08 dicembre 2008

Tetto della Chiesa “Ave Gratia Plena”: come volevasi dimostrare!


GALLO MATESE. Quando, circa un anno fa, da queste colonne denunciammo il pasticcio combinato dalla Curia di Isernia e dall’Amministrazione Comunale sul tetto della Chiesa “Ave Gratia Plena” di Gallo Matese si levò un coro sdegnato di voci contro il disfattismo. A distanza di un anno o poco più, l’unica frase che si addice alla situazione sarebbe “ve l’avevamo detto!”. Stavano diventando sempre più pericolose le condizioni del tetto della chiesa madre “Ave Gratia Plena” di Gallo Matese; i danni, che per gli scorsi anni si erano limitati alla parete di ingresso, ora si stanno facendo sempre maggiori e coinvolgono gran parte della copertura, in particolare quella del lato destro, vistosamente enfatizzati dai calcinacci che i fedeli trovavano per terra durante le celebrazioni. Circa un anno e mezzo fa, le precarie condizioni del tetto della chiesa madre, abbandonata a sé stessa da anni, richiesero la chiusura da parte del Sindaco Francesco Confreda, con il momentaneo trasferimento delle funzioni religiose presso la scuola di via Piana. Tale soluzione si è dimostrata del tutto inopportuna, perché ha costituito un alibi per tutte le istituzioni a non attivarsi seriamente per porre rimedio al disastro ormai imminente.
Dopo pochi mesi, infatti, una ditta del posto (che volontariamente non citiamo), si offrì di porre rimedio alla situazione del tetto della chiesa, spostando le tegole collocate sulla parte anteriore della copertura (verso la piazza) e collocandovi dei fogli di materiale bituminoso e sistemando all’interno una rete di protezione, che via via si è andata riempiendo di calcinacci a dimostrazione della perenne instabilità del tetto. A nostro avviso ciò ha costituito un ulteriore danno, perché ha cancellato ogni intento da parte del Comune e della Curia di trovare idonei fondi per riparare a regola d’arte il disastro.
E ciò puntualmente si è verificato: la situazione era già di per sé precaria e indegna per una chiesa di quella bellezza. Il cattivo tempo degli scorsi giorni ha fatto il resto: una folata di vento ha completamente sollevato la copertura bituminosa, danneggiando visibilmente l’ossatura della copertura (che ha continuato ad impregnarsi di acqua, ben visibile dalle chiazze scure negli stucchi), scaraventando calcinacci ed altri materiali nella piazza antistante, sulle abitazioni vicine, e sul tetto della vecchia casa comunale, pure essa di proprietà della Chiesa.
Con quale coraggio il Vescovo Visco, il Parroco Vitali ed il Sindaco si assumono tale responsabilità in danno alla pubblica incolumità, visto che i calcinacci avrebbero potuto colpire qualche persona di passaggio?
Ovviamente, per paura di una figuraccia ormai palese, nessuno degli enti coinvolti osa mettere mano alla situazione, tutti con il capo sotto la sabbia, anche perché adesso non potrebbero trasferirsi nuovamente le funzioni religiose nella scuola di via Piana, nel frattempo trasformata in garage dei mezzi della spazzatura (declassato da chiesa e spazzatura in meno di un anno…!!!). Nessuna parola da parte di chi sa di avere torto marcio.
Sarebbe interessante sapere, però, e di questo speriamo si interessi il buon ex vice presidente della pro loco (a meno che non abbia paura di dare del dispiacere a qualcuno…), se gli inutili lavori realizzati l’anno scorso siano stati pagati con dei fondi pubblici e quanti.
Della precaria situazione di S.Simeone, della Cappella Assalone, della chiesetta di Vallelunga, della cappellina del cimitero si è già detto varie volte.
Ciò che è strano, è che nessun ente preposto alla custodia del tempio, né la parrocchia, né la Curia, sembra interessarsi realmente della situazione, che davvero diventa sempre più drammatica. Infatti, per il secondo anno consecutivo, i suddetti enti hanno preferito non avvalersi dei contributi che la Regione Campania pure sta elargendo, proprio per il rifacimento delle coperture degli edifici di culto, non perché ne siano stati esclusi per qualche motivo, ma perché hanno ritenuto misteriosamente di non avanzare neppure l’istanza! Fatto alquanto strano, perché altre parrocchie, anch’esse appartenenti alla diocesi di Isernia, hanno beneficiato sia per il passato anno, sia per il presente, di contributi che, seppur modesti, consentono le riparazioni più urgenti, o quantomeno hanno dimostrato di tenere al proprio patrimonio presentando la domanda agli uffici regionali. La soluzione adottata nel piccolo centro, invece, è stata quella di attendere le offerte dei fedeli, per lo più anziani pensionati e piccoli dipendenti, che mai potranno raggiungere gli importi che ritualmente concede la Regione e che forse dovranno solo attendere l’inevitabile definitiva chiusura della chiesa. Silente anche il nuovo Vescovo di Isernia, che a distanza di mesi dalla presa di possesso ben si guarda dal farsi vedere sul Matese.


Fonte:reporter1970@libero.it