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S.E. Mons. Orazio Francesco Piazza |
PIEDIMONTE
MATESE - Felice è la Notte in cui l’uomo compare chiaro a sé
stesso, perché riscopre l’autenticità del proprio cuore. (Goethe). Non trovo
migliore occasione della ricorrenza del Natale di Gesù Signore, per
considerare, nel segno della verifica e della fiducia, il senso di un evento
che può riconsegnare sguardo autentico al cuore e donare semplicità alla vita.
Il Natale è sempre più carico di tensioni consumistiche alienanti che portano a
svilire la parte più autentica dell’uomo, il cuore. Quale progetto di umanità potrebbe
emergere da un contesto in cui si privilegia l’esasperazione della felicità che
perde il senso dell’umano? Il paradosso è che la semplicità di tale evento,
nella sua più immediata percezione, quella di un bimbo che nasce, è
trasformata, in questa confusione diffusa, in contesa di punti di vista; usata
come possibile forma di discriminazione, non più rivelazione, per ognuno, di un
amore che attende di essere accolto e condiviso. Senza lo sguardo del cuore
anche la bellezza e il dono di quella nascita sono resi opachi da contorte e
strumentali ragioni. È necessario, al contrario, riconsegnarsi alla semplicità
dello sguardo del cuore e riconoscere la verità di questa nascita e, senza
pregiudizi, rintracciare il senso profondo della vita: l’essere per noi di Dio,
senza preferenzialità. Il Natale di Gesù si offre ancora come ripensamento e
progetto alternativo alle forme di chiusura e di distanza dall’umano. Chiede di
sapersi affidare, di riconoscere di aver bisogno dell’Altro, come un bambino.
Questa nascita consegna la capacità, umile e sapiente, di sentirsi sempre
aperti e disposti all’incontro; di riconquistare l’ambito vitale in cui ogni
esperienza trova origine e maturazione: la reciprocità delle buone relazioni. È
invito a saper guardare con il cuore, semplicemente, e “sentire” il Natale di
Gesù come intima esperienza spirituale: dimensione essenziale in cui si ritrova
il senso e il valore dell’umano, tra interiorità e realtà quotidiana. È nuova
opportunità per ritornare a sé e riscoprirsi nella propria, semplice umanità!
Senza questa immersione i progetti diventano facilmente illusioni e le attese,
delusioni. Nella intimità del cuore possiamo dire: Felice Notte per quanti
cercheranno di confrontarsi, alla luce di questo sguardo di umanità, con sé stessi
e con gli altri, con le proprie e altrui speranze. Felice Notte perché si possa
capire che la fede, come affidamento, è continua sorpresa, è stupore che
«sgorga eternamente dalla tua anima anche se le mani spaccano la pietra o
tendono il telaio». Felice Notte per intuire che la fede non può essere
separata dai suoi atti e il suo credo dal cammino di ogni giorno. «La vita
quotidiana è il vostro tempio. Ogni volta che vi entrate, portate voi stessi.
Prendete l’aratro e la fucina e il martello e il liuto, le cose forgiate nel
bisogno o nel diletto, poiché se meditate non potrete elevarvi sopra la vostra
gloria, né cadere più in basso delle vostre sconfitte. E prendete con voi tutti
gli uomini. E se volete conoscere Dio, non siate solvitori di enigmi, piuttosto
guardatevi intorno, e lo vedrete giocare con i vostri bambini. E guardate lo
spazio; lo vedrete camminare sulla nube, tendere le braccia nel bagliore del
lampo e scendere con la pioggia. Lo vedrete sorridere nei fiori, e sulle cime
degli alberi sciogliere carezze». (Gibran, Il Profeta). Il Natale di Gesù è
esperienza per riscoprire la semplicità nel vivere e riguadagnare la speranza
di essere a misura d'uomo, sentendosi vivi in un contesto in cui più che vivere
noi, vivono i nostri problemi, talvolta falsi problemi; è ancor più chiamata ad
essere accoglienti nell’ascolto, nella condivisione, nel rispetto, nella
compassione. Perciò, Felice Notte a tutti per tornare semplicemente a casa.
Felice Notte nella Speranza: alba luminosa di umanità. Buon Natale a tutti voi,
nella Speranza che nasce nel cuore.
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Orazio Francesco