31 agosto 2010

Il sindaco Vincenzo Cappello emana un'ordinanza all'Iacp per far rimuovere tutto l'amianto agli alloggi popolari.


PIEDIMONTE MATESE. L'Ente che gestisce le case popolari ha ora trenta giorni di tempo per rimuovere ethernit e altro materiale pericoloso per la salute umana. Accolte le richieste e le proteste di alcuni residenti. Tubatura di amianto lungo le case popolari del paese. Scatta la protesta dei residenti che temono ripercussioni sulla propria salute. Interviene l’amministrazione comunale che ordina all’Istituto autonono per le case popolari di provvedere alla immediata rimozione delle tubature inquisite. Entro trenta giorni. L’ordinanza emessa dal sindaco Vincenzo Cappello, dovrà essere eseguita entro e non oltre trenta giorni. Termini entro cui l’Iacp dovrà avviare i lavori per rimuove le grondaie e le tubazioni che portano l’acqua dalle grondaie nelle fogne. Se entro trenta giorni l’ordinanza sindacale non sarà eseguita, scatterà la denucia contro i vertici dell’istituto che gestiche le case popolari.La preoccupazione della gente. In molti casi, secondo alcune indiscrezioni raccolte in paese, le condotte di amianto che dal tetto scendono lungo i muri prima di arrivare in strada, sarebbero rotte o comunque deteriorate. I residenti, per questo, temono il rilascio di particelle di amianto che sono note per la loro pericolosità.Le proteste in comune. Nei giorni scorsi molti inquilini delle case popolari si sono recati inc omune per chiedere al sindaco interventi per risolvere il problema. Proteste civili ma circotanziate che hanno convinto l’ammnistrazione comunale a muoversi.Il sopralluogo tecnico. Vigili urbani e tecnici comunali hanno effettuato il necessario sopralluogo per verificare quanto esposto dai residenti delle case popolari. Il riscontro positivo ha indotto poi il primo cittadino ad emettere l’ordinanza che impone all’Iacp di rimuove l’eternit.Il pericolo amianto. Ogni anno l’amianto uccide più di mille persone in tutta Italia. Il picco è atteso nel 2025. Entro quella data, le morti potrebbero arrivare a venti-trenta mila. A causa di gravi malattie ai polmoni, dal mesotelioma, un tumore maligno della pleura, all’asbestosi al carcinoma polmonare.
Da quindici anni la sostanza-killer è stata bandita dal nostro Paese. Come in tutta l’Unione europea, ne è stata vietata la produzione, la commercializzazione e l’importazione (legge 27 marzo 1992, n.257). I dirigenti delle industrie che lo utilizzavano come isolante, in particolare negli impianti petrolchimici e nei cantieri navali, sono finiti sul banco degli imputati per le morti di tanti loro operai. Molti sono stati assolti, perché, secondo la magistratura, ai tempi non erano al corrente della pericolosità dell’amianto. Alcuni di loro, invece, sono stati condannati. Il pericolo principale si chiama eternit (o cemento-amianto). Impiegato massicciamente nelle abitazioni, nei capannoni e nei depositi agricoli, fin dagli anni cinquanta. Soprattutto per le coperture ondulate, le tubature, le grondaie, le cisterne per l’acqua e le canne fumarie. Generaziono sono cresciute a contatto con l’eternit, che, ancor oggi, è presente in vari punti delle città, nelle frazioni e nelle campagne. Sono in cemento-amianto, addirittura, anche alcune strutture di proprietà pubblica. I rischi che derivano dalla presenza dell’eternit sono ampiamente sottovalutati, se non ignorati. In effetti, il materiale è innocuo fin quando viene mantenuto in perfette condizioni. Ma, non appena comincia a usurarsi o sbriciolarsi, libera delle fibre cancerogene, che possono essere facilmente inalate attraverso la respirazione. Anche un’esposizione di breve durata può portare al mesotelioma. E non si può mai avere la certezza di non essere stati contaminati. I tempi entro cui la malattia si sviluppa, infatti, sono molto lunghi e possono arrivare fino a quarant’anni. E’, invece, molto rapido, inferiore a un anno, il sopraggiungere della morte dal momento della scoperta della malattia. E, al momento, non sono state individuate terapie efficaci. Dato che la produzione di eternit è vietata dal 1992, tutti i manufatti hanno almeno quindici anni di età. Essendo esposti costantemente alla pioggia e al vento, la loro erosione è inevitabile. Per non parlare di quelli in stato di totale abbandono, come le tante coperture su cui ormai cresce la vegetazione selvatica.