31 ottobre 2009

No a feste pagane, né a lusso e sfarzo nei cimiteri per ricordare i nostri cari. Sì alla preghiera, alle opere di bene e a raccoglimento.


"No a feste pagane, né a lusso e sfarzo nei cimiteri per ricordare i nostri cari. Sì alla preghiera, alle opere di bene e al raccoglimento", è quanto scrive in una Nota personale alla vigilia dei Santi e antivigilia dei Morti il teologo campano, padre Antonio Rungi. "Ricordare i nostri cari passati a miglior vita - afferma padre Rungi- è pregare per loro, fare del bene a chi ne ha bisogno, vivere nel silenzio e nel raccoglimento queste sante giornate di riflessione e meditazione sul senso della nostra vita e del nostro morire. No alle feste pagane che non si addicono alla nostra cultura e fede cattolica e al vero culto dei morti. Al contrario in molre situazioni la commemorazione dei defunti si sta trasformando in una vera e propria rincorsa a chi fa di più, a chi abbellisce di più e meglio la tomba, la cappella di famiglia e i luoghi ove sono conservate le spoglie dei nostri cari. I nostri defunti hanno bisogno di opere di bene, di carità vera, di suffragi, silenzio, preghiere e soprattutto riconciliazione. Spesso si va sulla tomba degli stessi genitori e fratelli e sorelle non si parlano neppure, sono divisi tra loro. La morte dei propri cari invece di unificare le famiglie spesso le divide per motivi effimeri, economici, di divisione dei beni e delle proprietà. La morte così dei propri cari è occasione di alimentare la divisione nelle famiglie. Quanta soffenza continuano a patire i nostri cari che sono nelle mani di Dio o sono nella condizione di purificazione. Il 2 novembre dovrebbe essere una gionata di riconciliazione nelle nostre famiglie, tra i nostri cari ed amici. In realtà si riduce ad una pura formalità, ad un rito che di religioso vero e profondo conserva ben poco, tanto che la commemorazione dei defunti è occasione in molte parte per trasformate in festa pagana, una memoria cristiana che ancora tanti avvertono nella sua autenticità e soprattutto portata interiore e come occasione per rivedere la loro vita nella prospettiva dell'eternità di Dio". Ed un appello forte a quanti in questi giorni si recheranno a far visita ai propri cari nei tanti cimiteri d'Italia. "No trasformate il camposanto in un teatro, in palcoscenico, in un luogo di incontro qualsiasi, ma rispettate la sacralità del luogo e la santità del luogo, lo stesso termine ci indica dove siamo e per quale motivo veniamo in questo giorno dedicato ai nostri cari. Quindi silenzio, rispetto, discrezione, riservatezza, senza sfarzi e ostentazione di un potere economico che con la morte non ha senso e tantomeno deve essere manifestato in questo giorno di penitenza, lutto e conversione vera al bene, alla giustizia e all'amore che trova la sua sorgente in Cristo, morto e risorto per noi".

Padre Antonio Rungi - teologo morale