21 giugno 2010

CUORE SANNITA DICE NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA.



PIEDIMONTE MATESE. Ignorare i motivi per cui si è scelto il passaggio da pubblico a privato equivarrebbe a ritornare ad uno stato precedente che non si è certo rivelato né ottimale né accettabile. Un NO alla privatizzazione delle acque fine a se stesso, non integrato da una seria proposta, sarebbe privo di senso e di ragione e lo stesso sarebbe se la proposta fosse un ritorno allo stato pubblico precedente. L’Associazione CUORE SANNITA propone per mezzo del suo presidente Giuseppe D’abbraccio , insieme ai cittadini e alle forze politiche che amano la propria terra, di trovare la chiave di volta in una gestione delle acque assolutamente pubblica e socializzata. Il presidente di Cuore Sannita prendendo spunto dalla Costituzione afferma che non sarebbe così insensato se qualche governatore proponesse di dare effettivo spazio a quell’Art. 43 della Carta secondo il quale la legge può trasferire a Stato, enti pubblici e determinate comunità di lavoratori, imprese che si riferiscono a servizi pubblici essenziali o fonti di energia o situazioni di monopoli ed abbiano carattere di preminente interesse generale. Altresì si potrebbe provare ad eliminare gli sprechi facendo eleggere l’amministratore delegato di un possibile ente di gestione pubblica delle acque da sindaci e lavoratori dello stesso ente e non lo si pagasse con il fisso e classico stipendio milionario, ma con una percentuale degli utili dell’ente. Sarebbe poi inverosimile per uno dei tanti burocrati statali creare un sistema retributivo per tali enti pubblici basato sulla divisione degli utili tra dirigenti, lavoratori e comuni datori di lavoro, sulla base di un ormai dimenticato Art. 46 della Costituzione. Queste sono le nostre proposte che vogliamo discutere seriamente.



Pietro Rossi