CASERTA - “La
bozza sull'autonomia differenziata annunciata dalla ministra Gelmini costringe
il mezzogiorno, per l’ennesima volta, ad una necessaria e urgente battaglia di
resistenza. È storia antica. Ma il federalismo iniquo e penalizzante per le
aree più fragili del Paese, che viene sostenuto in questa bozza, lacera ciò che
resta dell’unità nazionale ed è lontano anni luce da quei valori di solidarietà
e coesione posti alla base della Costituzione dai nostri padri costituenti”. Lo dichiara Camilla Sgambato (nella
foto), componente della direzione nazionale del Pd. “Infatti, la bozza fa un ulteriore passo
indietro nel momento in cui non pone la definizione dei livelli essenziali
delle prestazioni (Lep) come condizione necessaria per devolvere maggiore
autonomia alle regioni richiedenti. Accelerare sull’autonomia differenziata
senza prima determinare i Lep, infatti, è il grande inganno, neanche tanto
mascherato, contro cui la mobilitazione di tutti deve diventare un dovere
civile. Bene hanno fatto il presidente
De Luca, il direttore della SVIMEZ Bianchi, il sindaco Manfredi, i sindacati e
tantissimi esponenti di rilievo del mezzogiorno e non solo, ad alzare la
voce. In realtà i Lep sono stati
stabiliti, per indicazione europea, per asili nido, trasporto scolastico degli
studenti con disabilità e assistenti sociali. È già un primo passo, ma troppo
piccolo per essere determinante. Le diseguaglianze sociali e territoriali
richiedono ben altro. Il covid ci ha messo in guardia dai rischi che corriamo
ad avere 20 sistemi sanitari diversi. Proseguiamo dunque anche per asset
strategici come le autostrade, le ferrovie, i porti, gli aeroporti? Che ne sarà
della scuola, dell’istruzione, dell’Università?”, si chiede l’ex responsabile
nazionale Scuola dei democratici. “Il presidente Bonaccini, che pure spinge per
una maggiore autonomia, dichiara che l’istruzione va assolutamente esclusa
dalla riforma, a differenza di quanto chiedono i presidenti delle regioni del
nord. E dunque bisogna vigilare attentamente perché la più grande
infrastruttura sociale su cui si fonda l’unità del Paese non venga coinvolta in
questo disegno non condivisibile sotto ogni punto di vista. Del resto, anche
nel metodo, la bozza Gelmini esautora il Parlamento, prevedendo soltanto un
parere, peraltro non vincolante, della commissione bicamerale per le questioni
regionali, mentre le scelte su temi così rilevanti come le funzioni da
trasferire, con i relativi finanziamenti, restano oggetto di trattativa tra
governo e singola regione. Dopo di che, il Parlamento vota senza possibilità di
modificare il testo. I costituzionalisti hanno di che discutere circa i profili
di incostituzionalità di un procedimento del genere. Certo noi non possiamo
arrenderci di fronte a chi, in tutta fretta, tenta di vanificare le politiche
nazionali di coesione necessarie per ridurre i divari territoriali, che sono la
ragione su cui si fondano le risorse del Pnrr, nella convinzione che la
crescita del Paese sarà possibile soltanto se NORD e SUD cammineranno insieme”,
conclude Sgambato (Pd).
Pietro
Rossi