ALIFE. Dopo il grande
successo di domenica 12 gennaio che ha visto in scena la stupenda performance della
commedia “Natale in casa Cupiello”,
l’Associazione Arteatro per domenica 26 gennaio punta a dare al suo pubblico
l’ennesimo successo teatrale. L’appuntamento è come sempre alle ore 20.00
presso l’Auditorium dell’Istituto professionale “Bosco” di Alife. La serata
vedrà in scena la commedia “L’ultimo pacco” presentata
dall’Associazione Culturale Arcobaleno di San Nicola la Strada. Questa commedia
è stata scritta e diretta da Vincenzo Mazzarella, anima pulsante
dell’Associazione nonché commediografo-attore-regista applaudito anche ben
oltre i patri confini. Il suo debutto risale al ’94 ed oggi dopo 20 anni di
attività è orgoglioso di vantare una vita artistica costellata di crescenti
successi. Già nel lontano 1981 partecipò come autore ad otto puntate del
programma televisivo “Spazio Ippoliti” su Rai Tre. Successivamente ha scritto e
rappresentato venti opere di teatro brillante, tra le quali “Questione di sfumature”, vincitrice del
premio Città di Vico Equense e “La festa
della donna”, vincitrice del premio Città di Airola per l’opera più
originale con menzione speciale alla migliore coppia di attrici. Nel 2011 e
2012 ha diretto come Direttore Artistico la rassegna teatrale di San Nicola la
Strada “Arte sotto le Stelle”. Lo spettacolo si presenta ricco di situazioni
brillanti e figlio diretto della Commedia dell’Arte all’italiana, piena di
equivoci. È ambientato nell’epoca contemporanea. I protagonisti, Gianni e
Peppe, sono una coppia di giovani fratelli che stentano a trovare un equilibrio
familiare a causa di tanti problemi che la modernità comporta, primo fra tutti
la precarietà, intesa nel suo significato più profondo. L’esile equilibrio di
complicità tra i due fratelli si rompe quando, a causa della spending rewiew,
l’Istituto di Igiene Mentale della zona è costretto a chiudere per mancanza di
fondi e zia Cesarina, ospite della struttura neuropsichiatrica, cerca
accoglienza in casa dei nipoti. L’ultimo
pacco è un’opera pervasa da una sincera ricerca popolare che si rifà
direttamente alla grande tradizione italiana della Commedia dell’Arte. L’autore
utilizza un linguaggio moderno, ricco nei colori e nelle sfumature, pieno di
accenti ironici, un miscuglio tra italiano, dialetto, inglese e lessico
giovanile di scoppiettante ricchezza e godibilità. Sul palco nel cast insieme a Vincenzo
Mazzarella, autore e regista della commedia, troveremo anche Domenico Bottone,
Fausto Bellone, Rosa Amoruso, Bruno Massaro e Rossella Di Lucca, Vittorio
Copioso come fonico e Daniela Giaquinto come direttrice di scena.
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23 gennaio 2014
L’Associazione Culturale Arcobaleno di San Nicola la Strada alla ribalta ad Alife
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Peter
Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro
Cari fratelli e sorelle,
oggi viviamo in un mondo che sta
diventando sempre più
“piccolo” e dove, quindi, sembrerebbe essere facile farsi prossimi gli uni agli
altri. Gli sviluppi dei trasporti e delle tecnologie di comunicazione ci stanno avvicinando, connettendoci sempre di
più, e la globalizzazione ci fa interdipendenti. Tuttavia all’interno
dell’umanità permangono divisioni, a volte molto marcate. A livello globale
vediamo la scandalosa distanza tra il lusso dei più ricchi e la miseria dei più
poveri. Spesso basta andare in giro per le strade di una città per vedere il
contrasto tra la gente che vive sui marciapiedi
e le luci sfavillanti dei negozi. Ci siamo talmente abituati a tutto ciò che non ci colpisce più.
Il mondo soffre di molteplici forme di esclusione, emarginazione e povertà; come pure di conflitti in
cui si mescolano cause economiche, politiche, ideologiche e, purtroppo, anche
religiose.
In
questo mondo, i media possono aiutare
a farci sentire più prossimi gli uni agli altri; a farci percepire un rinnovato
senso di unità della famiglia umana che spinge alla solidarietà e all’impegno
serio per una vita più dignitosa.
Comunicare bene ci aiuta ad essere più
vicini e a conoscerci meglio tra di noi,
ad essere più uniti. I muri che ci dividono possono essere superati solamente
se siamo pronti ad ascoltarci e ad imparare gli uni dagli altri. Abbiamo
bisogno di comporre le differenze attraverso forme di dialogo che ci permettano
di crescere nella comprensione e nel rispetto. La cultura dell’incontro
richiede che siamo disposti non soltanto a dare, ma anche a ricevere dagli
altri. I media possono
aiutarci in questo, particolarmente oggi, quando le reti della comunicazione
umana hanno raggiunto sviluppi inauditi. In particolare internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di
solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio.
Esistono
però aspetti problematici: la velocità dell’informazione supera la nostra
capacità di riflessione e giudizio e non permette un’espressione di sé misurata
e corretta. La varietà delle opinioni espresse può essere percepita come
ricchezza, ma è anche possibile chiudersi in una sfera di informazioni che
corrispondono solo alle nostre attese e alle nostre idee, o anche a determinati
interessi politici ed economici. L’ambiente comunicativo può aiutarci a
crescere o, al contrario, a disorientarci. Il desiderio di connessione digitale
può finire per isolarci dal nostro prossimo, da chi ci sta più vicino. Senza
dimenticare che chi, per diversi motivi, non ha accesso ai media sociali, rischia di essere escluso.
Questi
limiti sono reali, tuttavia non giustificano un rifiuto dei media sociali; piuttosto ci ricordano
che la comunicazione è, in definitiva, una conquista più umana che tecnologica.
Dunque, che cosa ci aiuta nell’ambiente digitale a crescere in umanità e nella
comprensione reciproca? Ad esempio, dobbiamo recuperare un certo senso di
lentezza e di calma. Questo richiede tempo e capacità di fare silenzio per
ascoltare. Abbiamo anche bisogno di essere pazienti se vogliamo capire chi è
diverso da noi: la persona esprime pienamente se stessa non quando è
semplicemente tollerata, ma quando sa di essere davvero accolta. Se siamo
veramente desiderosi di ascoltare gli altri, allora impareremo a guardare il
mondo con occhi diversi e ad apprezzare l’esperienza umana come si manifesta
nelle varie culture e tradizioni. Ma sapremo anche meglio apprezzare i grandi
valori ispirati dal Cristianesimo, ad esempio la visione dell’uomo come
persona, il matrimonio e la famiglia, la distinzione tra sfera religiosa e sfera
politica, i principi di solidarietà e sussidiarietà, e altri.
Come
allora la comunicazione può essere a servizio di un’autentica cultura
dell’incontro? E per noi discepoli del
Signore, che cosa significa incontrare una persona secondo il Vangelo?
Come è possibile, nonostante tutti i nostri limiti e peccati, essere veramente
vicini gli uni agli altri? Queste domande si riassumono in quella che un giorno
uno scriba, cioè un comunicatore, rivolse a Gesù: «E chi è mio prossimo?» (Lc 10,29). Questa domanda ci aiuta a
capire la comunicazione in termini di prossimità. Potremmo tradurla così: come
si manifesta la “prossimità” nell’uso dei mezzi di comunicazione e nel nuovo ambiente creato dalle tecnologie
digitali? Trovo una risposta nella parabola del buon samaritano, che è
anche una parabola del comunicatore. Chi comunica, infatti, si fa prossimo. E
il buon samaritano non solo si fa
prossimo, ma si fa carico di quell’uomo che vede mezzo morto sul ciglio
della strada. Gesù inverte la prospettiva: non si tratta di riconoscere l’altro
come un mio simile, ma della mia capacità di farmi simile all’altro. Comunicare
significa quindi prendere consapevolezza di essere umani, figli di Dio. Mi
piace definire questo potere della comunicazione come “prossimità”.
Quando
la comunicazione ha il prevalente scopo
di indurre al consumo o alla manipolazione delle persone, ci troviamo di fronte
a un’aggressione violenta come quella subita dall’uomo percosso dai briganti e
abbandonato lungo la strada, come leggiamo nella parabola. In lui il levita e
il sacerdote non vedono un loro prossimo, ma un estraneo da cui era meglio
tenersi a distanza. A quel tempo, ciò che li condizionava erano le regole della
purità rituale. Oggi, noi corriamo il rischio che alcuni media ci condizionino al punto da farci ignorare il nostro prossimo
reale.
Non
basta passare lungo le “strade” digitali, cioè semplicemente essere connessi:
occorre che la connessione sia accompagnata dall’incontro vero. Non possiamo
vivere da soli, rinchiusi in noi stessi. Abbiamo bisogno di amare ed essere
amati. Abbiamo bisogno di tenerezza. Non sono le strategie comunicative a
garantire la bellezza, la bontà e la verità della comunicazione. Anche il mondo
dei media non può essere alieno dalla
cura per l’umanità, ed è chiamato ad esprimere tenerezza. La rete digitale può essere un luogo ricco di umanità,
non una rete di fili ma di persone umane. La neutralità dei media è solo apparente: solo chi
comunica mettendo in gioco se stesso può rappresentare un punto di riferimento.
Il coinvolgimento personale è la radice stessa dell’affidabilità di un
comunicatore. Proprio per questo la testimonianza cristiana, grazie alla rete,
può raggiungere le periferie esistenziali.
Lo
ripeto spesso: tra una Chiesa accidentata che esce per strada, e una Chiesa
ammalata di autoreferenzialità, non ho dubbi nel preferire la prima. E le strade sono
quelle del mondo dove la gente vive, dove è raggiungibile effettivamente e
affettivamente. Tra queste strade ci sono anche quelle digitali, affollate di
umanità, spesso ferita: uomini e donne che cercano una salvezza o una speranza.
Anche grazie alla rete il messaggio cristiano può viaggiare «fino ai confini
della terra» (At 1,8). Aprire le
porte delle chiese significa anche aprirle nell’ambiente digitale, sia perché
la gente entri, in qualunque condizione di vita essa si trovi, sia perché il
Vangelo possa varcare le soglie del tempio e uscire incontro a tutti. Siamo
chiamati a testimoniare una Chiesa che sia casa di tutti. Siamo capaci di
comunicare il volto di una Chiesa così? La comunicazione concorre a dare forma
alla vocazione missionaria di tutta la Chiesa, e le reti sociali sono oggi uno
dei luoghi in cui vivere questa vocazione a riscoprire la bellezza della fede,
la bellezza dell’incontro con Cristo. Anche nel contesto della comunicazione
serve una Chiesa che riesca a portare calore, ad accendere il cuore.
La
testimonianza cristiana non si fa con il bombardamento di messaggi religiosi,
ma con la volontà di donare se stessi agli altri «attraverso la disponibilità a
coinvolgersi pazientemente e con rispetto nelle loro domande e nei loro dubbi,
nel cammino di ricerca della verità e del senso dell’esistenza umana» (Benedetto XVI, Messaggio per la XLVII Giornata Mondiale delle Comunicazioni
Sociali, 2013). Pensiamo all’episodio dei discepoli di Emmaus. Occorre
sapersi inserire nel dialogo con gli uomini e le donne di oggi, per
comprenderne le attese, i dubbi, le speranze, e offrire loro il Vangelo, cioè
Gesù Cristo, Dio fatto uomo, morto e risorto per liberarci dal peccato e dalla
morte. La sfida richiede profondità, attenzione alla vita, sensibilità
spirituale. Dialogare significa essere convinti che l’altro abbia qualcosa di
buono da dire, fare spazio al suo punto di vista, alle sue proposte. Dialogare non significa rinunciare alle
proprie idee e tradizioni, ma alla pretesa che siano uniche ed assolute.
L’icona
del buon samaritano, che fascia le ferite dell’uomo percosso versandovi sopra
olio e vino, ci sia di guida. La nostra comunicazione sia olio profumato per il
dolore e vino buono per l’allegria. La nostra luminosità non provenga da
trucchi o effetti speciali, ma dal nostro farci prossimo di chi incontriamo
ferito lungo il cammino, con amore, con tenerezza. Non abbiate timore di farvi
cittadini dell’ambiente digitale. È importante l’attenzione e la presenza della
Chiesa nel mondo della comunicazione, per dialogare con l’uomo d’oggi e
portarlo all’incontro con Cristo: una Chiesa che accompagna il cammino sa
mettersi in cammino con tutti. In questo contesto la rivoluzione dei mezzi di
comunicazione e dell’informazione è una grande e appassionante sfida, che
richiede energie fresche e un’immaginazione nuova per trasmettere agli altri la
bellezza di Dio.
Dal Vaticano, 24
gennaio 2014, memoria di san Francesco di Sales
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Peter
Una riunione per presentare il progetto 'Bandiere Arancioni'
Pietramelara. Il Comune di Pietramelara è riuscito a
superare la penultima tappa per il raggiungimento di un importante
obiettivo, l'ottenimento del marchio 'Bandiere Arancioni', promossa dal
Touring Club Italiano. La 'Bandiera Arancione' è un riconoscimento di
qualità turistico ambientale, equivalente più o meno alla bandiera blu
che viene assegnata ai Comuni balneari. Il programma territoriale
'Bandiere Arancioni', in coerenza con i principi sui cui si fonda il
TCI, promuove la conoscenza di luoghi poco conosciuti ma di grande
pregio e stimola il viaggiatore a visitare questi luoghi assaporandoli,
ma al tempo stesso avendone cura proprio perché preziosi. Il Comune di
Pietramelara, il consigliere comunale Antimo De Cesare e il Presidente della Pro Loco Pasquale Lombardo vogliono
illustrare dettagliatamente il progetto 'Bandiere
Arancioni'. E' stata fissata, infatti, una riunione tra tutti i c.d.
'portatori di interesse', quindi: commercianti, artigiani, membri di
associazioni che operano sul territorio e cittadini volenterosi, per
rendere tutti consapevoli del progetto e creare i presupposti per
ricevere l’ambito riconoscimento. La riunione si terrà venerdì 24
gennaio alle ore 20.30 presso la sala consiliare del Comune di
Pietramelara. Nell'occasione verrà approvato inoltre, per il secondo
anno consecutivo, il calendario unico degli eventi che ha avuto già un
ottimo successo nel 2013, e che si arricchirà di ulteriori iniziative e
manifestazioni. Ecco le dichiarazioni che ha rilasciato il consigliere
De Cesare: "Questa
opportunità è fondamentale perchè andrà a valorizzare il grande
patrimonio storico, culturale ed ambientale di Pietramelara, attingendo
ad una risorsa
importantissima ossia il rilancio del turismo e, quindi, dell’economia
locale. Inoltre è molto importante creare una produttiva sinergia con i
Comuni che appartengono alla nostra area geografica come Riardo e
Roccaromana, e che, quindi, si cercherà di creare un calendario unico
degli eventi anche per questi paesi in modo da far affluire un maggior
numero di persone durante le manifestazioni".
Andrea De Luca
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Peter
3° Giornata della belle zza sostenibile a Caserta
CASERTA. Lunedì 3 Marzo 2014 si terrà la terza "Giornata della Bellezza
Sostenibile", un evento a Impatto Zero® aperto a tutti i saloni di
bellezza d'Italia, promosso da Davines in collaborazione con LifeGate a
favore dell'ambiente. I saloni aderenti apriranno le proprie porte per
offrire i servizi di taglio e/o piega a fronte di un versamento di 15
euro dei clienti. Tutto l'incasso sarà quindi devoluto per contribuire
alla creazione e tutela di una foresta in crescita nella Riserva
Sakalalina nel Madagascar meridionale.
Ad aderire all'iniziativa in Terra di Lavoro sarà il parrucchiere
capodrisano Massimo Iodice, con il salone ubicato in via F. Marchesiello
a Caserta. Massimo Iodice, nato a Norimberga il 26 Agosto 1982, si avvicina al
mondo dell'hair-styling all'età di 8 anni quando entra per la prima
volta in una bottega di barbiere come piccolo aiutante. Determinato a
trasformare la sua curiosità in vera passione, all'età di 14 anni decide
di frequentare una scuola professionale per Parrucchieri, sostenendo
gli studi con l'attività pratica presso uno dei più importanti saloni
per donna della Campania. E' proprio qui che ha la possibiltà di
affiancare all'attività professionale quella di perfezionamento
frequentando numerosi corsi di aggiornamento che gli permettono di
apprendere molteplici tecniche di taglio ed acconciatura. Segue le più
importanti tendenze moda dettate dai più grandi coiffeur internazionali
come Aldo Coppola, Irvine Rusk, Trevor Sorbie ed Anthony Mascolo, solo
per citarne alcuni, presso le più importanti Accademie per Parrucchieri
come la Rusk, L'Oreal, Wella, Tigi e Davines. Nel 2008 decide di intraprendere un nuovo percorso, in piena autonomia,
aprendo un proprio salone nella città di Caserta, gettando così le basi
per una nuova fase di crescita professionale e di sperimentazione. Al
passo con le nuove tendenze e tecniche nell'arte dell'hair-styling,
cerca sempre di migliorarsi per garantire alla propria clientela il
massimo della professionalità e dell'innovazione. Dal 2011 Massimo Iodice Parrucchiere fa parte del progetto "Multi Space
Salon Partner" di una delle più importanti aziende mondiali, leader
nella cura dei capelli, la Davines. All'interno del salone, infatti,
vengono utilizzati esclusivamente prodotti Davines, realizzati con
componenti naturali (fino al 98%) che garantiscono una cura specifica
per cute e capelli nel massimo rispetto dell'ambiente. Nel 2011 e nel 2012 Massimo Iodice ha aderito al progetto LifeGate
"Giornata della Bellezza Sostenibile", grazie al quale l'incasso
giornaliero del salone è stato interamente devoluto per contribuire al
finanziamento del programma di tutela boschiva in Madagascar e di
riqualificazione urbana in Italia, diventando così il primo ECO-SALON
della Campania.
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Peter
GIORNALISTI, SABATO A CASERTA L’INCONTRO SU RICONGIUNGIMENTO E FORMAZIONE
Caserta. Sabato
25 gennaio, alle ore 11.30, nella sala della biblioteca del seminario vescovile,
in Piazza Duomo a Caserta, gentilmente concessa da don Nicola Lombardi,
Direttore dell'ISSR “San Pietro”, si terrà l’incontro sulle ultime novità sulla
professione giornalistica, dal ricongiungimento alla formazione, organizzato
dall’Associazione Giornalisti Casertani Trenta Righe. Ad illustrarne i
contenuti, all’appuntamento aperto a tutti colleghi della stampa, ci saranno
Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, e
Laura Viggiano, rappresentante della Campania nella Commissione nazionale
Lavoro autonomo FNSI. “Il ricongiungimento è l’occasione attesa da anni da
tanti colleghi per sanare una condizione che spesso è dovuta solo alle ben note
vicende di precariato e di lavoro nero; finalmente, dopo tante battaglie, si
prova a dare il dovuto riconoscimento a chi “professionista” lo è da anni e sul
campo. Proveremo assieme a chiarirne gli aspetti salienti”, spiega la
vicepresidente Antonella Palermo. “Abbiamo ritenuto utile – anticipa inoltre il
presidente di Trenta Righe, Giuseppe Perrotta – inserire nel corso
dell’appuntamento in programma per sabato anche una finestra informativa sulla
formazione che come giornalisti saremo presto chiamati tutti a fare. Il
presidente Lucarelli ce ne spiegherà tempi e modi”. L’incontro è aperto a tutte
le colleghe e i colleghi della stampa casertana.
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Peter
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