06 ottobre 2009

Italia, il 70% dei comuni è a rischio frane e alluvioni.


Secondo i dati di Legambiente è in pericolo non solo la costa a sud di Messina, ma due terzi dei comuni italiani Rischio frane e alluvioni non solo per la costa a sud di Messina, ma per il 70% dei comuni italiani. Il pericolo è dovuto al degrado idrogeologico e dei corsi d'acqua, dell'abusivismo e del disboscamento. In totale sono 5.581 i comuni, di cui 1.700 a rischio frana, 1.285 a rischio di alluvione e 2.596 a rischio sia di frana che di alluvione. Lo dice Legambiente, nell'ultimo dossier sul tema, l'Ecosistema Rischio 2008.
Le regioni
La Calabria, l’Umbria e la Valle d’Aosta sono le regioni con la più alta percentuale di comuni classificati a rischio (il 100% del totale), seguite dalle Marche (99%) e dalla Toscana (98%). La Sicilia è undicesima (70%), con 200 comuni a rischio frana, 23 a rischio alluvione e 49 a rischio frana e alluvione. E in Sicilia, proprio in provincia di Messina, ci sono le “maglie nere” della classifica di Ecosistema 2008: i comuni di Ucria e Alì che, pur avendo interi quartieri e aree industriali in zone a rischio, non avevano messo in campo praticamente nessuna azione di mitigazione del rischio idrogeologico.

I dati
Il 77% dei comuni intervistati da Legambiente ha nel proprio territorio abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana e quasi un terzo di essi presenta in tali aree interi quartieri. Nel 56% dei comuni campione sono presenti in aree a rischio addirittura fabbricati industriali.

Nel
42% dei comuni non viene svolta regolarmente un’attività di manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua e delle opere di difesa idraulica. Soltanto il 5% dei comuni ha intrapreso azioni di delocalizzazione di abitazioni dalle aree esposte a maggiore pericolo e appena nel 4% dei casi si è provveduto a delocalizzare gli insediamenti industriali.

Il
73% dei comuni che hanno partecipato all’indagine ha realizzato opere di messa in sicurezza dei corsi d’acqua e dei versanti, interventi che però spesso rischiano di accrescere la fragilità del territorio piuttosto che migliorarne la condizione e di trasformarsi in alibi per continuare ad edificare lungo i fiumi.

L’
82% dei comuni si è dotato di un piano di emergenza da mettere in atto in caso di frana o alluvione. Nel 66% dei comuni esiste una struttura di protezione civile operativa 24 ore su 24.

Legambiente
“Bastano poche piogge per provocare una tragedia. Il nostro Paese paga un altissimo prezzo per aver devastato il territorio con enormi e incontrollate colate di cemento. Esprimere tutta la nostra solidarietà alle famiglie delle vittime non basta. E’ necessario insistere per risalire alle responsabilità e tornare sulla necessità di investire nella manutenzione del territorio”, dice Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente.

Mimmo Russo