07 agosto 2009

DOVE C’E’ GIGIONE, NON C’E’ PROBLEMA!


CASTEL CAMPAGNANO. In occasione del concerto di Castel Campagnano, dietro le quinte abbiamo incontrato e intervistato il mitico Gigione, i figli, Jo Donatello e Menayt (nella foto). Il cantante napoletano non amato e stroncato dai critici, considerato trash e kitsch, richiama ai suoi concerti migliaia di fans in delirio, che trasformano le sue canzoni in veri e propri inni.


Come nasce Gigione?
Erano gli anni Sessanta, ispirandomi al mio idolo Otis Redding mi cimentavo con il rhythm and blues; poi seguirono anni di serate in discoteca con musica dance e centinaia di matrimoni dove cantavo per poche migliaia di lire. Alla fine degli anni Settanta incisi il mio primo Lp, “I due volti di Gigione”, mi sposai, ebbi tre meravigliosi figli e a metà degli anni Ottanta pubblicai l’album “Acqua e sapone” – che mi fece conoscere come cantautore al grande pubblico del Centro-Sud Italia. Qualche anno più tardi raggiunsi l’apice della popolarità con il brano “La campagnola a modo mio”, un motivo spensierato e un pò malizioso apprezzato e famoso in tutta Italia.

E si fece apprezzare pure all’estero?
Nei primi anni Novanta intrapresi il mio primo tour negli Stati Uniti dove gli americani mi chiamavano “Mister Campagnola”. Il successo mi condusse ad esibirmi al Mary Griffin’s Resorts di Atlantic City e la popolarità venne definitivamente consacrata dopo la partecipazione a due “Festival di Napoli” trasmessi dall’emittente nazionale Rai Tre, ad uno dei quali mi classificai al secondo posto.


Riprese vecchi successi trasformandoli in cover?
Sfruttando la grande musicalità della lingua partenopea, tradussi in napoletano verace le canzoni di successo di alcune star internazionali come Madonna, i Beatles o James Brown: aggiunsi all’orecchiabilità di canzoni famose un testo napoletano e questa formula fece(e fa) impazzire il pubblico delle feste di piazza, delle sagre paesane, le mie canzoni spopolano nelle radio e nelle televisioni .


L’inizio era stato difficile?
Avevo iniziato da giovanissimo con una band improvvisata e successivamente, trascinato da una passione impetuosa per la musica e da una voglia fortissima di esprimermi attraverso le canzoni, misi insieme un piccolo complesso, i “Gigione Marines”, dove oltre a cantare suonavo anche il basso. In estate ci esibivano sulla costiera amalfitana e nelle isole piene di turisti. Visto i magri compensi che ricevevano, non avevamo neanche i soldi per pagarci un hotel e al termine degli spettacoli dormivamo in spiaggia, sotto le stelle.


Anche la tv si accorse del fenomeno Gigione
Con il successo arrivarono numerosissimi inviti a partecipare a trasmissioni televisive: più volte ospitato al “Maurizio Costanzo Show”, Raiuno, Raidue, Raitre- e persino tv straniere. La mia agenda divenne fitta di date di concerti dal vivo dove venivano ad applaudirmi e a cantare insieme a me decine e decine di migliaia di fans di tutte le età, in prevalenza giovani. Ma con gli anni ho conquistato- con Jo Donatello e Menayt, i miei figli, altre fette di pubblico. Dai 4 anni, ai novanta. Un pubblico variegato.

Il segreto del suo successo?

Canto con genuinità e semplicità l’amore, l’allegria e il divertimento al ritmo di una musica travolgente e giocosa, un mix di versi da balera e inni di gioia e simpatia, ma scrivo ed interpreto anche canzoni di denuncia sociale e a sfondo religioso. Grande devoto di Padre Pio, scrissi una canzone a lui dedicata- e nel ’97 mi esibii in un notevole e toccante concerto a Pietrelcina. L’entusiasmo del pubblico rinvigorì ulteriormente la mia fede cristiana e mi spinse a scrivere altre canzoni tematiche come “Caro Papa”, “Madonna dai riccioli d’oro”, “Madonna di Pompei”, “Santa Rita” e tanti altri brani di grande successo fino alla celebrazione del più fulgido esempio di santità cristiana di tutti i tempi con la canzone “San Francesco d’Assisi”.


Cos’è per lei la famiglia?
Tutto. La cosa più importante per me. Devo tutto a loro. Ho espresso il mio viscerale attaccamento ai figli attraverso canzoni come la struggente “Lauretta”, dedicata ad una delle mie figlie, e “Cantiamo insieme”, la canzone in cui racconto con orgoglio la scelta di mio figlio di seguire le mie orme e con cui chiudiamo sempre i nostri concerti.

Una famiglia di artisti, la sua, una Premiata Ditta?
Ringraziando il cielo, ho tre splendidi figli- che mi stanno dando grandi soddisfazioni.
Jo Donatello e Menayt stanno andando alla grande. Sono giovani, bravi e belli. Acclamati in tutti i concerti. E questo per me è motivo di grande soddisfazione.


Jo Donatello, come ha cominciato la sua bella avventura nel mondo dello spettacolo?
Ho respirato aria di musica sin dai primi anni di vita. Fin dall’infanzia le note musicali hanno fatto palpitare il mio cuore,la musica viveva dentro di me, la sentivo nel corpo, penetrava nelle ossa e si incideva dolcemente sull’anima. Era la musica di mio padre Gigione, un piccolo, grande uomo, dotato di grande vitalità ed energica passione. Avevo dieci anni quando ho iniziato a cantare. L’emozione di cantare e potermi esprimere attraverso la musica ha da sempre elevato il mio spirito appagando l’animo di piacere e soddisfazione. Da bambino ho studiato la batteria per due anni e quando iniziai a suonare le percussioni nei concerti di mio padre, sentii il cuore infiammarsi e la musica cominciò a vivere dentro di me. Ho fatto poi il corista, e dopo qualche anno ho esordito come solista, incidendo canzoni che mi hanno portato tanta fortuna.

Il suo primo disco?
Il mio primo singolo, la canzone “Brutta” tradotta in napoletano, ebbe un notevole successo così cominciai a scrivere canzoni che cantavo nei concerti insieme a mio padre ed in breve tempo realizzai il mio primo Lp. Esse trattavano di amori e turbamenti adolescenziali, di sentimenti forti e genuini, delle passioni dei giovani e delle loro tensioni emotive.Nel ’96, a diciotto anni, ho inciso il mio primo cd, “Pronto amore”, che ha avuto un enorme riscontro da parte del pubblico di tutta la penisola italiana, e successivamente ho vinto il disco d’oro con “Cuore innamorato”, che ha superato le cinquantamila copie vendute. Da allora ho ampliato il mio repertorio di canzoni romantiche con testi eterogenei e musica dance, motivi spumeggianti e briosi come “Il gelatino”, “Ho bisogno di te”, “Con tutta l’anima”, “Zuccherina”, “La figlia di zi Concetta” e tanti altri brani di grande successo, tutti all’insegna dell’allegria e della semplicità, caratteristiche vincenti che ho ereditato da mio padre con il quale continuo ad esibirmi nei concerti, ogni volta con rinnovato entusiasmo e profonda gratitudine.

Menayt(giovane studentessa universitaria), buon sangue non mente, anche lei ha cominciato come Donatello, ottenendo poi grande riscontr tra il giovane pubblico?
Vero. Anche io ho deciso di seguire le orme di papà. E’ stato lui a trasmettermi , la sfrenata passione per la musica e l’immensa gioia di poter comunicare le proprie emozioni attraverso il canto. Pure io ho iniziato come corista nei nostri concerti e ancora oggi, nonostante stia avendo successo come solista, continuo a partecipare alle serate(ndr.della Premiata Ditta Gigione) consolidando il legame della famiglia che continua ad essere unita da un’indissolubile tradizione fami are per la musica.

Giuseppe Sangiovanni