TORA E PICCILLI - (Caserta) - Cinquantasei passi nel tempo, cinquantasei fotogrammi conservati perfettamente come in uno scrigno, per oltre trecentomila anni: custoditi e valorizzati da oltre mezzo secolo da
Alfredo Iulanis(foto a lato), noto storico locale, autore di diverse pubblicazioni. Si deve a lui, l’importante scoperta, la consacrazione delle impronte di Tora e Piccilli: demonizzate e amate dalla gente del posto, in un rapporto di odio-amore.
Nonno Alfredo, è un distinto ed elegante signore di 88 primavere, “portate” splendidamente. Alto, baffetti curati, con un fisico assai tonico: nei lineamenti ricorda Simon Wiesenthal, il cacciatore di nazisti (anche Alfredo salvò tantissimi ebrei). Ex carabiniere del battaglione Jugoslavia, scampato per miracolo nell’ultimo conflitto- guida perfetta per il cronista, nell’emozionante ed affascinante escursione, che ci ha condotto sulle tracce fossili del “nonno” di Neanderthal. Una bella e solida famiglia, la sua. Amante dell’arte in tutte le sue espressioni: due splendidi figli, entrambi insegnanti (pregevoli le poesie di Rita, docente di lettere).Un signore d’altri tempi, “innamorato” delle orme, quanto della signora Lorena, gentilissima consorte, che per amore, oltre mezzo secolo fa lasciò la sua Pisa- per stabilirsi qui a Tore e Piccilli, piccolo e suggestivo paese dell’Alto Casertano, che sorge alle
falde del massiccio vulcanico di Roccamonfina. Con la cava di tufo, di sua proprietà, è venuto su gran parte del paese: il prelibato olio di oliva, ancora oggi è prodotto nel modernissimo frantoio, di famiglia.
Millecentosessantotto, le anime “combattute” dal diavolo! Millecentosessantotto persone, suddivis tra commercianti, artigiani, impiegati e fior di professionisti. Gente onesta, cordiale, disponibile, ricca di umanità, gente che produce. Un vulcano che erutta ricchezza d’animo.
Altro che “Paese del Diavolo”, qui il paesaggio è incantevole, incontaminato. Un presepe vivente, un paradiso. Ma quale Satana! Diabolico, invece il tortuoso percorso per arrivare al sito.
Un sentiero-ruscello, attraversato con destrezza Nobel dal nostro atletico Cicerone, che ci invita senza fortuna ad armarci di un bastone , per affrontare il tour, per arrivare alle piste fossili, senza fatture! Pardon fratture. Alla nostra incoscienza, pone rimedio, porgendoci l’asta d’appoggio. Foresta, il nome della località, le liane non mancano: un pensiero infantile ci sfiora, il desiderio di aggrapparci alle lunghissime funi vegetali e “librarci” nel vuoto. Idea repentinamente abortita, una scena di fantozziana memoria risparmiata! L’escursione continua, tra non poche difficoltà- tra fango e roccia accarezzata dall’acqua. Acqua imbiancata dal tipo di pietra. Il tempo di pensare… ma quali orme del diavolo! E , patatrac! Si rompe l’asta di appoggio. Finito per le terre. E’ il segno del demonio, incredulità pagata cara. Il viaggio prosegue tra anfratti e grotte profonde, nascoste dalla fitta vegetazione: in queste “catacombe”, nella seconda guerra mondiale scesero e si rifugiarono al sicuro, gli abitanti del paese. Diciassette minuti per l’approdo sulla pista fossile. Numero inquietante. Ma è solo una coincidenza. “ Ecco, da questo punto iniziano le “Ciampate del Diavolo”- precisa Iulanis. Orme che si configurano su tre livelli. Cinquantasei passi, lasciati da un ominide, in un periodo compreso tra 325 mila e 385 mila anni fa. La datazione fornita dagli esperti, all’inizio anch’essi scettici sul valore scientifico di queste orme.
Una passeggiata nel tempo, ancora più emozionante, allorquando “Nonno Alfredo”, mostra mimando l’omonimo Alfredo, l’ominide di tanti anni fa, nel percorso pendente, forse scivolato, rialzatosi con l’aiuto di una mano, cui è verosimile con le ginocchia l’impronta, per proseguire poi il cammino.(Vedi sequenza a lato) Orme che diventano più profonde nella parte bassa del banco di tufo vulcanico, indicate una ad una con il bastone dal “Signore delle Ciampate”, che si sposta sul forte pendio roccioso, con invidiabile agilità: senza alcun affanno, nonostante la veneranda età. Per ogni orma indicata, traspare nel volto la stessa, forte emozione, occhi che s’illuminano: nel roteare nell’aria frizzantina, il bastone, per indicare impronte sempre più profonde, che convertono e convincono anche i più scettici. Macché scherzo della natura! E’ un miracolo della natura riuscita a conservare questi “documenti” all’aperto, per quasi 400 mila anni.
“Questa fitta vegetazione- sottolinea Iulanis, potrebbe celare altre impronte, utili per la ricerca- orme che sento “mie”, menzionate in due libri da me pubblicati: a dispetto di chi ora cavalca la tigre”- (dice con una gran dose di amarezza e gli occhi lucidi, che non riescono a trattenere una lacrima che scende piano, piano –arrestata dalle espressive rughe) .“Signori” del comprensorio, a caccia di notorietà, fattisi avanti solo ora, dopo la diffusione della notizia e degli studi, pubblicati dall’autorevole rivista scientifica inglese Nature”. Avvoltoi e sciacalli avventatisi impropriamente sulla storia delle Ciampate, che, pur di vedere il proprio nome sui giornali, hanno sgomitato, occupando spazi mediatici che spettavano di diritto, a chi per tanti anni ha cercato di sensibilizzare enti ed istituzioni, sognando la consacrazione delle orme, attribuite dallo stesso ai Sanniti molisani. Il tempo è volato, ci tocca risalire- riponiamo la nostra digitale nel marsupio, che proteggeremo nella difficile risalita. Il bottino fotografico è t
roppo importante. Il diavolo stavolta, non ci mette lo zampino! E nemmeno la coda! Nessuno sgambetto. Sani e salvi con l’intero book. Si conclude così il nostro viaggio nel tempo, reso possibile dalla grande disponibilità di un uomo eccezionale, che ci saluta affettuosamente, non prima di averci offerto, con la moglie, nella sua graziosa villetta, un dissetante drink e buonissimi biscotti tipici della zona.
Una giornata emozionante, per tutti, che ha fatto “fibrillare”anche il gelido cuore del cronista: giunto alle “Ciampate del Diavolo”, grazie ad un “angelo”. Un angelo-guida chiamato, Alfredo, proprio com’è stato battezzato l’ominide. Un premio simbolico, che la coscienza del bene compiuto regala agli uomini di buona volontà. Riconoscimento più che meritato, per un uomo che ama follemente il ridente borgo natio, la sua terra, la sua gente, gli usi ed i costumi: che ha creduto nelle cinquantasei “creature”, insistendo caparbiamente per valorizzarle, affrontando le immancabili di
ffidenze, freddezze ed assenteismi istituzionali. Lunedì 31 maggio alle 21:00 il programma Voyager di Raiue condotto da Roberto Giacobbo parlerà delle famose orme.