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On. Aldo Patriciello |
Due interrogazioni presentate alla
Commissione europea dall’On. Aldo Patriciello pongono all’attenzione comunitaria
altrettanti questioni strettamente legate al settore agricolo e in particolare
alla tutela dei prodotti italiani e alla garanzia della biodiversità delle
colture. La prima riguarda la richiesta di maggiore tutela dell’olio d’oliva
italiano da pericoli di frode e sofisticazione alimentare. In particolare
Patriciello chiede alla Commissione, a seguito del ritiro della proposta di
normativa che vietava l’utilizzo di olio sfuso sulle tavole dei ristoranti, di
intraprendere un percorso legislativo che possa “tutelare la qualità, la trasparenza e la sicurezza dell’olio d’oliva,
al fine di rafforzare la posizione sui mercati mondiali, incoraggiando una
produzione di alta qualità di cui possano beneficiare coltivatori,
trasformatori, commercianti e consumatori europei. Il dibattito circa il divieto di utilizzo di oli sfusi - commenta - risulta essere un elemento essenziale per la lotta alle frodi,
soprattutto per i nostri prodotti italiani leader in tutto il mondo, e
garantisce quella tutela dei consumatori che rappresenta uno dei principi
fondanti del mercato comune e che è stata ulteriormente rafforzata di recente
con il regolamento 1169/2011. In Europa si è diffusa la pratica, portata avanti
da produttori e intermediari del commercio, di miscelare oli comunitari con
quelli extracomunitari e di vendere poi il prodotto finito con simboli e marchi
italiani e con un conseguente inganno ai danni del consumatore finale. Ebbene
questa pratica penalizza fortemente il nostro made in Italy e così come fatto
dalla legge Mongiello anche l’Europa deve inasprire le regole
sull’etichettatura dei prodotti. Il percorso normativo era stato avviato ma il
Commissario all’Agricoltura ha annunciato il ritiro della proposta nonostante sia
stata sostenuta da ben 14 Stati membri inclusa l’Italia. Questo ha, ovviamente,
permesso ai ristoranti ed esercizi vari di servire olio sfuso, in bottiglie
prive di etichetta e non sigillate a danno di noi consumatori. Per questo ho
presentato questa interrogazione, certo che l’Europa abbia bisogno di ripristinare
un percorso normativo di tutela di un settore che con 450 milioni di valore
annui costituisce un fiore all’occhiello del comparto agricolo del nostro paese”.
‘Plant Reproductive Material’ è invece il nome della proposta di legge che intende
registrare tutte le piante, i semi, gli ortaggi e i giardinieri comunitari
tramite la dichiarazione di ‘coltivazione illegale’ di tutti quei semi di
ortaggi non analizzati e approvati dall’Agenzia delle varietà vegetali europee.
Patriciello pone all’attenzione della Commissione europea la reale bontà della
proposta che non garantirebbe, se approvata, la biodiversità e il libero
commercio dei semi. “Pur essendo
indirizzata per lo più ai grandi produttori - ha affermato nel testo
dell’interrogazione - con tale proposta
si stabilisce un precedente che, prima o poi, porterà anche i piccoli
coltivatori a dover rispettare le stesse regole; credo quindi che tale proposta
di legge se approvata ucciderebbe qualsiasi sviluppo per i piccoli coltivatori
diretti dell’intera comunità europea, avvantaggiando così i grandi monopoli
sementieri. La diversificazione è sempre stata la strategia di innovazione
agricola più diffusa e di successo, non dobbiamo eliminarla. In gioco vi è la
libertà dei contadini di conservare le sementi, di scambiarle, di sviluppare
nuove varietà; perciò, in contrasto con l’attuale tendenza verso la monocultura
e l’erosione genetica, proprio la diversità deve tornare ad essere strategia di
punta per lo sviluppo futuro delle sementi”.
Bruxelles,
Ufficio Stampa On. Aldo Patriciello