05 novembre 2008

Tutto quello che non ci hanno detto sul quattro novembre.


A Bussonelo (TO) una lapide cominciava con queste parole:
PER QUELLO CHE FU SOFFERTONELL'OZIO DEPRAVANTE DELLA CASERMASOTTO IL BASTONE DELLA SERVITU'NEL LEZZO DELLE TRINCEENELLE VIGILIE DI MAGNIFICATE CARNEFICINE...
Essa fu distrutta nel 1921 dai fascisti.
Il monumento ai caduti di Tolentino (MC),distrutto dai fascisti nel 1922, recava questa lapide:
POSSA LA SANTITA' DEL LAVORO REDENTOFUGARE E UCCIDERE PER SEMPREIL SANGUINANTE SPETTRO DELLA GUERRAPER NOI E PER TUTTE LE GENTI DEL MONDOQUESTA LA SPERANZA E LA MALEDIZIONE NOSTRACONTRO CHI LA GUERRA VOLLE E RISOGNA


Lettere dal Fronte

Chi il 4 novembre festeggia la "vittoria" farebbe bene a rileggere questa lettera scritta da una vittima, semianalfabeta,ma con le idee molto piu' sincere e molto piu' chiare di tanti intellettuali ed editorialisti di oggi:
"Maesta' inviamo a V.M. questa lettera per dirvi che finite questo macello inutile. Avete ben da dire voi, che e' glorioso ilmorire per la Patria. E a noi sembra invece che siccome voi e i vostri porchi ministri che avete voluto la guerra che inprima linea potevate andarci voi e loro. Ma invece voi e i vostri mascalzoni ministri, restate indietro e ci mandate avantinoi poveri diavoli, con moglie e figli a casa, che ormai causa questa orribile guerra da voi voluta soffrono i poverini lafame! Viliacchi, spudorati Ubriaconi, Impestati, carnefici di carne umana, finitela che e' tempo li volete uccidere tutti? Alfronte sono stanchi nell'interno soffrono la fame, dunque cosa volete? Vergognatevi, ma non vedete che non vincete, mavolete che vadino avanti lo stesso per ucciderli. Non vedete quanta strage di giovani e di padri di famiglia avete fatto, enon siete ancora contenti? Andateci voi o viliacchi col vostro corpo a difendere la vostra patria, e poi quando la vostra vitala vedete in pericolo, allora o porchi che siete tutti concluderete certamente la pace ad ogni costo. Noi per la patriaabbiamo sofferto abbastanza, e infine la nostra patria e' la nostra casa, e' la nostra famiglia, le nostre mogli, i nostribambini. Quando ci avete uccisi tutti siete contento di vedere centinaia di migliaia di bambini privo di padre? E perche'?per un vostro ambizioso spudorato capriccio."
Lettera dal fronte del tenente Angelo Campodonico, 1915.
Durante le oscurissime notti, quando scoppiano sulle trincee terribili granate, i soldati cercano uno scampo nel ritirarsiindietro, e allora io e gli altri ufficiali li ricacciamo, puntando il nostro moschetto carico, pronto ad agire ad ogni tentativo difuga. Forse questi sono i momenti peggiori della guerra, quando noi, sotto il grave peso dell'enorme responsabilita', siamocostretti a ricorrere a qualunque mezzo, pur di obbedire anche noi agli ordini che ci vengono da fonte superiore.
Lettera di protesta di un italiano, Padova, 28 maggio 1916
Signor re, basta tanto macello di carne umana. Loro signori tutti birboni sono in salvo, i nostri poveri tutti al macello. Volete conquistarela terra e ammazzare i cittadini? Dite voi signori di amare la Patria e intanto distruggete chi la rende grande egloriosa. Uccisa la gioventù e molti padri di famiglia chi lavorerà le terre italiane? Invece della guerra se aveste avutobuon senso avreste fatto lavorare tante terre incolte, e così far sfamare i popoli, ma no, li volete ammazzare. Un padreche ama i suoi figli non cerca di ucciderli per acquistare terra, lei invece si proclama padre della Nazione... che padre è?E la faccia finita che è ora, basta la guerra così infame e ingiusta. Siamo tutti stanchi: domme, bambini, uomini, anziani.La nostra bella Italia prima si diceva fiore d'Europa, ora invece lutto e pianto.Lettera spedita a Viterbo il 14 agosto 1917 da un soldato di 21 anniQuesta lettera e' costata una condanna a 1 anno e 10 mesi di reclusione militare per "insubordinazione" e "lettera denigratoria".La guerra e' ingiusta, perche' e' voluta da una minoranza di uomini i quali, profittando della ignoranza della grande massadel popolo, si sono impadroniti di tutte le forze per poter soggiogare, comandare e massacrare; che chi fa la guerra e' ilpopolo, i lavoratori, loro che hanno le mani callose e che sono questi che muoiono, sono essi i sacrificati, mentre gli altri, iricchi, riescono a mettersi al sicuro.
(Fonte: E.Forcella e A.Monticone, "Plotone di esecuzione", Laterza)
Chi volle la prima guerra mondiale fu un mascalzone. Chi la festeggia oggi e' un ignorante.Dal 4 novembre rinasca il monito solenne: MAI PIU' LA GUERRA!


Tutto quello che non ci hanno detto sul quattro novembreF.I.P. il 4/11/1999 per conto dell’Associazione Peacelink Via Galuppi 15 - 74010 Statte -Taranto
La prima guerra mondiale costo' all'Italia 650 mila morti e un milione di mutilati e feriti, molti di piu' di quanti erano gli abitanti di Trento e Trieste, i territori ottenuti con la vittoria della guerra, che erano gia' stati concessi all'Italia dall'Austria in cambio della non belligeranza
Il 4 novembre ripudiamo la guerra
Oggi si svolgono in tutta Italia le cerimonie per ricordare il 4 novembre 1918, data in cui l'Italia usci' "vittoriosa" dalla prima guerra mondiale. Con questo volantino vogliamo dedicare spazio alle vittime della prima guerra mondiale, che hanno pagato con la loro vita il costo di una guerra inutile. La festa del 4 novembre fu una ricorrenza istituita dal fascismo per trasformare le vittime di una guerra spietata e non voluta in eroi coraggiosi che si immolavano per la Patria. Furono costruiti monumenti ai caduti e agli insegnanti fu chiesto di celebrare leforze armate. Questa eredita' non e' stata sufficientemente sottoposta a critica con l'avvento della Repubblica. Vogliamo portare nella consapevolezza sociale cio' che e' ormai acquisito nello studio degli storici e degli studiosi: l'Italia entro' in guerra nonostante l'Austria avessepromesso la restituzione di Trento e Trieste in cambio nella non belligeranza. L'intento era infatti quello di espandere l'Italia verso territori esteri (come avvenne con la conquista del Sud Tirolo) seguendo il mito dell'imperialismo romano, che ebbe poi nel fascismo la sua massima celebrazione. Dopo la guerra infatti si parlo' di "vittoria mutilata" perche' le mire espansionistiche non furono coronate. La prima guerra mondiale fu un affare per grandi industriali, politici corrotti, funzionari statali senza scrupoli, alti ufficiali con le mani in pasta. Le commesse diguerra fruttarono profitti cosi' scandalosi che fu nominata una commissione di inchiesta parlamentare, prontamente sciolta dal fascismo dopo la marcia su Roma. I migliori libri di storia segnalano che il fascismo al potere - fra i primi atti - blocco' la commissione parlamentare che indagava sulla prima guerra mondiale e sui porofitti illeciti accumulati da faccendieri, burocrati, generali, industriali. Perche' allora si festeggia la prima guerra mondiale? Una risposta ci viene da un testo scolastico: G. De Vecchi, G. Giovannetti, E. Zanette, "Moduli di storia 2", ed. scolastiche B. Mondadori. "L'idea di una "guerra grande" non per l'orrore e la sofferenza bensi' per l'eroismo e ill patriottismo deisuoi protagonisti e la bonta' dei suoi obiettivi, nacque soltanto dopo il conflitto. Essa fu il risultato delle commemorazioni ufficiali dei governi liberali dell'immediato dopoguerra e poi del regime fascista. Questa idea si concretizzo', fin dagli anni immediatamente successivi al conflitto, in una serie di iniziative finalizzate a tenere vivo negli italiani il ricordo della guerra: cerimonie pubbliche, istituzione di festivita' (per esempio il 4 novembre, anniversario della vittoria), intitolazione di vie e scuole a eroi della guerra, diffusione nelle stesse scuole e nei centri ricreativi dei canti patriottici. Ma lo strumento piu' efficace furono i monumenti ai caduti. Fu soprattutto il regime fascista a favorirne la diffusione,imponendone la costruzione in tutti i paesi e citta' d'Italia. Quali erano la funzione e le caratteristiche dei monumenti ai caduti? Il loro obiettivo immediato era la commemorazione dei soldati morti sul campo di battaglia, in particolare di quelli originari della località in cui era costruito il monumento. Tuttavia, nei testi che apparivano sulle lapidi e nel tipo di raffigurazione emergeva un altro e piu' importante obiettivo. Si trattava, infatti, di iscrizioni e di sculture che descrivevano la guerra come una sofferenza giusta e necessaria; i soldati vi erano rappresentati come degli eroi che, consapevolmente e volontariamente, avevano sacrificato la propria vita per la patria. In sostanza, i monumenti e le lapidi presentavano la guerra come un momento di "grandezza" dell'Italia e degli italiani, dunque come un'esperienza estrema ma assolutamente positiva. Niente di piu' lontano dalla realta'. Appare allora chiaro che i monumenti erano progettati non solo per offrire alle famiglie un conforto e una giustificazione per la morte dei loro cari, ma anche e soprattutto per costruire la memoria di una guerra "grande" che ne falsificava la realta' nascondendone gli aspetti piu' violenti e assurdi. La memoria non ufficiale e l'opposizione alla guerra La memoria ufficiale della guerra non fu pero' l'unica forma di commemorazione del conflitto. Soprattutto nel biennio 1919-20, vi furono associazioni e forze politiche (in genere di sinistra) che cercarono di mantenere in vita il ricordo dell'opposizione alla guerra e delle sofferenze che essa aveva causato ai soldati e ai civili. Anche questa versione alternativa si manifesto' attraverso lapidi e monumenti in genere costruiti nei comuni guidati da sindaci socialisti. Si trattava pero' di monumenti molto diversi da quelli ufficiali. Le lapidi "alternative" erano ben piu' precise ed esplicite nel descrivere l'orrore del conflitto. I soldati morti erano descritti come vittime e non come eroi. Questi monumenti ebbero vita breve e difficile. Gia' i primi governi liberali del dopoguerra ne ostacolarono o vietarono la costruzione; con la salita al potere del fascismo, nella cui ideologia tanta parte aveva l'esaltazione della nazione e della guerra, essi vennero tutti distrutti. Un mito presente ancora oggi L'interpretazione ufficiale della guerra rimase prevalente anche dopo la caduta del fascismo, non solo a causa dell'efficacia della propaganda del regime, ma anche perche', messa a confronto con la seconda guerra mondiale - che in Italia nessuno, a parte il regime fascista, aveva voluto - la Grande guerra appariva meno insensata e drammatica. E' solo a partire dagli anni sessanta che nelle interpretazioni degli storici, così come nella mentalita' degli italiani, ha cominciato a riaffiorare una memoria critica della guerra. A testimoniare la sopravvivenza del mito della Grandeguerra vi sono ancora i monumenti di epoca fascista; in molti casi ne e' stata modificata la dedica, estendendola anche ai morti della seconda guerra mondiale e della Resistenza. Solo in pochissime realta', in genere nel corso degli anni settanta e ottanta, sono stati sostituiti con nuovi monumenti che rappresentano la guerra non come un giusto sacrificio per il bene della patria, ma come un orrore da evitare per sempre."

Il '15-'18 fu una carneficina oscena - Testimoniare la verità si puòLa "festa" militarista del 4 novembre è stata voluta ed istituita dal fascismo. E ora che gli eredi culturali del ventennio sono arrivati al potere, quella festa vogliono rilanciare. Non solo caserme aperte, esposizione pubblica di carri armati, parate in divisa, ma anche militari nelle scuole a raccontare ai giovani l'epopea della "grande guerra". Alla festa per la vittoria si è aggiunta quella per l'unità nazionale ed anche la Giornata della Forze Armate. Ogni anno, in ogni città, le autorità civili, militari, religiose, si ritrovano tutte unite per legittimare eserciti e guerre. Stiamo assistendo ad un arretramento culturale. Le parole perdono il loro significato. Non si dice più "carneficina di uomini", ma "intervento militare per portare la pace". La guerra ormai è entrata nelle coscienze di molti, per annullarle. Ed ora si vuole persino riscrivere la storia!Alle iniziative militariste del ministro La Russa, dobbiamo rispondere con una campagna culturale che ristabilisca la verità storica, che valorizzi il dettato costituzionale «L'Italia ripudia la guerra».Il Movimento Nonviolento, Beati i Costruttori di Pace e Peacelink propongono quest'anno di trasformare il 4 novembre in una giornata di studio e di memoria, in una giornata di ripudio della guerra. Nei prossimi giorni diffonderemo un volantinaggio telematico, invitando ogni persona di buona volontà e di buon senso (soprattutto gli insegnanti onesti) a dire pubblicamente la verità storica. Invitiamo i cittadini ad esporre dai loro balconi le bandiere della pace e della nonviolenza, a partecipare alla manifestazioni ufficiali, esprimendo una voce di dissenso (con un volantino, una bandiera che sventola, un cartello appeso al collo . la Costituzione italiana garantisce a tutti i cittadini il diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero: facciamolo correttamente, con educazione e civiltà, ma facciamolo!). E soprattutto nelle scuole, gli insegnanti onesti:- leggano agli studenti le strazianti poesie di Giuseppe Ungaretti scritte in trincea. Facciano leggere il Giornale di guerra e di prigionia di Carlo Emilio Gadda in cui emerge l'ottusità di ufficiali arroganti e l'insipienza criminale degli alti comandi;- facciano leggere Addio alle armi di Ernest Hemingway e Un anno sull'altopiano di Emilio Lussu, grandi testimonianze del fanatismo di quella guerra;- diffondano le lettere dei soldati che mandavano al diavolo la guerra e il re. Furono censurate. Perché censurarle oggi nelle cerimonie ufficiali e non farne mai la minima menzione?- facciano vedere ai ragazzi il capolavoro cinematografico Uomini contro di Francesco Rosi, che fu denunciato per vilipendio e proiettato pubblicamente dal sindaco disobbediente Giorgio La Pira.Bisogna diffondere la voce di chi ha maledetto la guerra perché voleva la pace. Oramai in tutte le scuole i libri di storia hanno rivisto il tradizionale giudizio positivo sulla prima guerra mondiale e oggi prevale una netta disapprovazione di una guerra che fu una carneficina e che poteva essere evitata portando all'Italia Trento e Trieste mediante una neutralità concordata con l'Austria.Ci chiediamo per quale oscura ragione il livello di consapevolezza raggiunto dalla cultura venga demolito dalla retorica governativa. Non comprendiamo come possa essere che una guerra venga celebrata in piazza nella sua giornata vittoriosa, e quella stessa guerra sia disapprovata nei libri di scuola.Ecco perché ci dobbiamo dissociare dalle cerimonie ufficiali. Il popolo della pace - in nome della nonviolenza - deve dire ancora una volta no alla guerra.Bisogna dissociarsi in nome della pace e della Costituzione.Bisogna dissociarsi in nome di tutti quegli italiani pacifici che furono condotti a combattere e a morire perché costretti. Bisogna dissociarsi in nome di tutti i disertori che non vollero partecipare a quella che il papa Benedetto XV definì «un'inutile strage».La realtà storica ci dice che i veri costi umani di quella guerra furono per l'Italia: 680mila 071 morti; un milione 50mila feriti di cui 675mila mutilati. Per l'Austria-Ungheria: un milione 200mila morti; tre milioni 620mila feriti. I morti di tutti i paesi coinvolti furono quasi 10 milioni.Queste le conseguenze di una folle decisione del re e del governo contro la volontà del Parlamento (450 su 508 deputati erano contrari); furono uccisi, feriti, mutilati due milioni 405mila italiani, contadini e poveri, e quattro milioni 820mila austriaci e ungheresi, per conquistare all'Italia terre che si potevano ottenere per via diplomatica, come voleva Giolitti. Bisogna ricordare che chi non combatteva veniva fucilato dai carabinieri italiani. Il sentimento di pace degli italiani venne violentato da un militarismo spietato, che avrebbe poi aperto le porte al fascismo.Noi ricordiamo con rispetto e con pena profonda le vittime civili e militari di tutte le guerre. Piangiamo tutti i morti della prima e della seconda guerra mondiale, ed oggi delle guerre in Irak, in Afganistan, in Libano, in Israele, in Palestina, in Cecenia, in Africa, in Asia, siano essi civili o militari, uomini o donne, italiani o di qualsiasi altra nazionalità. Rende vero onore alle vittime soltanto chi lavora tenacemente per rendere illegittima ogni guerra ed escluderla dai mezzi della politica, per sciogliere gli eserciti ed istituire i corpi civili di pace per una polizia internazionale sotto egida dell'Onu.Non gli eserciti hanno diritto a render omaggio alle vittime (di ieri e di oggi), ma chi alle guerre si oppone; solo chi è costruttore di pace e si batte affinché mai più ci siano guerre domani, può ricordare le vittime delle guerre di ieri senza offenderle ancora. Noi pensiamo che perseverando in questa azione rigorosamente nonviolenta anno dopo anno riusciremo a rendere sempre più partecipate le nostre iniziative di memoria, e rendere sempre più evidente l'ipocrisia e l'immoralità dei militari scandalosamente in festa innanzi alle tombe delle vittime. Noi pensiamo che il 4 novembre possa e debba diventare, da oscena festa delle forze armate, giornata di memoria e di impegno per la pace.Mao Valpiana, direttore di "Azione nonviolenta" Movimento Nonviolento, http://email4.leonardo.it/webmail/wm_5/newmsg.php?us=cGlldHJvLnJvc3NpQGVtYWlsLml0&sid=%7b11446675634911E8D5709A9-4911E8D57117A-1225910485%7d&to=an@nonviolenti.orgAssociazione Beati i Costruttori di Pace, http://email4.leonardo.it/webmail/wm_5/newmsg.php?us=cGlldHJvLnJvc3NpQGVtYWlsLml0&sid=%7b11446675634911E8D5709A9-4911E8D57117A-1225910485%7d&to=segreteria@beati.orgAssociazione PeaceLink, http://email4.leonardo.it/webmail/wm_5/newmsg.php?us=cGlldHJvLnJvc3NpQGVtYWlsLml0&sid=%7b11446675634911E8D5709A9-4911E8D57117A-1225910485%7d&to=info@peacelink.it

Questo documento e’ stato realizzato e distribuito da Peacelink, una associazione divolontariato dell’ informazione che dal 1992 offre una alternativa ai messaggi propostidai grandi gruppi editoriali e televisivi. PeaceLink collabora con associazioni divolontariato, insegnanti, educatori ed operatori sociali che si occupano di Pace,nonviolenza, diritti umani, liberazione dei popoli oppressi, rispetto dell'ambiente elibertà di espressione. Tutti i volontari di PeaceLink svolgono il loro lavoro a titolopuramente gratuito, per dare voce a chi non ha voce.Per contatti, informazioni e collaborazioni:PeaceLink - C.P. 2009 - 74100 Tarantohttp://email4.leonardo.it/webmail/wm_5/redir.php?http://www.peacelink.it - http://email4.leonardo.it/webmail/wm_5/newmsg.php?us=cGlldHJvLnJvc3NpQGVtYWlsLml0&sid=%7b11446675634911E8D5709A9-4911E8D57117A-1225910485%7d&to=info@peacelink.itPeaceLink Tel: ++39-099-7303686 Fax: ++39-06-57290945