16 marzo 2013

IL PRESIDENTE DELL’AIDO CAMPANIA RINGRAZIA LA FAMIGLIA OCCHIBOVE PER LA DONAZIONE DEGLI ORGANI DEL GIOVANE FIGLIO MORTO.


Guglielmo Venditti

San Potito Sannitico. Ogni volta che la vita vince sulla morte, siamo in presenza di una notizia che non può essere taciuta ma che, al contrario, va amplificata con ogni mezzo. Bisogna dare enfasi al gesto che rende possibile una notizia come questa: la donazione degli organi.  In un momento di dolore profondo, violento, devastante che colpisce una famiglia, il papà e la mamma di Elìa Occhibove, di San Potito Sannitico, hanno trovato la forza d'animo e la serenità di dire un grande “sì” alla vita.  Elìa era un bel ragazzo di 18 anni che, nel pieno della gioia della giovane età, si impegnava con profitto a scuola, nello sport e in tante altre passioni e interessi.  I suoi genitori hanno voluto donare la vita del loro figliolo a qualcuno che non conosceranno o incontreranno mai ma che, adesso, vede premiata la speranza di poter rinascere. Guglielmo Venditti, Presidente dell'AIDO Campania e del Gruppo Comunale AIDO "Liberato Venditti" di Piedimonte Matese, ha espresso la sentita partecipazione al dolore che ha colpito la famiglia Occhibove, ed ha ringraziato per l'altissimo gesto di solidarietà umana e cristiana che hanno compiuto. Non è vero, ha ribadito Guglielmo Venditti, che la società oggi è egoista, sorda ai bisogni dei più deboli, vinta dalla crisi che la attanaglia: il gesto di amore compiuto dalla famiglia Occhibove ci indica che l'animo umano conserva un profondo senso di fratellanza e disponibilità verso il prossimo, occorre solo fare emergere questi sentimenti, senza paura, per vincere il senso di solitudine e di smarrimento. Consentitemi di dire un grazie convinto e sincero anche alla dottoressa Anna Fabrizio, anestesista rianimatore e coordinatore per i trapianti dell'Ospedale Sant'Anna e San Sebastiano di Caserta, dove è avvenuto il prelievo degli organi. Il suo lavoro è importantissimo e silenzioso, professionale nel coordinamento del percorso che accompagna alla donazione, autenticamente umano nella costante vicinanza alla famiglia del donatore, in un momento in cui si condividono paura, disperazione, smarrimento, ma si decide ugualmente di vincere con la vita il dramma e il dolore.
Pietro Rossi