05 aprile 2013

PIANO PER IL LAVORO IN EDILIZIA 6 MESI PER AVVIARE PICCOLI E GRANDI PROGETTI IN CAMPANIA


Giovanni Sannino

Il resoconto trimestrale dell’Osservatorio Regionale Casse Edili delle province della Campania, conferma la grave crisi del settore. Oltre 30 mila addetti hanno perso il lavoro, migliaia di questi non hanno ricevuto alcuna compensazione occupazionale, mentre il monte salari erogato si è ridotto di oltre 200 milioni di euro. Tutti gli Istituti di statistica e di analisi socio-economiche confermano il crinale pericoloso e drammatico verso cui scivola sempre di più la nostra comunità, con seri problemi di tenuta sociale e democratica. Il settore delle costruzioni che nella sua dimensione potrebbe dare ossigeno importante per una inversione di tendenza dell’intera economia, langue, dunque, in una crisi senza precedenti. Da tempo la Fillea Cgil Campania ha indicato nella ripresa degli investimenti nel settore delle costruzioni, una possibilità di inversione della tendenza, sia per i numeri in termini occupazionali che questo ricopre, sia per il fatto che rappresenta un comparto cruciale per la Regione, e per ogni singola provincia, anche per i settori collegati.  “Le speranze di una immediata ripresa del settore, anche per alimentare una svolta anticiclica – dice il segretario regionale della Fillea CGIL Campania, Giovanni Sannino – riposte nei 19 Grandi Progetti della Regione Campania, sono state immediatamente frustrate. Ancora una volta la politica degli annunci della Giunta Caldoro si è scontrata con il Patto di Stabilità, il più forte alibi dell’amministrazione regionale, che da più di un biennio “blocca” i fondi, seppur disponibili.  Nel caso dei Grandi Progetti si tratta di 5 miliardi di euro.  Ai tanti progetti annunciati, i riscontri sono stati pari a zero. Le sollecitazioni – dice Sannino – sono numerose e continue ma dobbiamo spesso registrare che i finanziamenti e le risorse, che a vario titolo vengono sventolati, dalla girandola delle delibere del CIPE, restano inutilizzati. I Piani Casa, il Piano città, le opere infrastrutturali di collegamento delle città campane non sono mai stati avviati, mentre continua a decrescere la competitività delle aziende campane, strette tra mancati pagamenti, credito ostile, usura camorristica, aumenta il numero dei disoccupati, diminuisce la qualità della vita nei centri di tutta la regione.  Rilanciamo la proposta di un Piano del lavoro serio ed immediato, da approntare per i prossimi tre/sei mesi– suggerisce Sannino – rivolto principalmente a chi non ha lavoro ed a chi lo ha perso, affrontando la crisi con determinazione, senza trincerarsi dietro il Patto di Stabilità interno, che va superato e rivisto, così come ha sollecitato l’Anci nazionale unitamente alle Federazioni di categoria, e come, intendiamo, fare anche con  l’Anci Campania.  Siamo stufi – accusa Sannino – di subire il lento depauperamento del settore delle costruzioni a causa, anche, di una generalizzata e farraginosa sciatteria burocratico- amministrativa, che blocca l’avvio di opere pubbliche già approvate, e  ostacola investimenti privati ritenuti conformi ai piani urbanistici. Non stiamo proponendo – aggiunge il segretario regionale della Cgil Campania – interventi ciclopici, ma l’avvio di numerosi e diffusi piccoli interventi in grado di rimettere in moto l’economia specifica delle costruzioni.  Senza sminuire l’esigenza di rilanciare progetti come  il Programma Europa Più della Città di Napoli e il Progetto Unesco sul Centro Storico, mettendo da parte l’atteggiamento dilatorio delle amministrazioni competenti. Ci piacerebbe – commenta Sannino – parlare di progetti avviati piuttosto che di Grandi Progetti, dove il termine Grande diventa sempre di più sinonimo di immobile, farraginoso e per questo motivo mai dato alla luce, anche se restiamo convinti della loro utilità. Come il Grande Progetto Pompei, in sostanziale stand-by dal 6 febbraio scorso, quando fu inaugurato e per il quale si è provveduto solo a tirare su la staccionata di delimitazione del cantiere, tra l’altro assegnato con un ribasso da brivido del 52%, nonostante le garanzie e i proponimenti del Protocollo di legalità firmato in Prefettura il 5 di aprile del 2012, giusto un anno fa.  Questi ritardi, determinano sempre di più peggiori condizioni per i lavoratori, oltre a decretare il collasso delle imprese”