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Prof. Pietro Andrea Cappella |
PIEDIMONTE MATESE. Si è svolta presso la sala consiliare
del Consorzio di Bonifica del Sannio Alifano di Piedimonte Matese la Conferenza
dei Sindaci sul trasferimento dei 15
dipendenti dell’ex Consorzio di Bonifica della Valle Telesina presso l’Ente del
Sannio Alifano. Il Presidente del Consorzio Prof. Pietro Andrea Cappella durante i lavori della Conferenza dei
Sindaci ha illustrato alcune note esplicative della disciplina introdotta
dall’art.3 della Legge regionale n. 11 del 2012. “Sono ormai note alla popolazione ed agli amministratori locali – ha
ribadito il Prof. Cappella – le vicende
legate all’approvazione dell’articolo 3 della L.R. Campania n. 11/2012 con il
quale il Legislatore regionale ha disposto il “trasferimento” presso il
Consorzio di Bonifica del Sannio Alifano del personale (in numero 15 unità)
dipendente dell’ex Consorzio della Valle Telesina soppresso nel lontano 2002
per disposizione di una delibera regionale a causa di una grave situazione di
dissesto. La diffusione di notizie
non sempre corrette e la strumentalizzazione che, da più parti, si è fatta
dell’atteggiamento adottato dal Consorzio del Sannio Alifano a seguito
dell’introduzione della citata previsione normativa, hanno reso necessario un
incontro chiarificatore al fine di esplicitare, una volta per tutte ed alla
presenza dei soggetti – anche solo indirettamente – interessati i delicati
problemi che hanno sollevato e sollevano tutt’ora seri dubbi circa la concreta
possibilità di dare applicazione alla cennata disposizione. Si ritiene doveroso riassumere con la
massima chiarezza possibile i fatti e le problematiche tutt’oggi irrisolte al
fine di condividerle con gli amministratori che rappresentano i lavoratori ed
il territorio coinvolti nella vicenda ed anche per spiegare le ragioni delle
iniziative intraprese, sperando nella massima collaborazione al fine di risolvere
nel miglior modo possibile l’annosa questione. È necessaria una breve premessa:
a seguito della soppressione del Consorzio di Bonifica della Valle Telesina
avvenuta, come detto, nel lontano 2002, si è avuta una “riperimetrazione” tale
da accorpare il territorio rientrante in quel comprensorio a quello del Sannio
Alifano. Da quel momento in poi, con enorme sforzo e con grandi difficoltà, il
Consorzio del Sannio Alifano ha riorganizzato la propria forza lavoro al fine
di gestire anche le attività relative al territorio ad esso accorpato
occupandosi di re-distribuire funzioni e
competenze. Nel frattempo i dipendenti del soppresso Consorzio della Valle
Telesina hanno lavorato – per ben 10 anni – alle dipendenze della Gestione
Liquidatoria istituita dalla Regione e, dunque, di fatto alle dipendenze della
Regione Campania. A tali premesse di
fatto, deve aggiungersi un cenno sulla natura giuridica dei Consorzi di
Bonifica. Essi sono stati pacificamente qualificati dalla giurisprudenza
ordinaria ed amministrativa quali “enti pubblici economici” e, in quanto tali,
sono sottratti dal campo di applicazione delle disposizioni contrattuali
collettive relative al pubblico impiego, bensì sono sottoposti alla disciplina
di cui al libro V del codice civile relativa ai rapporti di impiego privato.
Manca, dunque, qualsivoglia base giuridica che consenta alla Regione di imporre
un’assunzione di personale per trasferimento senza il necessario coinvolgimento
– ed il conseguente assenso – dell’ente interessato. Nel mese di aprile 2012 il
Consorzio di Bonifica del Sannio Alifano venne informalmente a conoscenza di
una proposta di legge in corso di approvazione che riguardava il
“trasferimento” degli ex dipendenti del soppresso Consorzio di Bonifica della
Valle Telesina. Dall’esame dagli atti pubblicati sul sito della Regione
Campania emergeva lampante la scorrettezza dell’iter di approvazione seguito
dal Legislatore regionale e, soprattutto, la totale assenza di coinvolgimento
dell’ente interessato in palese violazione di legge, come si dirà. Così, in
data 26.04.2012, il Consorzio di Bonifica del Sannio Alifano inoltrava alla
Regione una nota evidenziando ai competenti organi regionali le illegittimità
sia procedurali che sostanziali riscontrate, diffidando gli stessi a non procedere
all’approvazione del progetto di legge. In particolare si rappresentava la
grave violazione dell’iter legislativo e si sottolineava come i vizi che
potevano apparire solo di tipo “formale” incidessero, in realtà, in modo
sostanziale sulle decisioni assunte dagli organi regionali e sulla concreta
applicabilità della disposizione di futura approvazione. Ed infatti è stato completamente omesso il
coinvolgimento del Consorzio del Sannio Alifano quale ente interessato ai sensi
dell’art. 40 dello Statuto della Regione Campania; così come pure è
stato violato l’art. 55 del vigente Regolamento interno consiliare che prevede
la necessaria consultazione da parte della competente Commissione di tutti gli
Enti interessati all’approvazione di un progetto di legge. Sono mancati,
inoltre, i pareri della Commissione Agricoltura e della Commissione Bilancio
nonché il parere del Consulta Regionale di Bonifica istituita ai sensi
dell’art. 15 della L.R. n. 4/2003, necessario visto che si tratta di un
intervento pubblico in materia di bonifica, oggetto proprio del parere
consultivo di detta Commissione. È
evidente che il mancato coinvolgimento di tali soggetti ha fatto sì che la Regione agisse in totale
solitudine e del tutto arbitrariamente. A tale diffida nulla seguiva da parte
degli organi regionali; solo il Prefetto di Napoli – cui pure l’atto era stato
inoltrato nella qualità di rappresentante dello Stato nei rapporti con le
autonomie ex art. 10 della L.n. 131/03 – riscontrava all’atto di diffida con
nota prot. n. 33886 del 15.05.2012 rappresentando “di aver interessato il
Presidente della Regione Campania al fine di acquisire notizie sulla vicenda di
che trattasi”. Senonchè nel frattempo la legge era già stata pubblicata sulla
base dell’illegittimo procedimento censurato (BURC n. 31 del 14.05.2012) e, con
nota del 15.05.2012, la
Regione Campania invitava il Consorzio ricorrente “…a voler
predisporre, in collaborazione con la Gestione Liquidatoria
del soppresso Consorzio, gli atti necessari per l’attuazione della richiamata
disposizione normativa” ignorando, ancora una volta, la concreta impossibilità
di dare esecuzione alla legge. Seguivano diverse note a firma della Gestione
Liquidatoria regionale dell’ex Consorzio di Bonifica della Valle Telesina con
cui si invitava il Consorzio del Sannio Alifano a predisporre quanto necessario
per procedere al trasferimento. Nel frattempo il Consorzio riceveva diverse
richieste di incontri da parte dei dirigenti regionali coinvolti
nell’approvazione della legge. Si tenevano alcuni incontri informali durante i
quali, pur ribadendo con forza le perplessità relative ad una evidente carenza
di impegno di spesa da parte della Regione
per gli oneri derivanti dall’assunzione del personale trasferito, ed i
problemi connessi alla gestione pregressa del rapporto di lavoro (avendosi
notizia di gravosissimi contenziosi e pendenze in materia retributiva e
previdenziale che comporterebbero il sicuro ed immediato dissesto dell’ente
subentrante nel rapporto di lavoro) nessuna risposta è stata fornita dai
dirigenti regionali. Anche se si è trattato di incontri informali, si ritiene
opportuno segnalare che i problemi sottoposti all’attenzione dei dirigenti non
solo sono rimasti senza risposta ma, addirittura, tali dirigenti, pur di
liberarsi dell’antico problema, hanno suggerito al Consorzio di assumere il
personale e poi provvedere a licenziarlo qualora fosse impossibile sopportarne
i costi (sic!). Del resto tale “indicazione” è stata addirittura palesa
nell’ultimo provvedimento adottato dalla Regione laddove, con riferimento al
contributo per i costi annui del personale interessato (come detto, previsto
solo per il 2012), nel ritenere che questo “appare sufficiente” si legge quanto
segue: “Diversamente se ci si riferisce alla mancata erogazione del contributo
per gli anni successivi al 2012.
In simile ipotesi, spetta doverosamente agli
amministratori del Consorzio mantenere in ordine i conti e soprattutto adottare
ogni utile provvedimento, compreso la riduzione del personale, per evitare un
possibile dissesto finanziario dell’Ente.” Insomma, si dice al Consorzio di
assumere per “trasferimento” quindici lavoratori e poi si “suggerisce” allo
stesso di procedere alla riduzione di personale (licenziamento) per “mantenere
in ordine i conti”! In ogni caso, anche gli ulteriori chiarimenti richiesti non
sono mai stati forniti. Ad oggi non è dato sapere: cosa debba intendersi per “trasferimento” del personale in
considerazione che esso appartiene ad un Ente ormai soppresso dal 2002;Quali
siano le conseguenze sul piano previdenziale e degli oneri connessi al
trattamento di fine rapporto, in considerazione che la previsione legislativa
in oggetto prevede una spesa solo per il 2012 che copre le sole retribuzioni; Quale certezza si abbia della copertura finanziaria per gli anni successivi a
quello in corso, in quanto nella Legge vi è una mera previsione programmatica;
Come gestire il fatto che risulta l’esistenza di un contenzioso in atto con gli
Istituti previdenziali e con l’Agenzia delle Entrate che riguarda gli ex
dipendenti del Consorzio Valle Telesina; Come gestire il raddoppio di molte
posizioni funzionali che si creerebbe all’interno del Consorzio (ad es. doppia
Direzione Amministrativa), con inevitabili ripercussioni negative sul piano
dell’organizzazione del lavoro e dei servizi del Consorzio, oltre che sul piano
dei diritti acquisiti; L’impossibilità per legge di assumere personale a tempo
indeterminato senza la certezza di una copertura finanziaria. Si pensi,
infatti, che laddove vi fosse l’assunzione tout court dei dipendenti del
disciolto ente non soltanto non vi sarebbe, come detto, alcuna certezza di
copertura finanziaria, ma vi sarebbe il raddoppio di alcune posizioni (è
eclatante, ad esempio, che vi sarebbero due Direttori Amministrativi), nonché
l’impossibilità logicista di allocare nella sede del Consorzio i dipendenti. Quanto
all’assenza di un impegno di spesa da parte della Regione, considerato il costo
annuo dei dipendenti che oggi si vorrebbero trasferire e considerata l’assenza
di un effettivo impegno di spesa da parte della Regione per gli anni successivi
a quello in corso (possibilità della quale si dubita fortemente vista
l’impossibilità per la Regione,
in ossequio al patto di stabilità, di assumere un impegno di spesa per nuove
assunzioni cui, di fatto, l’ipotesi in esame va equiparata) allo stato
bisognerebbe aumentare del 28,47%
entrambi i ruoli di contribuenza del Sannio Alifano e quelli della Valle
Telesina. Ciò in violazione dei principi costituzionali di cui agli artt. 3, 41
e 97 come si è detto nel ricorso dinanzi al TAR. Se poi tali costi venissero
imputati unicamente al comprensorio della Valle Telesina ne deriverebbe, per tale comprensorio,
addirittura un aumento del 99,63%,
ossia il raddoppio dei ruoli di contribuenza. È evidente che i descritti
effetti sono palesemente contrastanti con l’art. 53 della Costituzione perché
mancherebbe qualsiasi forma di proporzionalità del tributo rispetto alla
capacità contributiva; non solo, ma vi sarebbe anche una enorme
sproporzione tra il costo del tributo ed il servizio reso che rimarrebbe
identico a com’è oggi. L’assenza dei chiarimenti richiesti in ordine ai
denunciati vizi di approvazione della legge, unitamente alla necessità di
tutelare sia l’Ente stesso da un probabile dissesto e sia gli stessi lavoratori
da trasferire che, stando così le cose, non avrebbero comunque alcuna garanzia
di stabilità, come si vede, non lasciavano altra scelta se non quella di
impugnare i provvedimenti con cui la
Regione aveva ordinato al Consorzio di procedere all’immediata
assunzione. Oggi la nota prot. n. 0535734 del 12.07.2012 adottata dalla Regione
è stata sospesa dal Tribunale Amministrativo Regionale che, il 12 settembre
prossimo si pronuncerà in sede collegiale sulla domanda cautelare e,
probabilmente, sulla questione di illegittimità costituzionale sollevata
incidentalmente. Com’è noto sono continue le richieste di assunzione da parte
dei lavoratori che dovrebbero essere trasferiti. Richieste tutte legittime ma
che, allo stato dei fatti, non possono trovare esecuzione. E ciò – lo si è
detto – prima di tutto nel loro interesse dal momento che senza la copertura
finanziaria e senza che vi sia una effettiva esigenza delle posizioni
lavorative da assumere, tali lavoratori potrebbero perdere il posto di lavoro
(così come potrebbero perderlo anche i dipendenti attuali nel caso attivazione
della procedura di riduzione del personale) all’indomani di una eventuale,
irresponsabile assunzione in esecuzione della scellerata disposizione
normativa”.
Pietro
Rossi