17 maggio 2008

L’ULTIMO SALUTO DEI PIEDIMONTESI E DEL PRESIDENTE DELLA COMUNITA’ MONTANA PEPE A FULVIO CAPPELLO.


Piedimonte Matese. Una folla commossa e silenziosa ha invaso il santuario dell’Annunziata, dove si venera l’Immacolata, dalle prime ore del mattino per dare l’estremo saluto ad Dott. Fulvio Cappello, padre del Sindaco di Piedimonte Matese Vincenzo Cappello. Il quartiere Vallata dove è posta la chiesa dell’Annunziata è stato praticamente “blindato” da un servizio d’ordine impeccabile che ha visto la sinergia tra il Corpo di Polizia Muncipale e i volontari della Protezione Civile con quelli della Cooperativa Parcheggiatori “Minerva” che si sono prodigati per limitare il traffico nella via di accesso alla Chiesa, per evitare ingorghi e rendendere le zone di parcheggio facilmente accessibili. Molti i politici e gli amici accorsi per portare il loro cordoglio alla famiglia Cappello, Piedimonte Matese per tutta la mattinata è stato un continuo movimento di auto blu’ e auto delle forze dell’ordine. La chiesa di A.G.P. era talmente stracolma che molte persone si sono dovute sistemare sul sagrato e nella piazza antistante. Durante la celebrazione Il Parroco Don Emilio Salvatore ha letto il saluto, che riportiamo integralmente qui di seguito, del Presidente della Comunità Montana del Matese Fabrizio Pepe (nella foto) assente perché chiamato ad un impegno inderogabile.

"Carissimo Fulvio, sebbene chiamato ad un impegno inderogabile non potevo far mancare, come amico e come rappresentante dell’Ente, che mi onoro presiedere, l’espressione della mia vicinanza e della mia sentita partecipazione. Non posso, infatti, esimermi dal pronunciare almeno due sentimenti: - il primo è, certamente, il profondo rammarico e la desolante tristezza per non essere presente al tuo rito funebre, per cui sono costretto ad affidare all’amabilità del nostro Reverendissimo Parroco, Don Emilio Salvatore, il compito di leggere questi pochi righi; - il secondo è la sincera emozione, che assume i toni dell’angoscia, nel dover salutare, cercando di evitare la naturale enfasi della circostanza, un protagonista della vita sociale e politica del nostro territorio che ha saputo dare dignità a questa Comunità che, in maniera forte e poderosa, avverte il peso del distacco. Certo, le parole non potranno restituirti all’affetto dei tuoi cari, all’amore discreto e costantemente vivo della tua amata Maria, insostituibile compagna della tua esistenza, all’amore dei tuoi figli Piero, Ugo e Vincenzo con le rispettive consorti e prole, per i quali sei stato fulgido esempio di vita, all’affetto dei tuoi fratelli Dante, Ezio, Iole e Gina, per non tralasciare i parenti tutti e la foltissima schiera di amici che, nel conoscerti, hanno subito apprezzato soprattutto la tua integrità morale ed onestà intellettuale. Eppure le parole, quando escono direttamente dal cuore, servono a darci la forza di poter testimoniare con certezza che la tua esistenza non è passata invano, ma lascia il segno di una vita vissuta con consapevole convinzione che prima di ogni cosa all’uomo è chiesto di compiere il proprio dovere in qualsiasi circostanza od evento anche quando costa sacrificio. Si, ci hai insegnato, attraverso la tua laboriosa e poliedrica attività sia di Segretario Comunale, sia di Presidente del Comitato Regionale di Controllo, sia di Revisore dei Conti o di benemerito ed indimenticato Presidente del Consiglio di Amministrazione del nostro Ente Ospedaliero, che la vita è essenzialmente dedizione verso il prossimo e soprattutto per quelle realtà sociali che presentano elementi di maggiore debolezza o di disagio. Grazie, Fulvio, per il bene che ci hai voluto e continuerai a volercene dal mondo della verità assoluta; grazie per l’insegnamento che hai dato a me quando, con affetto paterno, mi hai sostenuto nel corso della prima esperienza di amministratore pubblico ed indicasti la necessità per cui il Comune doveva cessare di essere “palazzo” ed essere invece luogo di ascolto, soggetto di sintesi dei bisogni e degli interessi della cultura e dei valori che formano le ricchezze complessive della nostra moderna società; grazie, perché continui a dirci che la Democrazia, come la intendevi tu che in politica non eri certo l’ultimo arrivato, è partecipazione e confronto, mai scontro, conflitto senza regole, senza direttive e logiche, conflitto per sé; con il tuo esempio, difatti, ci hai insegnato che bisogna trattare sempre, che anche nei momenti in cui il conflitto e persino lo scontro si fa più duro e radicato bisogna tener aperto un livello di trattativa, di dialogo, di ricerca intelligente, paziente e persino testarda del punto di incontro, sino alla fine, senza mai arrendersi o rassegnarsi alla incomunicabilità o alla rottura. A noi dunque rimane indelebilmente impresso l’esempio di quella capacità di confronto, di dialogo, di cercare una sintesi che possa fornire alla gente del nostro tempo, di grandi mutamenti, la mappa per attraversare il presente, verso un futuro meno incerto e più giusto. Per questo futuro che ci attende e nel quale tu continuerai ad essere presente, siamo chiamati a difendere, non con la retorica astratta, ma con il coraggio delle azioni e della responsabilità, l’istituzione dal "valore umano", tuo punto di forza per affrontare le difficoltà e le complesse problematiche della vita sociale. E’ questo, credo, il segno straordinario della tua personalità e del tuo carisma, dell’impronta lasciata dalla tua esperienza umana, politica ed intellettuale. Per questo desidero esprimere oggi, proprio nella Casa del Padre ed al cospetto del Risorto, la volontà di ricordare, insieme alla famiglia ed agli amici tutti, con un omaggio sincero, l’uomo FULVIO che ha saputo conquistare rispetto e stima non solo da parte dei suoi compagni ed amici, ma anche da parte di molti avversari. Un uomo, soprattutto, che ha avuto e continua ad avere l’affetto sincero di una folla incredibile di moltissimi cittadini di ogni condizione sociale. Grazie, Fulvio per tutto quello che ci hai donato senza mai nulla chiedere e perché sappiamo che continuerai ad esserci vicino. Abbracciando le persone a te più care, sono certo di rivederci un giorno in un mondo più sereno e migliore anche perché, come ci ha insegnato Sant’Agostino, “tu non sei né spento né lontano, ma vicino a noi, felice e trasformato, senza aver perduto la bontà e la delicatezza del tuo cuore”. Grazie."


Pietro Rossi