09 gennaio 2020

Le speranze della “Terra dei fuochi” raccontate in una storia d’impegno, di amore e di bellezza.



CASERTA - Una storia d’impegno, di amore e di bellezza raccontata in un post da Paolo Marrone, noto per i Sonacore e la Festa del Pesce a Positano in Costiera amalfitana, ma conosciuto anche per la sua cultura e sensibilità, accende le speranze di un mondo migliore anche per la “Terra dei Fuochi”. “C’era una area fortemente avvelenata, racconta Marrone, a San Giuseppiello, Giugliano in Campania, terra dei fuochi. Poi c’era un progetto di bonifica, come tanti altri, tanti milioni di euro, denaro, devastazione, distruzione su distruzione che avrebbe arricchito solo la camorra. Sappiamo che è così che funziona, la camorra inquina, la camorra si occupa delle bonifiche. Invece è successo che il commissario alle bonifiche ed un gruppo di studiosi della facoltà di agraria dell’Università di Napoli, coordinato dal prof. Massimo Fagnano (nella foto) hanno realizzato un progetto differente, improntato all’attenzione ed alla cura della terra. E così nei terreni sequestrati ai clan, dov’erano stati sotterrati veleni e rifiuti industriali è stata attivata un’opera di recupero totalmente affidata alla tecnologia ed alla Natura. Un intervento alternativo, pulito, a basso costo: sono stati piantati 20.000 pioppi, le cui radici stanno assorbendo i metalli pesanti in profondità. Il terreno è stato cosparso di compost arricchito con batteri capaci di metabolizzare gli idrocarburi. Il tutto è costato “solo” 900.000 euro rispetto ai molti milioni di euro che prevedeva il progetto iniziale. In questi anni gli alberi sono diventati un bel bosco, sono ritornati gli animali selvatici e gli uccelli, arrivano gli alunni delle scuole, le macchine monitorano la diminuzione dei veleni, un vero miracolo. Eppure l’area non è stata affidata, il commissario da qualche settimana è in pensione e la Regione Campania non ha ancora individuato né il successore né un organismo a cui affidare il bene bonificato. Intanto da qualche mese è già cominciata la devastazione degli uffici e delle apparecchiature. Un modello virtuoso, efficace ed efficiente, una sperimentazione ecosostenibile, un esempio di legalità che si potrebbe replicare nelle mille terre avvelenate del nostro Paese rischia di essere dimenticato e, fatto gravissimo, di essere distrutto e le persone che vi hanno lavorato lasciate sole ed esposte. Persone che hanno avuto il coraggio di intraprendere percorsi differenti, di non utilizzare denaro pubblico per opere costose ed inutili, di occuparsi della nostra terra con cura per recuperare natura e bellezza. Vorrei portare a conoscenza i grandi movimenti ambientalisti italiani di questa storia. Non vorrei apparire troppo esigente se affermo che se ne dovrebbe occupare la Politica, Libera, la Magistratura, le Associazioni, Cittadinanza Attiva, i Giornalisti sensibili ed attenti al tema e che non si lasciasse solo chi ha provato a costruire un modello di risanamento della nostra terra in maniera seria, attenta e naturale, mettendosi anche contro il grande potere della camorra”.  Il progetto sperimentale richiamato da Paolo Marrone è il “Programma di riqualificazione funzionale dell’area di Sangiuseppiello mediante applicazione e validazione del protocollo Life-Ecoremed”. Praticamente si tratta di un intervento di ripristino al normale uso agricolo del podere "San Giuseppiello" basato sugli approcci messi a punto nell'ambito del progetto LIFE ECOREMED, promosso dal CIRAM dell’Università di Napoli "Federico II", ed in coerenza con le disposizioni della legge n. 6 del 6 febbraio 2014 "Disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali e a favorire lo sviluppo delle aree interessate", e con il Modello scientifico di riferimento messo a punto dal Gruppo di Lavoro nazionale. In estrema sintesi, le attività del programma sono consistite nell’espianto del frutteto esistente sostituito da un impianto inerbito di pioppi ad elevata densità, con gli obiettivi di assicurare un presidio agricolo attivo, che precluda al momento la coltivazione di specie alimentari, ma soprattutto il pascolo, o altre attività improprie, illecite, o che comportino un aggravio del livello di rischio per i consumatori e di valorizzare la capacità delle piante impiegate di promuovere, in associazione con la microflora del suolo, la più rapida degradazione dei contaminanti organici presenti (idrocarburi pesanti), e di estrarre la frazione biodisponibile di cromo, evitando nel contempo il sollevamento delle polveri, contribuendo così ad una complessiva riduzione del livello di rischio. Nel tempo sono stati monitorati i processi di fitorisanamento, consentendo così di definire un protocollo operativo che potrà essere impiegato a scala territoriale per il risanamento dei suoli agricoli contaminati della piana campana, così come previsto dal progetto LIFE ECOREMED, e in coerenza con il modello scientifico di riferimento messo a punto dal Gruppo di lavoro nazionale nell'ambito delle attività previste dalla legge 2/2004 per approfondire la caratterizzazione del sito. La realizzazione dell'impianto di fitorisanamento è stata preceduta da un’attività di caratterizzazione di dettaglio propedeutica ai successivi interventi di risanamento. E' importante sottolineare, sulla scorta di quanto evidenziato nel rapporto sulle attività di caratterizzazione del podere "S. Giuseppiello", come l'intervento di riqualificazione funzionale individuato sia caratterizzato da costi realizzativi di gran lunga più contenuti rispetto ad altre soluzioni tecniche tradizionali prospettabili e validate, già rispetto alle attività di sola "Messa in Sicurezza". Le diverse forme di coinvolgimento attivo e di partecipazione pubblica hanno determinato la creazione di un clima di cooperazione e collaborazione istituzionale tra i soggetti pubblici e privati, necessario per l’impiego del protocollo e l’attuazione degli interventi. Per gli aspetti fortemente innovativi rispetto agli approcci tradizionalmente impiegati per la caratterizzazione e la bonifica/messa in sicurezza dei siti contaminati, e per la cospicua attività di divulgazione e partecipazione che hanno accompagnato l’applicazione del protocollo ECOREMED e che si sono rivelati estremamente utili per informare correttamente tutti gli stakeholders - dal mondo agricolo all’associazionismo, dal mondo della scuola agli amministratori pubblici - l’esperienza concreta condotta dal progetto ECOREMED è stata premiata dalla Commissione Europea che ha voluto nel 2018 assegnare al progetto il premio di “Best of the Best” LIFE Environment project.

Pietro Rossi