Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Paolo Aragosa, architetto di Avellino, originario di Limatola – che- il 9 maggio ha inviato agli organi di stampa di Caserta. Il professionista avellinese descrive l’odissea vissuta nella reggia della vergogna, dei vù cumprà e dei cani randagi. Lettera verosimilmente finita negli uffici della Soprintendenza, per il passato finita nel mirino di Famiglia Cristiana e Striscia La Notizia.
Gentile direttore, giovedì 22 aprile ho partecipato al seminario “Il restauro della Castelluccia nel bosco vecchio della Reggia di Caserta”, una delle numerose iniziative per conoscere e riscoprire l’arte, messe in campo in Campania e su tutto il territorio nazionale dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali per la XII settimana della cultura. All’evento, tenutosi appunto nel parco della Reggia presso il grazioso castello in miniatura ideato per il divertimento del giovane Ferdinando IV di Borbone e oggi restaurato, erano presenti numerose autorità civili e militari e un folto numero di visitatori. Verso le 13.00 si inizia, ci si addentra nella struttura e si comincia con il saluto delle Autorità. Ci sono la Soprintendente alla Reggia, un rappresentante della Direzione Nazionale Beni Culturali, una rappresentante del settore turismo e beni culturali della Regione Campania, il presidente dell’Ente Provinciale del Turismo, il presidente della Camera di Commercio, il presidente della Provincia di Caserta e il sindaco di Caserta. Ospite d’eccezione: la principessa Beatrice di Borbone, sopraggiunta per l’occasione dalla sua residenza di Parigi.
Prendono la parola uno alla volta e, come di consueto, non risparmiano i soliti convenevoli e attestazioni di stima reciproche autocelebrativi dell’importante risultato raggiunto.
Nelle pieghe dei discorsi celebrativi dell’evento, dalla Soprintendente si apprende che il restauro della Castelluccia è stato terminato nel 2008 e dal presidente dell’EPT che adesso la Castelluccia sarà inserita negli itinerari di visite e nel programma delle manifestazioni a farsi nella reggia.
Dalla dirigente del Settore BB.CC. della Regione si apprende l’importanza della “messa a sistema” dell’opera ai fini dello sviluppo del turismo e delle attività ad esso correlate.
Dal Presidente della Provincia si apprende invece che negli ultimi anni è notevolmente diminuito il numero dei visitatori della Reggia, notizia subito sconfessata dalla Soprintendente che ribatte lamentando la scarsa collaborazione degli Enti esterni (Provincia, Comune, etc..) nella valorizzazione del monumento causa, pertanto, dello scarso interesse da parte degli imprenditori del turismo o ad esso collegati.
Ebbene, nonostante tali risorse, descrivo quanto riscontrato il 22 aprile nel raggiungere la Castelluccia per l’evento sopra descritto. In auto arrivo nel parcheggio sottostante i giardini antistanti la reggia. Lascio l’auto e mi avvio verso l’uscita. Non riesco a capire da dove si esce e incontro persone che si chiedono e mi domandano la stessa cosa. Finalmente individuo le scale che portano all’uscita, tutte affiancate da scale mobili non funzionanti. Salgo due o tre lunghe scalinate e mi chiedo come farebbe un disabile. Guadagno l’uscita facendo attenzione a non calpestare la merce dei venditori ambulanti accampati qui e là come capita e scorgendo, tra l’altro, un extracomunitario che urina in un angolino. Percorro il viale in battuto con lo sguardo rivolto all’imponente facciata principale (sulla sinistra mi salta all’occhio dell’erba infestante presente sui cornicioni) e davanti all’ingresso della reggia assisto a una lite tra un venditore ambulante e un addetto della reggia: il venditore vuole entrare nella reggia e, riscontrando l’opposizione dell’addetto, urla e si dibatte indicando come altri suoi colleghi sostano e si muovono tranquillamente all’interno offrendo ai visitatori la propria merce. Entro nell’ampio porticato, prendo il biglietto gratuito e mi avvio per l’uscita verso il parco incontrando decine di venditori ambulanti che offrono la propria merce e zingari che chiedono l’elemosina. Faccio una piccola deviazione per i bagni in cui però non si può entrare per il tanfo. Appena nel parco mi dicono di aspettare un bus per raggiungere la Castelluccia. Ci sono comitive di ragazzi, scolaresche, tanta gente. Noto che i pullman passano tranquillamente attraverso la folla sfiorando i visitatori e le scolaresche con grande affanno e paura per le insegnanti che si dibattono per far spostare il più possibile i ragazzi. Dopo un po’ prendo il mio autobus e, sfiorando le folle, raggiungo la Castelluccia per l’evento sopra descritto. Al ritorno stessa cosa con il divertente epilogo che alla cassa del parcheggio, dovendo pagare tre euro, tiro fuori venti euro e il cassiere, nel dirmi di non potermi dare il resto, mi chiede di andare a procurarmi monete spicciole. Capisco la difficoltà, richiudo la macchina e vado a cambiare alla cassa del piano superiore.
Devo dire che l’importante monumento vive una situazione di vero degrado interno ed esterno, nonostante siano da poco ultimati i lavori di ripavimentazione del piazzale d’ingresso.
La Reggia è l’esempio lampante che il fallimento della strategia non è dovuto alle cause in precedenza descritte, ma alla politica in genere e a chi attraverso essa ha mal gestito fondi ed Enti di notevole importanza per lo sviluppo del turismo in Campania
La mancanza di programmazione degli operatori che dovrebbero preoccuparsi della promozione e tutela dell’importante monumento è riscontrabile proprio nell’avvenuto restauro della Castelluccia; la piccola struttura militare è stata restaurata già nel 2008, solo oggi viene inaugurata e ancora si parla di “messa a sistema” e di inserirla negli itinerari delle visite turistiche interne al parco.
Arch.Paolo Aragosa