sono le personalità emergenti, talvolta geniali, che hanno con la loro opera caratterizzato gli anni dal ’50 al 2000, ma e questa è la cosa a dir poco strana, misteriosamente e lentamente questi artisti, per una serie di concomitanze negative, sono stati risucchiati nel vortice di un profondo oblio. Tanto per fare qualche nome, Libero Galdo, Antonello Leone, Peppe Macedonio, Lidia Cottone, Vittorio Piscopo, Carlo Montarsolo, Enrico Caiati, Antonio Del Donno, Crescenzo Del Vecchio, Bruno Donzelli e tantissimi altri che fuori di questo nostro territorio sarebbero stati il vanto di qualunque altra terra. Quali le cause di questa grave anomalia? Come è stato già detto, sono a nostro avviso colpevoli principalmente le istituzioni locali che con il loro congenito disinteresse per la cultura,(fenomeno tutto napoletano) hanno determinato non solo il mancato sviluppo di tutto un indotto che avrebbe creato una congiuntura favorevole a suscitare l’interesse dei privati e di nuovi collezionisti, ma hanno dimostrato anche una noncuranza di ricavare un utile materiale e morale dalla nascita di una Galleria Campana d’Arte Contemporanea che potesse, come più volte gli artisti hanno auspicato, iniziare un’intensa attività espositiva invogliando i mercanti d’arte a collocare il prezioso prodotto culturale nei luoghi deputati". Con la scomparsa di Giuseppe Macedonio nel febbraio del 1986 l'arte della maiolica ha perduto uno dei suoi più validi innovatori; e ciò va inteso in senso europeo, avendo egli operato con libera modernità, evitando gli scogli dei vari ed attingendo alle grandi fonti della tradizione, mentre anticipava l'interesse per l'espressionismo quando di tale corrente artistica non ancora si parlava in Italia. Nato a Napoli nel 1906, figlio dell'avv. Salvatore che lo aveva avviato agli studi classici per farne un medico, solo all'età di sedici anni, perduto il padre, poté esaudire il desiderio di iscriversi all'Istituto d'Arte di Napoli. Macedonio fu un uomo dalla vasta cultura umanistica, che riversò nelle sue opere; veniva da lunghe esperienze di apprendistato in quanto aveva abbandonato l’Istituto d’Arte ad un anno dall’iscrizione perché aveva capito che . Dopo aver inizialmente lavorato con la ditta Chiurazzi, si dedicò alla decorazione di soffitti secondo la moda liberty. Le sue radici di ceramista – scultore risalgono agli anni compresi tra il 1928 ed il 1934, quando lavorava saltuariamente presso la fabbrica del tedesco ebreo Max Melamerson a Vietri sul Mare; fu dall’incontro con le maestranze locali e con gli artisti tedeschi, olandesi e slavi, scultori e pittori che a causa delle persecuzioni politiche e razziali non potevano più lavorare in patria. Ciò gli permise di attingere alle più avanzate esperienze del Nord Europa e di subire influenze impressionistiche, che caratterizzarono la sua espressività futura.
Per ogni informazione sull'evento occorre rivolgersi alla Libreria Guida Portalba di Napoli, via Port'Alba n.20/23 (081/44 62 77 – elites@guida.it)-

c.s.