11 ottobre 2010

AGNONE, IL CACCIATORE DEL BOIA NAZISTA.


CAIAZZO. Con la visione dei microfilm del New York Times inizia la caccia al responsabile della strage del 13 ottobre 1943, compiuta in un casolare delle campagne casertane. Un dossier di 55 pagine, contenente “Il processo di Algeri”-coperto per 40 anni dal segreto militare inchioderà Emden. Strage dimenticata, caduta nell’oblio, rimasta impunita, a sessantadue anni dalla drammatica sera dell’eccidio, avvenuto il 13 ottobre del 1943, in un casolare di Caiazzo, in provincia di Caserta, per ordine di Wolfang Lehnigk Emden giovane sottotenente della Wermacht-che fece massacrare con violenza inaudita 22 civili. Si deve a Josepf Agnone (nella foto), italoamericano originario di Castel di Sasso, la riapertura del caso della strage di Caiazzo. Con una ricerca minuziosa durata anni, riuscì all’inizio degli anni novanta a scovare il responsabile dell’ eccidio. Migliaia di ore a spulciare negli archivi americani, visionando documenti e microfilm di inviati di guerra del New York Times-fino al 1983 coperti dal segreto militare: che lo condussero alla realizzazione di un dossier, inviato nel 1988 alla Procura della Repubblica di S.Maria Capua Vetere. Dal materiale emergevano la responsabilità dei militari tedeschi nell’eccidio ed una parziale identificazione degli autori della strage. Dossier di 55 pagine riguardante principalmente il cosiddetto “Processo di Algeri”, ovvero gli atti di una commissione militare di inchiesta, guidata dal colonnello Wiliam Clarck, che si occupò nel gennaio 1944 della strage. Nel 1994 a S.Maria Capua Vetere un processo platonico, condanna all’ergastolo Emden: nel 1995 la Cassazione tedesca decreta la prescrizione del reato e lascia libero il boia di Caiazzo.
Troppo per i giudici tedeschi, il mezzo secolo trascorso. Oltre al danno, la beffa per i parenti delle sfortunate vittime, cittadini compresi dell’intera comunità. Strage dimenticata, perché prima del gemellaggio con Ochtendung, cittadina tedesca dove risiedeva il responsabile(morto pochi anni fa) della strage di Caiazzo, prima degli scambi culturali, di cortesia, di ospitalità con i cittadini e borgomastri tedeschi- le amministrazioni comunali di Caiazzo- bene avrebbero fatto a ricordare l’eccidio con un degno sacrario, un museo per non dimenticare quel sacrificio umano: da costruire sul luogo della strage, sul Monte Carmignano. Un monumento anche semplice per deporre un fiore: non il fantomatico museo e parco attrezzato sbandierato da amministratori rampanti senza memoria. Gemellaggio nato per far riflettere le nuove generazioni sulla guerra. La dinamica non è mai stata chiarita. Due le ipotesi su cosa avesse fatto scattare quella furia omicida. Tra le quali: l’uccisione di un soldato tedesco da parte dei civili, o il torto di aver indicato agli americani la sede del comando tattico della compagnia tedesca (come recita l’epigrafe dettata nel 1945 da Benedetto Croce)

Giuseppe Sangiovanni