14 giugno 2009

Il PDL accusa l’Amministrazione di aver impedito ai consiglieri di minoranza di esercitare effettivamente la loro funzione di controllo sugli atti.


Piedimonte Matese. Ancora un manifesto autocelebrativo della amministrazione Cappello; dopo aver contrabbandato un banalissimo intervento di manutenzione per la fontana di Piazza Roma come una delle più significative testimonianze dell’ingegno e della tecnica del terzo millennio, siamo nuovamente all’autocompiacimento questa volta per l’Opera Salesiana e per il compito di difensori della fede dei nostri amministratori. Ma se nel primo caso siamo al ridicolo, ora siamo di fronte ad una questione molto più seria. Da anni il centro-desta di Piedimonte è impegnato in una azione tesa ad impedire che avventure speculative distolgano i beni della ormai ex Opera Salesiana dalla loro destinazione. Attraverso interventi pubblici, comizi, manifesti ed interrogazioni abbiamo mantenuto viva l’attenzione e controllato l’operato dell’amministrazione, forti dell’analoga esperienza maturata per la vicenda del centro commerciale nella quale, è ormai evidente a tutti che il sindaco Cappello aveva dato ampia copertura politica a quella operazione. Venerdì mattina, in consiglio comunale, è stato letteralmente impedito ai consiglieri di minoranza di esercitare effettivamente la loro funzione di controllo non risultando gli atti disponibili almeno 24 ore prima così come dispone la legge. Pretendere l’approvazione di una delibera che richiama voluminosi allegati, perizie tecniche, grafici ecc., senza che di questi atti si possa avere la minima conoscenza significa approvare ad occhi chiusi la proposta. Come poteva ciò avvenire se già ad una sommaria lettura della proposta di delibera emergevano alcune perplessità:
- non è indicata la destinazione d‘uso dei parti significative del compendio immobiliare, guarda caso proprio quelle che da sempre hanno attirato l’attenzione di “investitori” politicamente vicini all’amministrazione;
- non è chiara la compatibilità economica dell’operazione ( 1.5000 euro) con le condizioni contenute nell’atto di donazione del 1963.
Sorge spontaneo l’interrogativo, perché impedire ai consiglieri una conoscenza completa degli atti che avrebbe avuto quale ovvia conseguenza l’approvazione unanime della proposta, se tutto fosse risultato in regola?. Una decisione così importante doveva essere espressione della volontà di tutto il consiglio comunale. Andava a tutti garantito, minoranza compresa, che l’operazione è trasparente e, realmente persegue il pubblico interesse. Così non è stato.
Rimangono, quindi, i dubbi e le perplessità che, nell’interesse della cittadinanza, ci impegniamo a risolvere.

Fonte: comunicato stampa del Coordinamento cittadino del Popolo della Libertà