27 gennaio 2012

Pepe, marcia indietro del governo sui bioshoppers.

Roma. “Il decreto pubblicato ieri sulla Gazzetta ufficiale è la dimostrazione che le nostre preoccupazioni sull’inopportunità di provvedimenti sulla cosiddetta 'chimica verde' nella produzione dei sacchetti per la spesa, erano fondate. Bene hanno fatto i ministri Corrado Clini e Corrado Passera a non ascoltare le sirene di ambientalisti e politici interessati a risolvere realtà occupazionali locali a discapito di 23mila posti di lavoro sparsi in tutta Italia”. Lo dichiara Vincenzo Pepe, presidente nazionale di Fareambiente. “Il fatto che il consiglio dei ministri – continua Pepe - abbia varato un decreto nel quale viene deciso  di avviare in tutta urgenza la predisposizione di un decreto interministeriale che regolamenti il settore della produzione dei bioshoppers tenendo conto delle normative europee,  indica che tanto il ministro dell’ambiente quanto quello  dello sviluppo economico,  intendono affrontare la materia dal punto di vista tecnico e non sull’onda di sbandierate tutele dell’ambiente”. “La scelta prudente del governo, che raffredda  gli entusiastici proclami di interessati parlamentari umbri, dà un respiro di sollievo alle 2400 aziende italiane della produzione dei sacchetti biodegradabili che impiegano 23mila addetti, perché attraverso un rigoroso rispetto delle normative europee, il decreto interministeriale non potrà di fatto spianare la strada alla creazione di un monopolio di produzione, perché in contrasto con il principio della libera circolazione delle merci imposto dall’Europa”. “L’introduzione del tassativo rispetto della norma tecnica 13432 non giuridicamente vincolante come falsamente sostenuto infatti, consentirebbe a una sola azienda italiana la Novamont, che vede come azionista di riferimento Mater Bi spa a sua volta partecipata da Banca Intesa SanPaolo, di produrre i sacchetti da asporto, creando da un lato gravissime conseguenze in termini di relazioni tra il nostro paese e l’Europa con prevedibili, sanzioni, visto che tra l’altro pende già un’infrazione comunitaria dovuta proprio al via libera unilaterale italiano ai bioshoppers, e dall’altro drammatici risvolti occupazionali con la perdita del lavoro di oltre 36mila addetti. Il fatto che oggi questa famigerata norma tecnica non è affatto indicata o  prescritta come vincolante è dunque positivo. Abbiamo già chiesto alle commissioni parlamentari italiane di valutare nella maniera più appropriata la vicenda e stiamo predisponendo inoltre un dossier che smentisce tutte le bugie interessate su fantomatiche esigenze di tutela dell’ambiente a uso del costituendo monopolio, dossier che provvederemo a inoltrare ai ministeri italiani unitamente ai competenti uffici europei”. “Dovendo il decreto interministeriale ricevere il preventivo avallo dell’Europa, che non potrà arrivare per una serie di motivazioni tecniche, ci stiamo attivando per confrontarci in sede Europea e smascherare il tentativo di imporre un monopolio in Italia, indipendentemente dal fatto che un decreto interministeriale è comunque sempre, autonomamente e immediatamente impugnabile”.

 

c.s.