27 agosto 2009

IL PROF MARCO FUSCO IN RISPOSTA A “REPORTER 1970”


FONTEGRECA. Il Prof.Marco Fusco (nella foto) ex Presidente del Consiglio Generale della Comunità Montana del Matese è intervenuto in risposta alle critiche mossegli da reporte1970@libero.it.

"Ringrazio il signor “Reporter 1970” perché mi obbliga per l’ennesima volta ad “occupare” i media e, quindi, abusare della gentilezza dei responsabili di questo portale. Ho sempre pensato che anche in politica ognuno abbia il diritto-dovere di pensare con la sua testa e non ho ancora rinunciato alla probità intellettuale che è alla base del mio concetto di libertà.
Signor Reporter 1970, le posso assicurare che le sue affermazioni, condite da interessanti paralleli letterari, sono fuori luogo riferite alla mia persona.
Alcune puntualizzazioni sono doverose. Anche perché sparare nel mucchio è il modo più semplice per condannare tutti e non condannare nessuno. Partiamo dall’istruzione e formazione. Il Parlamento Europeo reputa che l’acquisizione delle abilità di base e delle competenze fondamentali da parte di tutti i giovani e il miglioramento dei livelli d’istruzione, sono cruciali per il raggiungimento degli obiettivi dell’agenda di Lisbona. Anche perché, alla luce dell’attuale crisi economica “l’istruzione e la formazione svolgono un ruolo chiave nello sviluppo delle competenze…come strumento ideale per la ripresa economica e per ridare slancio al mercato del lavoro. Il parlamento Europeo dunque chiede che i programmi scolastici siano ammodernati e migliorati, in modo da rispecchiare le odierne realtà sociali, economiche, culturali e tecniche e da essere strettamente connessi col mondo dell’industria, delle imprese e col mercato del lavoro. Giudica quindi importante che i giovani, già nel corso della loro formazione elementare, superiore e universitaria, siano preparati alla flessibilità nel mercato del lavoro in previsione della sua mutabilità. Anche se l’armonizzazione delle conoscenze con le esigenze del mercato, pur essendo certamente una priorità del sistema d’istruzione, “non ne rappresenta l’obiettivo primo e fondamentale”. Le scuole, infatti, non devono cercare soltanto di migliorare l’occupabilità, ma anche di dare ai giovani “l’opportunità di sviluppare appieno le proprie potenzialità”
La regione Campania, a tutto questo, ha risposto con strumenti innovativi come Scuole Aperte e i Patti Formativi Locali. Nelle mie varie vesti istituzionali ho sempre cercato di riempire di contenuti l’azione consequenziale, propria del ruolo ricoperto. I giovani del Matese hanno la possibilità di attingere a piene mani da questi strumenti. I giovani del nostro territorio vanno rispettati. Oggi i nostri giovani possono implementare il proprio portaolio delle competenze. E essere competitivi nell’era della globalizzazione. Veda signor Reporter 1970 parlare ancora oggi di “posto fisso” significa collocarsi fuori dal mondo. Significa tradire la propria intelligenza e- cosa più grave- quella dei giovani. Ruralia e quanto fatto dal Comitato Eda ce 6 è qualcosa di straordinario che dalle nostre parti non è mai accaduto. Un partenariato ampio che continua a lavorare in silenzio per la crescita del territorio. Occorre avere rispetto per gli oltre 150 giovani che in questo momento, sono impegnati in qualificati percorsi di formazione e nelle aziende per rispondere compiutamente a quanto richiede loro l’Europa. A tutto questo, purtroppo, si contrappone la lentezza della burocrazia e la condizione attuale della regione Campania che non è delle migliori sul piano non solo politico ma soprattutto amministrativo. Ne sanno qualcosa i sindaci, gli operatori scolastici, le imprese. Ecco perché ho detto “commissariate la regione Campania”, anche perché progetti di grande valore sociale alla fine naufragano non per responsabilità di chi li ha promossi e calati sul territorio, ma per i ritardi accumulati dalla Regione. Lifetime, caro Reporter 1970, è caduto sotto i colpi di una burocrazia cieca. Per quanto riguarda, poi, le varie sue opinioni circa i Baif e la Comunità Montana del Matese, beh lasciano il tempo che trovano. I Baif sono un bene prezioso del nostro territorio e il servizio antincendio basato sulle capacità di questi operatori forestali, è il migliore di tutta la regione. Non lo dico io, ma lo dicono gli addetti ai lavori e le statistiche di importanti istituti terzi di valutazione.
L’ultima annotazione: la mia attività mediatica che, a dire del signor Reporter 1970, è per così dire ingombrante. Beh per me senza comunicazione non c’è comunione e senza comunione non c’è sviluppo. Sulle pagine dei giornali locali sono sempre “uscito” a cose fatte e no non certamente per autocelebrazione o per lanciare fumosi programmi. Ad attestare tutto questo, una corposa letteratura cronachistica che posso mettere a sua disposizione dal mio archivio personale. SI va dalle mie battaglie per l’apertura del Sert a Piedimonte Matese( ricorda che il sottoscritto minacciò di andarsi a incatenare davanti alla prefettura ?) alla firma dei piani paesaggistici( ricorda che l’allora ministro Bordon fu costretto ad intervenire e a firmare i piani paesaggistici del Massiccio del Matese in un incontro nella sede della Comunità Montana dopo le mie minacce che servirono per mettere in moto anche l’allora assessore regionale all’urbanistica Marco Di Lello, costretto, in pieno ferragosto, a prendere parte a una animata riunione tra sindaci presso la sala comunale di Fontegreca?) per attuare in pieno la legge Galasso, dalla battaglia per la trasformazione del rapporto di lavoro dei Baif, alle continue denunce per soprusi e mancato rispetto delle leggi in materia ambientale. A settembre- le do un’anteprima- presso il consiglio regionale sarà depositata da alcuni consiglieri regionali, la mia proposta di legge sui piccoli comuni dal titolo.” Incentivi a favore dei piccoli comuni campani atti a contrastarne lo spopolamento”. La terrò informata e gradirei anche la sua presenza.
Mi consenta l’ultima divagazione che riguarda il termine politica. I tanti “volponi” della politica matesina, in tante occasioni di confronto mi hanno accusato di “essere ingenuo”. E’ vero sono un ingenuo e ho capito anche perché, presso i romani, i nati liberi, ossia non schiavi, erano chiamati ingenui. Sono ingenuo perché nato, cresciuto, vissuto da vero uomo libero, libero di pensare, libero di parlare, libero di agire, libero di ripagare il male col bene, libero di dominare col perdono ed il sorriso, il furbo disonesto che ti ha ingannato, libero di guardare in faccia al calunniatore e, magari, costringerlo ad abbassare lo sguardo, libero, in una parola di essere me stesso sempre. Davvero mi sento “ingenuo”. In un mondo di furbi che credono di farla franca sempre e dappertutto, di sapere tutto con saccenteria e spocchia, in un mondo dove i raggiri toccano non solo i rapporti interpersonali, ma anche la sacralità della legge, in un mondo dove sembra che i delinquenti abbiano sempre la meglio, l’ingenuo può far la figura dello “sprovveduto”e del sempliciotto. In realtà fa la figura dell’uomo sano che, senza complessi di superiorità e senza darlo a divedere, passa sopra il fango limaccioso che le strade mondane offrono, senza nemmeno sporcarsi la punta dei piedi. Questo è l’uomo “ingenuo”, è proprio per questo egli ha l’autorevolezza- si noti non autorità- di dire pane a pane vino a vino, di esprimere, senza paura e senza dismissioni d’animo, i suoi pensieri anche se sconcertanti e, purtroppo, insopportabili per la maggioranza dei cosiddetti progrediti. Io sono e voglio essere “ingenuo”. È il miglior complimento che ho ricevuto in politica.
Signor Reporter 1970, le sembrerà strano, ma non ho mai avuto una tessera di partito…


C.S.