CASERTA. Šostakovic il folle santo, di Antonio Ianniello e Francesco Saponaro andrà in scena al Teatro Civico 14 di Caserta giovedì 7 e venerdì 8 ottobre alle ore 21.00. Lo spettacolo diretto dallo stesso Francesco Saponaro ha al centro la figura del compositore russo Dmitrij Šostakovič, interpretato da un ottimo Tony Laudadio, apre il primo doppio appuntamento con le produzioni Teatri Uniti che saranno ospitate dal palco di vicolo Della Ratta. La musica dello stesso compositore russo accompagnerà l’analisi della sua vita privata, musica e riflessioni sul rapporto cruciale tra artista e potere, che i due autori hanno condotto nella stesura della pièce. Strumento dell’esame è la confessione, ricostruita in base ad un ampio epistolario e da alcune prestigiose biografie, che consegnano il complesso mondo interiore venato di malinconica ironia tipica dei racconti della letteratura russa. Così va in scena la crudeltà di uno stato repressivo che tenta, con la ferocia e con l’inganno, di espropriare e manipolare la cultura. Ferocia che Šostakovič, infaticabile, schivo e introverso compositore vive, tormentato dai fantasmi della persecuzione politica Diario di un pazzo di Nikolaj Gogol chiuderà la programmazione del teatro casertano con la pièce diretta da Andrea Renzi e tratta da I racconti di Pietroburgo - Le memorie di un pazzo. Sabato 9 (ore 21.00) e domenica 10 (ore 19.00) Roberto De Francesco (nella foto) interpreterà Papaleo “uno che fa poco più di un impiegatuccio”, trasposizione dell’Italiana anni 50 di quel Propriscin che era al centro dell’opera di Gogol. Costretto in un ambiente coatto, claustrofobico, un mondo senza vie d’uscita Papaleo ha come unica via d’uscita quella della fantasia.
"Del personaggio centrale, Propriscin, ci interessava sottolineare il provincialismo, l'inadeguatezza che sente verso la grande città e la macchina burocratica che lo schiaccia e insieme lo esclude. Abbiamo preferito togliere i riferimenti russi per “assimilarlo”, renderlo, alla lettera, simile a noi, prossimo, vicino” afferma Andrea Renzi regista della pièce. “Gli abbiamo dato un accento di provincia italiana, dell'entroterra tra Campania e Lucania e abiti dei primi anni 50, il periodo in cui in Italia si andava formando una nuova classe impiegatizia” conclude descrivendo così la sua rilettura di uno dei pilastri della letteratura russa.
"Del personaggio centrale, Propriscin, ci interessava sottolineare il provincialismo, l'inadeguatezza che sente verso la grande città e la macchina burocratica che lo schiaccia e insieme lo esclude. Abbiamo preferito togliere i riferimenti russi per “assimilarlo”, renderlo, alla lettera, simile a noi, prossimo, vicino” afferma Andrea Renzi regista della pièce. “Gli abbiamo dato un accento di provincia italiana, dell'entroterra tra Campania e Lucania e abiti dei primi anni 50, il periodo in cui in Italia si andava formando una nuova classe impiegatizia” conclude descrivendo così la sua rilettura di uno dei pilastri della letteratura russa.
Ufficio Stampa Teatro Civico 14
Alessandro Dorelli