27 febbraio 2011

Il Carnevale a Sepicciano rievoca le gesta di Fra’ Ciavolino.


PIEDIMONTE MATESE. L’Associazione Pro Loco Sepicciano “Ad honores” per il prossimo Carnevale rappresenterà la farsa “Fra Ciavolino”, un classico della nostra zona, più volte riprodotto nel passato a Piedimonte, San Potito, Calvisi e altre località. Sono in molti a chiedersi se questa leggenda metropolitana ( la provenienza è dell’interland napoletano, San Giovanni a Teduccio e dintorni) celasse qualcosa di vero. Data la mia curiosità, ha ci ha confessato il Presidente della Pro Loco Prof. Franco Mattei (nella foto), per mezzo di internet, e interpellando amici che avevano avuto a che fare con questa farsa, io stesso avevo interpretato l’ intrigante Frate intorno agli anni ’70, sono riuscito a colmare la mia sete di conoscenza. Ho rinvenuto un testo di Epifanio Mazzocchi, ricercatore storico di tradizioni popolari di Gorga in provincia di Roma. Il suo libro, Fra Ciavolino nella quiete di Gorga”, è prezioso perché, oltre a rifarsi ad altri testi esistenti degli anni ‘21, ‘24, è arricchito di approfondite testimonianze che ci presentano da un lato un Frate francescano dedito al vizio lussurioso, dall’altro una persona pentita, dopo l’espiazione in carcere, che trova la forza di redimersi nel piccolo comune di Gorga, dove morì il 9 Febbraio 1938 all’età di 55 anni e dove riposa in pace nel piccolo cimitero del comune romano. Le vicende di questo Frate lascivo, continua il Prof. Mattei, di bell’aspetto, intelligente, buon oratore, che giunse ad assassinare il suo superiore , Nicola Grossi a San Giovanni a Teduccio, grosso modo, coincidono con il contenuto dei testi della farsa . In essa si parla di 142 amanti, e non è un’iperbole, poiché ovunque i suoi superiori lo spedissero( lo allontanavano continuamente proprio per motivi di tresche), le donne, di qualsiasi età e condizione sociale(dall’umile ancella a dame di corte e principesse), si affollavano presso il suo confessionale. Dopo l’assassinio del suo padre Guardiano, per motivi di furto, stante all’accusa, il processo si celebrò il 3 gennaio 1916 e il Frate fu condannato a 24 anni di carcere. La risonanza di questo processo suscitò grande turbamento nell’opinione nazionale ed internazionale e il “The New York Times”addirittura ne riportò il processo e la sentenza in data 4 gennaio 1921. Dopo trasferimenti in varie carceri (Campobasso, Casa Penale di Augusta in Sicilia, Casa Penale di Pianura, tra l’Isola d’Elba e Corsica) esce di galera il 23/11/1932 all’età di 49 anni, godendo dell’amnistia promossa dal Re su proposta di Mussolini, in occasione del decennale del Fascismo. Dopo la sua uscita dalle carceri, non si parla più di Fra Ciavolino, bensì del “professore” Decimo Salvatore, ottimo docente di Italiano e Latino. Egli si trasferisce nella cittadina di Gorga nel Vocazionario dove insegna appunto latino e italiano e aiuta tanti giovani lungo il cammino del sacerdozio. Una persona, dunque diversa, “una figura grossa, ascetica, alta, un sant’uomo tenuto in tanta considerazione…”, come ricorda Mons. Luigi Scialdoni, intervistato da Mazzocchi. Nella quiete di Gorga il professore Decimo Salvatore confessa al suo Superiore: “Dopo morto io voglio presentare al buon Dio nella valle di Giosafatte, nel giorno del Giudizio Universale, la mia fedina morale senza macchia alcuna”. Dopo la rappresentazione della farsa su Fra Ciavolino, conclude il Presidente della Pro Loco Sepicciano Franco Mattei, ora che conosciamo la sua vera storia, ci proponiamo di recarci a Gorga a deporre un fiore sulla tomba del Professore Decimo Salvatore.

Pietro Rossi