11 agosto 2010

Un posto al sole per Giuseppe Sangiovanni


Caserta- Si parla di una storia di vivibilità, burocrazia, disagio e spreco di denaro pubblico in tv che riguarda le province di Caserta, Avellino, Benevento e anche fuori regione? Dietro c’è sempre lui, Giuseppe Sangiovanni, giornalista freelance casertano- che da anni con “ritmo ossessivo” scova news per conto di giornali e tv nazionali. Circa 100 le storie collocate in trasmissioni Rai e Mediaset, casi sbarcati a “I Fatti Vostri”, trasmissione di Raidue; a “Striscia la Notizia”(Canale 5); a “Domenica In”(Raiuno); Mi Manda Rai Tre(Raitre), nella trasmissione di Oliviero Beha “La Radio a Colori”(Rairadiouno e Rairadiodue), nella veste di inviato; “Maurizio Costanzo Show” -Tutte le Mattine- Corti di Cronaca-Buona Domenica(Canale 5)-Festa Italiana(Raiuno)-Cominciamo Bene(RaiTre)-Secondo Voi(Canale 5-Rete 4-Italiauno)- Studio Aperto tg di Italia Uno- Italia allo Specchio(Raidue)- Uno Mattina- Uno Mattina Estate(RaiUno). I suoi pezzi pubblicati su diffusi e noti settimanali nazionali come: Il Venerdì di Repubblica, Gente, Vero, Vivo, Famiglia Cristiana, Donna Più, Cronaca Vera); sulle pagine dei quotidiani: Libero, Il Mattino, Il Giornale Del Sud, Il Corriere del Mezzogiorno. Ultimissimo colpaccio, in ordine di tempo, tre reportage pubblicati(con richiamo in copertina) nella prima settimana di agosto sulle pagine patinate di tre settimanali nazionali, in vendita in Italia e all’estero. Personaggio schivo, timido e riservato ( grave difetto, per chi opera nel pianeta della comunicazione), Sangiovanni pratica un giornalismo di servizio, d’assalto, a volte troppo sanguigno- determinato dall’elemento indigeno, tipico degli abitanti del Medio Alto Casertano: un giornalismo che mira a sensibilizzare le istituzioni, a dare voce ai più deboli- un giornalismo ricco di denunce, inchieste su sperperi di danaro pubblico, un giornalismo libero, senza padroni, senza tessere. “Faccio con grande passione il freelance- sottolinea Sangiovanni- non a caso posso fare liberamente questo bellissimo “mestiere”, sognato fin da bambino. Mi diverto lavorando. Non lavoro in redazione, la mia è una scrivania volante- che porto con me come un fucile da caccia. Vado, guardo e racconto cose che mi colpiscono(che il cittadino spesso non vede), in nome e per conto del lettore-telespettatore- amplificandole con gli strumenti a mia disposizione. Prediligo dare voce ai più deboli, a chi voce non ha- storie spessissimo risolte dopo il passaggio televisivo. Potenza del tubo catodico! Risolvere i problemi della gente, con giornali, radio e televisione, rappresenta però una sconfitta per la società, per i cittadini, per lo stesso pianeta comunicazione. E’ vergognoso per tutti far risolvere i problemi ad un pupazzo rosso(ndr. Gabibbo). Mi ritengo fortunato- la mia aspirazione era collaborare con i media nazionali, i giornali, il tubo catodico da piccolo mi hanno affascinato: oggi entrare in Via Teulada(da otto anni), non dalla porta di servizio, è motivo di grande soddisfazione. Ma la cosa più esaltante per me è entrarci senza avere mai detto “Mi manda …”. Senza nessuna lettera o telefonata di preavviso. La ricetta? Proporre ossessivamente i miei casi e pezzi direttamente alle redazioni. Li ho praticamente sommersi con le mie “fisse”- che oggi riesco a collocare con facilità prima su testate nazionali, poi in televisione. Per una dozzina di volte ho fatto pure l’inviato per la trasmissione “La Radio a Colori”- mitico programma condotto su Rairadiouno da Oliviero Beha”. Il giornalista freelance casertano, scrive con la “schiena dritta” e senza calarsi il burka. “Nel mondo della comunicazione non esistono argomenti proibiti, ma linguaggi proibiti, basta usare solo le parole giuste. . Diceva bene Rosenthal, il vecchio direttore del New York Times: “ Noi non siamo preti o suore, ma abbiamo dei valori etici e questi sono dettati soprattutto dal rispetto di se stessi e dalla professione. Il nostro ruolo è di far sì che gli altri non abusino del potere. Si sa, quando un giornalista dice le cose come stanno, quando attacca, è sempre un brutto guaio- se poi sì “spara” su istituzioni inadempienti, tutto diventa un gioco. Il cronista se dice la verità, può infastidire, non farsi gradire dalla cricca locale, può godere di cattiva fama, solo perché racconta quello che succede, belle e brutte notizie.”.
Occorre ricordare solo alcune delle storie più significative portate alla ribalta nazionale dal “giornalista-investigatore”. Inchieste che hanno fatto diventare la frazione San Giovanni e Paolo, caso nazionale; il reportage sulla centrale nucleare del Garigliano pubblicato su Libero- e raccontato in diretta a Rairaiouno nella trasmissione “La Radio a Colori”; come non ricordare l’incontro di due fratelli caiatini, avvenuto dopo 52 anni a Buona Domenica; l’annullamento di una bolletta Enel da 181mila euro; il caso Palumbo(il vecchietto che viveva in un tugurio) che commosse l’Italia intera al Costanzo Show; il clamoroso Loculigate, approdato nel mondo; la baraccopoli di Cervinara, gli ascensori della stazione di Caserta, lo smascheramento della maga di Via Mazzini, i cani randagi liberi nella Reggia di Caserta, il tugurio scoperto a Solopaca, lo stadio costruito alla memoria di Maurizio Costanzo: tutti finiti a Striscia La Notizia. Ma l’elenco dei casi portati su giornali nazionali, tv di stato e reti del biscione è lunghissimo
Singolare il caso della nonnina volante di Piedimonte Matese(vola in deltaplano a 90 anni), protagonista di un calendario ideato dallo stesso Sangiovanni- che l’ha collocata sulla tv nazionale dozzine di volte, i casi del rene sparito all’ospedale San Sebastiano di Caserta, quello di Valentina Candela, la giovane psicologa di Santa Maria Capua Vetere, vittima di un terribile incidente sul lavoro che le ha deturpato il corpo, quello di Pio Martinisi morto con la nonna in una camera iperbarica americana andata a fuoco, e il caso delle multe pazze inviate a un operaio casertano, proprietario di un Apecar: tutte storie collocate a Mi Manda Raitre. E poi storie a lieto fine, curiose e singolari. Inchieste, reportages, infarcite di nomi, cognomi, numeri e circostanze, approdati sistematicamente sui media nazionali. Insomma un giornalismo utile, di servizio, che mira con un’adeguata sensibilizzazione a risolvere quando è possibile casi umani, talvolta disperati.


Maria Bartolo