Adelaide Tronco |
CASERTA. La
presidente provinciale ENDAS Adelaide
Tronco, da sempre impegnata nella difesa dei diritti dei più deboli,
solleva la questione dei farmaci equivalenti, più economici di quelli noti, ma
contenenti i medesimi principi attivi. “Sono
convinta che l’opportunità costituita dai farmaci generici non è pubblicizzata
abbastanza – ha dichiarato la presidente Tronco – e per questo ho chiesto un parere personale e professionale ad una
giovane farmacista che collabora con l’ENDAS Caserta, la dott.ssa Alessia Merola”. Questo quanto dichiarato dalla giovane
farmacista. “Nei confronti dei farmaci equivalenti c’è, oggigiorno, molta
diffidenza nonostante i farmacisti, che come me, cercano, invano, di spiegare
ai pazienti che i principi attivi sono gli stessi presenti nel medicinale di
marca. Il farmaco equivalente, in gergo
generico, è un farmaco non più coperto da brevetto, che presenta diversamente
dal nome commerciale o di fantasia (denominato dall’azienda), il nome del
principio attivo, seguito da quello dell’azienda farmaceutica produttrice, ove per
principio attivo si intende la sostanza attiva farmacologicamente presente nel
medicinale. Esso ha le stesse proprietà
terapeutiche del farmaco originale, efficacia e sicurezza. Infatti, per poter
essere lanciati in commercio devono rigorosamente rispondere a severi controlli
e alle medesime caratteristiche di bioequivalenza della specialità medicinale. L’unica
variazione è attribuita agli eccipienti, sostanze coadiuvanti e
farmacologicamente inerti, non incidenti sulla salute. In termini di costi, il generico deve essere,
per legge, inferiore al 20% rispetto al farmaco di marca. E come
precedentemente detto, tale costo inferiore è dovuto solo ed esclusivamente al
fatto che principi attivi non sono più coperti da brevetto, ossia le ditte produttrici
non sostengono le spese di ricerca (sostenute invece dalle aziende scopritrici
che lanciano il brand), bensì solo quelle di produzione. Il precedente è l’unico
motivo del basso costo del medicinale generico, diversamente da quanto creda la
maggior parte dei pazienti. Difatti,
alla domanda quotidianamente effettuata: “Generici o originali?”, ecco le
risposte più gettonate:
-
“Sta scherzando? Non voglio morire! Solo originali! - Non esiste, sono
velenosi! - No, sempre e solo tutti di
marca, ho chiesto al medico sulla possibilità di utilizzo del generico, ma è
contrario, afferma che siano pericolosi!
- Per carità! Si tratta della nostra salute, non badiamo troppo a quell’euro
speso in più per l’acquisto di un farmaco ma piuttosto badiamo alla “qualità”
dei farmaci che assumiamo”.
Alla stessa domanda rivolta
a pazienti “medici”:
“Non
si preoccupi, sono un medico, sono consapevole che hanno la stessa efficienza,
mi dia i generici!”
A qualcuno, facente parte
della stessa schiera, a cui mi è capitato di non chiedere su quale optasse, in
seguito a presentazione di ricetta in cui era stato riportato solo il nome del
medicinale originale (lasciando stare questo aspetto), mi è stato, addirittura,
chiesto di staccare le fustelle del branded già apposte e di sostituire col
generico. Ed alla mia diversa domanda
rivolta ad essi circa il comportamento ostile nei confronti degli equivalenti
da parte della maggior parte degli anziani (dietro loro consiglio), mi si
confida lo facciamo “per accontentare gli informatori” o mi si risponde più
schiettamente con un gesto di dita, volto ad indicare danaro. Dunque, la classe sociale bassa e disagiata è
quella più assidua acquistatrice di farmaci griffati, diversamente dal ceto
elevato, di cui primi in classifica i medici stessi ed altri professionisti
della salute, consumatori di generici! Concludendo,
dopo pochi mesi dall’inizio della mia carriera professionale realizzo che la
mancanza di fiducia del popolo su suddetti farmaci esiste purtroppo a causa di
accordi tra rappresentanti di case farmaceutiche e l’altra categoria di camici
bianchi. Infatti, parte della classe medica, complice e silenziosa sulla verità
positiva dei generici, crea falsi allarmismi sulla loro qualità, divulgando al
popolo, ignorante e non consapevole, informazioni errate, quali la produzione
degli stessi senza “coscienza”, contribuendo a mantenere elevato il business e
gli affari, e facendo, quindi, delle malattie altrui un profitto economico. Davvero
preoccupante che il rapporto di fiducia tra paziente e medico possa essere
condizionato da simili ragioni. Allo stesso tempo, come contestare una
prescrizione e far capire tutto ciò ai malati sofferenti che pur di guarire si
affidano ciecamente al loro medico curante?”
Dott.ssa ALESSIA
MEROLA