
S.Maria la Fossa. 
Amiche, amici,  ragazze, ragazzi, autorità tutte, oggi 12 Novembre 2010 ricordiamo il  sacrificio dei “Cittadini in divisa”, di quegli uomini che con onore e  fedeltà combattono ogni giorno, sacrificando la loro vita, pur di  perseguire un nobile obiettivo: la difesa della patria. Il 12 novembre  2003 a Nassiriya, in Iraq, la base del contingente italiano impegnato  nella missione internazionale di pace Antica Babilonia, decisa dal  Governo italiano per dare un contributo alla  ricostruzione democra tica di quella nazione, fu obiettivo di un vile ed  ignobile attentato terroristico. Vi perirono dodici carabinieri, cinque  militari dell’Esercito e due civili. I nostri diciannove connazionali,  che donarono il bene supremo della vita ispirandosi ad un nobile intento  di pace che mirava a sostenere la rinascita e il progresso civile dello  Stato iracheno, divennero così un esempio di mirabile dedizione al  senso del dover  e e dell’amor patrio. L’esigenza di tener desta la memoria del  sacrificio dei connazionali caduti in missioni finalizzate a garantire  la pace e la sicurezza internazionale è oggi resa ancor più forte a  seguito di altre stragi che hanno colpito di recente i nostri militari  impegnati all’estero. Questa di Nassiriya è stata certamente la strage  che ha colpito più profondamente la nazione negli ultimi anni, ma molti  altri, purtroppo, sono gli italiani caduti all’estero nell’ambito di  missioni internazionali: dalla Somalia al Congo, dai Balcani al Libano,  dall’Afghanistan all’Iraq per costruire strade, ponti, scuole, ospedali o  per aiutare lo sviluppo con progetti di cooperazione. Non sono lì su  mandato di una parte politica, ma sono testimonianza che l’Italia sa  adempiere al suo dovere di grande Nazione in grado di favorire la pace  fra i popoli e l’integrazione fra culture diverse. L’intitolazione di  questa Piazza consentirà a tutti, non solo, la   possibilità di unirsi nel ricordo dei caduti tributando lo!  ro un do veroso omaggio e sentirsi più vicini al dolore che ha colpito le loro  famiglie, ma anche di essere orgogliosi di appartenere ad una Patria,  parte di una comunità internazionale, salda nei principi di libertà e di  democrazia, e capace di pagare un forte tributo di sangue nel mondo con  il suo impegno nella difesa di ideali condivisi. I “Cittadini in  divisa” sono una componente importante della nostra società, loro sono  parte di quelle Istituzioni che rappresentano lo Stato. Uno Stato che  servono con fedeltà e onore, spesso, fino all’estremo sacrificio. Di  loro leggiamo solo nei fatti di cronaca o quando la solennità delle  camere ardenti riesce a cogliere l’attenzione dei media ma poi le loro  vite, il loro coraggio e  la loro tenacia alimentati dal forte  patriottismo e dal senso di fedeltà vengono messi nell’oblio e  soppiantati da altre notizie futili che entrano tempestosamente e  giornalmente nelle nostre case. Perciò, come è doveroso, abbiamo v  oluto fare questa manifestazione nell’anniversario della loro morte per  continuare a ricordare questi eroi, che coraggiosamente hanno posposto  alla loro patria la stessa vita. Pertanto in questo giorno non solo  onoriamo questi martiri di guerra ma ringraziamo anche tutti coloro che  con tenacia continuano a servire lo Stato dentro e fuori dai propri  confini, speranzosi che, grazie al loro prezioso contributo, qualche  cambiamento sociale possa attuarsi e che si possano così, finalmente,  porre delle basi solide ad una Pace nel mondo. E’ proprio in onore di  questi uomini e in difesa dei valori e dei principi che hanno  condizionato le loro gloriose scelte che noi oggi siamo qui, a rendere  loro onore ma anche a ribadire che quei valori, che continuano a vivere  in altri uomini altrettanto coraggiosi, vanno difesi ogni giorno. “La guerra porta alla morte di molti ma non a quelle delle loro idee” poiché, come disse un grandissimo giudice, Giovanni Falcone: =9  3gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensio!  ni moral i e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”. Per  questo motivo, ognuno di noi deve essere in grado di conservare e  difendere quegli ideali, grazie ai quali possiamo oggi definirci  “Italiani”, ideali che hanno accompagnato le lotte e le opposizioni di  molti uomini, ideali che hanno portato alla morte di numerosi soldati e  ideali che continueranno a “camminare” sulle gambe di altri uomini  altrettanto valenti. Per questo debito di riconoscenza noi non dobbiamo  mai abbassare la guardia della democrazia ed evitare che le libertà così  sanguinosamente conquistate vengano perse. Le responsabilità di ciò  sono di tanti, dalla scuola ai mezzi di comunicazione, ma anche e più di  tutti della politica. Libertà è anche evitare la monopolizzazione della  società da parte di un ceto politico-amministrativo che sta man mano  perdendo i principi ed i valori della moralità e che sembra non fare le  veci dei cittadini, di noi cittadini, me compreso. Pe  r questo motivo si è deciso di non invitare politici di alcun  schieramento, facendo sì che questa cerimonia sia realizzata in modo  sobrio ma denso di significati e messaggi, soprattutto rivolti ai  giovani, che possano rimanere nella loro mente ma soprattutto nei loro  cuori. La nostra patria, sorta a prezzo di molte vite umane, di molti  sacrifici di eroi, non merita nel modo più assoluto di essere esautorata  da chi, per smania di protagonismo o megalomania, la renda solo un  mezzo per realizzare scopi personali. E’ importante ricordare  un  articolo straordinario della nostra Costituzione, che impegna la nostra  Nazione al ripudio della guerra e ad attivare tutte le forme  diplomatiche proprio per evitare i conflitti. All’interno di quel  principio costituzionale, la formazione, la decisione e la volontà  espresse in politica di azioni che promuovano la pace non sono  semplicemente un richiamo retorico e non è un caso che dal secondo  dopoguerra ad oggi l’Italia   abbia partecipato a ben 114 missioni militari fuori dai conf!  ini nazi onali. Di queste, 31 sono tutt’ora incorso. Le Forze armate italiane si  sono dimostrate quindi nei fatti uno strumento significativo per  consentire alla politica estera italiana di avere credibilità e di  assumere le proprie responsabilità nell’ambito delle organizzazioni  internazionali di cui fa parte. Lo Stato con politiche attive rendesse  quell’ideale qualcosa di più concreto e di più vicino. Non basta  semplicemente ricordare. Non si lenisce il dolore delle famiglie a cui  rimane un solo ricordo delle proprie perdite, ma si chiede proprio per  questo che a quella giornata venga dato significato, concretezza e  sostanza. Non servono né le parole né le prediche, bensì comportamenti  nei quali rispecchiarsi, per evitare che giornate come queste scadano  nella pura e semplice ritualità.
tica di quella nazione, fu obiettivo di un vile ed  ignobile attentato terroristico. Vi perirono dodici carabinieri, cinque  militari dell’Esercito e due civili. I nostri diciannove connazionali,  che donarono il bene supremo della vita ispirandosi ad un nobile intento  di pace che mirava a sostenere la rinascita e il progresso civile dello  Stato iracheno, divennero così un esempio di mirabile dedizione al  senso del dover  e e dell’amor patrio. L’esigenza di tener desta la memoria del  sacrificio dei connazionali caduti in missioni finalizzate a garantire  la pace e la sicurezza internazionale è oggi resa ancor più forte a  seguito di altre stragi che hanno colpito di recente i nostri militari  impegnati all’estero. Questa di Nassiriya è stata certamente la strage  che ha colpito più profondamente la nazione negli ultimi anni, ma molti  altri, purtroppo, sono gli italiani caduti all’estero nell’ambito di  missioni internazionali: dalla Somalia al Congo, dai Balcani al Libano,  dall’Afghanistan all’Iraq per costruire strade, ponti, scuole, ospedali o  per aiutare lo sviluppo con progetti di cooperazione. Non sono lì su  mandato di una parte politica, ma sono testimonianza che l’Italia sa  adempiere al suo dovere di grande Nazione in grado di favorire la pace  fra i popoli e l’integrazione fra culture diverse. L’intitolazione di  questa Piazza consentirà a tutti, non solo, la   possibilità di unirsi nel ricordo dei caduti tributando lo!  ro un do veroso omaggio e sentirsi più vicini al dolore che ha colpito le loro  famiglie, ma anche di essere orgogliosi di appartenere ad una Patria,  parte di una comunità internazionale, salda nei principi di libertà e di  democrazia, e capace di pagare un forte tributo di sangue nel mondo con  il suo impegno nella difesa di ideali condivisi. I “Cittadini in  divisa” sono una componente importante della nostra società, loro sono  parte di quelle Istituzioni che rappresentano lo Stato. Uno Stato che  servono con fedeltà e onore, spesso, fino all’estremo sacrificio. Di  loro leggiamo solo nei fatti di cronaca o quando la solennità delle  camere ardenti riesce a cogliere l’attenzione dei media ma poi le loro  vite, il loro coraggio e  la loro tenacia alimentati dal forte  patriottismo e dal senso di fedeltà vengono messi nell’oblio e  soppiantati da altre notizie futili che entrano tempestosamente e  giornalmente nelle nostre case. Perciò, come è doveroso, abbiamo v  oluto fare questa manifestazione nell’anniversario della loro morte per  continuare a ricordare questi eroi, che coraggiosamente hanno posposto  alla loro patria la stessa vita. Pertanto in questo giorno non solo  onoriamo questi martiri di guerra ma ringraziamo anche tutti coloro che  con tenacia continuano a servire lo Stato dentro e fuori dai propri  confini, speranzosi che, grazie al loro prezioso contributo, qualche  cambiamento sociale possa attuarsi e che si possano così, finalmente,  porre delle basi solide ad una Pace nel mondo. E’ proprio in onore di  questi uomini e in difesa dei valori e dei principi che hanno  condizionato le loro gloriose scelte che noi oggi siamo qui, a rendere  loro onore ma anche a ribadire che quei valori, che continuano a vivere  in altri uomini altrettanto coraggiosi, vanno difesi ogni giorno. “La guerra porta alla morte di molti ma non a quelle delle loro idee” poiché, come disse un grandissimo giudice, Giovanni Falcone: =9  3gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensio!  ni moral i e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”. Per  questo motivo, ognuno di noi deve essere in grado di conservare e  difendere quegli ideali, grazie ai quali possiamo oggi definirci  “Italiani”, ideali che hanno accompagnato le lotte e le opposizioni di  molti uomini, ideali che hanno portato alla morte di numerosi soldati e  ideali che continueranno a “camminare” sulle gambe di altri uomini  altrettanto valenti. Per questo debito di riconoscenza noi non dobbiamo  mai abbassare la guardia della democrazia ed evitare che le libertà così  sanguinosamente conquistate vengano perse. Le responsabilità di ciò  sono di tanti, dalla scuola ai mezzi di comunicazione, ma anche e più di  tutti della politica. Libertà è anche evitare la monopolizzazione della  società da parte di un ceto politico-amministrativo che sta man mano  perdendo i principi ed i valori della moralità e che sembra non fare le  veci dei cittadini, di noi cittadini, me compreso. Pe  r questo motivo si è deciso di non invitare politici di alcun  schieramento, facendo sì che questa cerimonia sia realizzata in modo  sobrio ma denso di significati e messaggi, soprattutto rivolti ai  giovani, che possano rimanere nella loro mente ma soprattutto nei loro  cuori. La nostra patria, sorta a prezzo di molte vite umane, di molti  sacrifici di eroi, non merita nel modo più assoluto di essere esautorata  da chi, per smania di protagonismo o megalomania, la renda solo un  mezzo per realizzare scopi personali. E’ importante ricordare  un  articolo straordinario della nostra Costituzione, che impegna la nostra  Nazione al ripudio della guerra e ad attivare tutte le forme  diplomatiche proprio per evitare i conflitti. All’interno di quel  principio costituzionale, la formazione, la decisione e la volontà  espresse in politica di azioni che promuovano la pace non sono  semplicemente un richiamo retorico e non è un caso che dal secondo  dopoguerra ad oggi l’Italia   abbia partecipato a ben 114 missioni militari fuori dai conf!  ini nazi onali. Di queste, 31 sono tutt’ora incorso. Le Forze armate italiane si  sono dimostrate quindi nei fatti uno strumento significativo per  consentire alla politica estera italiana di avere credibilità e di  assumere le proprie responsabilità nell’ambito delle organizzazioni  internazionali di cui fa parte. Lo Stato con politiche attive rendesse  quell’ideale qualcosa di più concreto e di più vicino. Non basta  semplicemente ricordare. Non si lenisce il dolore delle famiglie a cui  rimane un solo ricordo delle proprie perdite, ma si chiede proprio per  questo che a quella giornata venga dato significato, concretezza e  sostanza. Non servono né le parole né le prediche, bensì comportamenti  nei quali rispecchiarsi, per evitare che giornate come queste scadano  nella pura e semplice ritualità.  Tenente Massimiliano FICUCIELLO 
 
Luogotenente Enzo FREGOSI 
 
Aiutante Giovanni CAVALLARO 
 
Aiutante Alfonso TRINCONE  
 
Maresciallo Capo Alfio RAGAZZI  
 
Maresciallo Capo Massimiliano BRUNO 
 
Maresciallo Daniele GHIONE 
 
Maresciallo Filippo MERLINO 
 
Maresciallo Silvio OLLA  
 
Vice Brigadiere Giuseppe COLETTA 
 
Vice Brigadiere Ivan GHITTI 
 
Appuntato Domenico INTRAVAIA 
 
Carabiniere Scelto Horatio MAIORANA 
 
Carabiniere Scelto Andrea FILIPPA 
 
Caporal Maggiore Emanuele FERRARO 
 
Caporale Alessandro CARRISI 
 
Caporale Pietro PETRUCCI 
 
Dottor Stefano ROLLA 
 
Signor Marco BECI