06 novembre 2013

La SALVAGUARDIA del CREATO


Mons. Raffaele Nogaro

Lo sviluppo della scienza e della tecnologia ha recato a noi uomini e al nostro cosmo incontestabili benefici, ma ha procurato anche effetti devastanti sulla natura: inquinamento dell’aria. dell’acqua e della terra, aumento dell’effetto serra, deterioramento dei grandi ecosistemi, estinzione di diverse specie viventi, scioglimento accelerato dei ghiacciai ai poli. Sul nostro territorio la provocazione ecologica è data da mucchi di spazzatura che sono ammassati dovunque. Mai come oggi, riesce palpitante e drammatica la rivelazione della “lettera ai Romani”; “la creazione attende con impazienza la manifestazione dei figli di Dio; essa è sottomessa alla caducità e nutre la speranza di essere essa pure liberata dalla schiavitù della corruzione” (Rom.8,19-21). E’ necessario quindi che la nostra coscienza operi una conversione ecologica. L’impegno è quello di promuovere una visione integrale del mondo. C’è una visione materialistica del creato che considera la terra solo come materia, come un insieme di oggetti il cui valore è misurato in termini di utilità, e quindi di sfruttamento. E’ un mondo quasi in competizione con l’uomo, e di esso si può abusare a piacimento. Gli elementi di questa visione cosmologica soggiacciono al modello industriale della società. C’è una visione radicalmente antropocentrica, che dà valore soltanto a ciò che è umano e a ciò che immediatamente serve agli uomini. Si ritiene che solo l’umanità è ad immagine e somiglianza di Dio. L’umanità viene considerata al di sopra del resto della creazione e adopera la stessa in modo incondizionato. Ma c’è anche una visione biocentrica, che contempla la persona umana parte integrante della creazione. E’ l’uomo in relazione con tutte le altre creature, che ha un rapporto di rispetto e di responsabilità verso tutto e verso tutti. Ci si rende conto che l’umanità non può salvarsi isolatamente rispetto alla comunità degli esseri animati e inanimati. La terra non è più lo sfondo, ma il contesto. Con essa si vive, con essa si cresce, con essa ci si salva. In questa prospettiva, ciascuno di noi è responsabile dei propri comportamenti nei confronti dell’ambiente. Convertirsi è ritrovare il senso della misura. E’ adottare il nostro modo di vita alle risorse planetarie disponibili. Un pianeta limitato non può rispondere a bisogni illimitati. Poiché, l’iperconsumo e lo spreco sono diventati uno stile di vita, una conversione implica la liberazione collettiva dell’ossessione di possedere e di consumare. La volontà di costruire una gioiosa alleanza con il proprio ambiente, ci permette di ottenere un supplemento di umanità, in continuo progresso. Oggi, la questione cruciale dell’ambiente ci deve affratellare gli uni agli altri, come mai prima. L’egoismo non è più soltanto immorale, diventa suicida. L’unica scelta ormai è una nuova solidarietà, sostenuta da nuove forme di condivisione. Attuale e stimolante potrebbe essere la prospettiva francescana della vita. Giovanni Paolo II, nel 1979, ha nominato Francesco il patrono dell’ecologia. Il richiamo universale di Francesco sta nella sua semplicità di cuore, nella sua dedizione alla sequela di Cristo, nel suo amore per i poveri, e nella sua fratellanza con tutte le creature. Francesco ama appassionatamente la creazione come fratello e amico di ogni realtà creata.  Gode del sole, contempla le stelle, danza col vento, arde di vitalità col fuoco, narra la meraviglia dell’acqua, ama la terra. La creazione tutta diventa la parola entusiasta del suo “cantico”: “Laudate sie mi’ Signore, cum tucte le tue creature”.
Raffaele Nogaro