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Giuseppe Agnone |
Giuseppe Agnone, 80 anni, vive tra
Caserta e il New Jersey. Storico-investigatore per hobby, da quando è in pensione gira il mondo, consultando
documenti in archivi e biblioteche, a
caccia di notizie, per far luce su eventi drammatici finiti nel dimenticatoio.
AGNONE, IL CACCIATORE DI STORIE
Grazie al suo fiuto riusci a stanare Wolfang
Lehnigk
Emden, il boia tedesco, che 68 anni fa
fece trucidare a Caiazzo 22 civili. Con
la visione dei microfilm del New York Times circa 20 anni fa, Agnone inizia la
caccia al responsabile della strage del 13 ottobre 1943, compiuta in un
casolare delle campagne casertane. Un dossier di
55 pagine, contenente “Il processo di Algeri”, coperto per 40 anni dal segreto
militare inchioderà poi il sottufficiale Lehnigk Emden, morto in Germania nel
2006.
Caiazzo(Caserta)- Strage dimenticata,
caduta nell’oblio, rimasta impunita, a sessantotto anni dalla drammatica sera
dell’eccidio, avvenuto il 13 ottobre del 1943,
in un casolare di Caiazzo, in provincia di Caserta, per ordine di
Wolfang Lehnigk Emden, giovane
sottotenente della Wermacht, che fece massacrare con violenza inaudita 22
civili.
Si deve a Josepf Agnone, italoamericano
originario di Castel di Sasso, la riapertura del caso della strage di Caiazzo.
Con una ricerca minuziosa durata anni, riuscìto all’inizio degli anni novanta a
scovare il responsabile dell’ eccidio. Migliaia di ore a spulciare negli
archivi americani, visionando documenti e microfilm di inviati di guerra del
New York Times, fino al 1983 coperti dal segreto militare: che lo condussero
alla realizzazione di un dossier, inviato nel 1988 alla Procura della
Repubblica di S.Maria Capua Vetere. Dal materiale emergevano la responsabilità
dei militari tedeschi nell’eccidio ed una parziale identificazione degli autori
della strage. Dossier di 55 pagine riguardante principalmente il cosiddetto
“Processo di Algeri”, coperto per 40 anni dal segreto militare che inchioderanno Emden:
ovvero gli atti di una commissione militare di
inchiesta, guidata dal colonnello Wiliam Clarck, che si occupò nel gennaio 1944
della strage.
Nel 1994 a S.Maria Capua Vetere un
processo platonico, condanna all’ergastolo Emden: nel 1995 la Cassazione tedesca
decreta la prescrizione del reato e lascia libero il boia di Caiazzo, che
porterà nella tomba nel 2006 i segreti dell’orrenda strage.
Troppo per i
giudici tedeschi, il mezzo secolo trascorso.
Oltre al danno,
la beffa per i parenti delle sfortunate vittime, cittadini compresi dell’intera
comunità.
Strage dimenticata, perché prima del gemellaggio con
Ochtendung, cittadina tedesca dell’autore
della strage, prima degli scambi culturali, di cortesia, di ospitalità
con i cittadini e borgomastri tedeschi,
era il caso di ricordare l’eccidio, con un degno sacrario, un museo per non dimenticare
quel sacrificio umano, da costruire sul luogo della strage, sul Monte
Carmignano. Un monumento anche semplice per deporre un fiore, non il
fantomatico museo e parco attrezzato sbandierato tanto. Gemellaggio nato per
far riflettere le nuove generazioni sulla guerra. Si deve al compianto parroco
di San Giovanni e Paolo, il solo, unico segno di quel triste evento: una croce
per deporre un fiore, posta sul luogo della strage.La dinamica non è mai stata
chiarita.
Due le ipotesi
su cosa avesse fatto scattare quella furia omicida.
Tra le quali:
l’uccisione di un soldato tedesco da parte dei civili,
o il torto di
aver indicato agli americani la sede del comando tattico della compagnia
tedesca (come recita l’epigrafe dettata nel 1945 da Benedetto Croce)
L’INTERVISTA A
GIUSEPPE AGNONE
Signor Agnone, In che modo ha scoperto i documenti?
"Tutto
è partito per passione, ero interessato alla storia della seconda guerra
mondiale e, in particolar modo, alla guerra del Volturno, e
così consultai alcuni microfilm di giornali. E sul New York Times del 14 ottobre 1943 trovai
un articolo che fece scattare la molla per una ricerca approfondita su
Caiazzo. Il giornalista Herbert Matthews, scrisse che i tedeschi
incendiavano tre case su quattro. Io per questo sentii la necessità di
approfondire la ricerca, mi ricordavo della mia casa incendiata e provavo
desiderio di trovare altri dettagli. Poi, mio nonno Luigi era di Caiazzo,
faceva il barbiere e questo mi motivò ancora di più. In Biblioteca mi
consigliarono di consultare gli Archivi.Così andai a Washington ai National
Archives and Records Administration nel Maryland".
E così, si trovò in mano i registri dei crimini di
guerra?
"Esattamente, per la prima volta ad un
italoamericano fu consentito di consultare i registri dei crimini di
guerra. All'interno di quei registri trovai il fascicolo sul massacro di
Monte Carmignano, ma era solo una parte, ci volle molto tempo prima di
recuperare tutta la documentazione. Prima informai il Comune di Caiazzo,
poi la magistratura italiana".
Ma l'inchiesta non partì subito, ha dovuto
insistere molto?
"Ci
sono voluti molti anni prima che la magistratura italiana si decidesse a
far partire l'inchiesta, io scrissi a diversi uomini politici, ma nessuno
si interessò al caso".
In Italia Emden è stato condannato all'ergastolo
in contumacia, senza scontare la pena perché in Germania il reato è caduto
in prescrizione; cosa ne pensa?
“Sono stato ascoltato dal presidente del
Tribunale di Coblenza e gli ho spiegato le difficoltà che ho incontrato nel
mettere insieme tutti i documenti sulla strage di Caiazzo. Ma ho avuto
l'impressione che in Germania non c'è stata la volontà di punire questo
tipo di reati. Anche l'Italia poteva fare di più, invece si è arrivata alla
sentenza da parte del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere soltanto nel
1994". In Italia i fascicoli sui crimini di Guerra sono stati
occultati in un armadio presso la Procura militare di Roma e sono rimasti
sconosciuti per anni fino al 1994, impedendo alla magistratura di avviare i
relativi procedimenti penali. Rinchiusi nel
noto armadio della vergogna(con altri orrendi crimini di guerra
commessi nell’intero stivale), con
le ante rivolte verso il muro. Una cosa gravissima, non degna di un paese
civile.
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REPORTAGE
Il tredici ottobre
del ‘43 in un casolare del Monte Carmignano l’efferata strage nazista: ventidue
civili, uomini, donne e bambini trucidati dal boia nazista Wolfang Lehnigk
Emden, stanato dopo mezzo secolo, con il
reato caduto in prescrizione. Un giornalista americano inviò allo stato
italiano documenti che avrebbero potuto inchiodare Emden, ma per ragioni
di “opportunità politica” furono insabbiati nell’armadio della vergogna.
LA STRAGE DIMENTICATA
DI CAIAZZO NASCOSTA NELL’ARMADIO DELLA VERGOGNA
Si deve ad un ‘italo-americano la
cattura del boia di Caiazzo: Con la visione dei microfilm del New York Times
inizia la caccia al responsabile della strage del 13 ottobre 1943, compiuta in
un casolare delle campagne casertane. Un dossier di 55 pagine, contenente “Il
processo di Algeri”-coperto per 40 anni dal segreto militare inchioderà Emden.
Dopo sessantotto
anni sul luogo dell’eccidio non esiste un sacrario per ricordare il martirio.
Un massacro di
cui si occuparono le principali testate
giornalistiche
statunitensi.
La notizia del massacro varcò i confini italiani ed
il corrispondente di guerra William
Harem Stonemann,
inviato del “Chicago Daily News“, il 18-10-1943, pubblicava un
articolo dal titolo: “I nazisti
allineano quattro famiglie, le uccidono“.
Il “The New York Time“, il 24-10-1943, attraverso
il suo corrispondente, pubblica un
articolo sull’avvenimento dal titolo : “I
nazisti massacrano cittadini di Caiazzo”.
In un secondo articolo Stonemann, il 25-10-1943 pubblica, ancora: “Orrore
inimmaginabile in Italia: le vittime del massacro vengono sepolte “.
Caiazzo(Caserta)- Una strage dimenticata,
quella compiuta dai tedeschi in un
casolare delle campagne di Caiazzo, e precisamente nella frazione San Giovanni e Paolo, la sera del 13 ottobre
del 1943. Ventidue le vittime, 4 uomini, 7 donne, 11 bambini d’età compresa tra
i 3 e 16 anni: donne, uomini, bambini, tutti trucidati con inaudita violenza
per ordine di un giovane sottotenente della Wermacht –29° Panzer Grenadier
Regiment, identificato per Wolfang Lehnigk Emden.
L’EPIGRAFE DI BENEDETTO CROCE
“Presso Caiazzo/nel luogo detto San Giovanni e Paolo/alcune
famiglie campagnuole /rifugiate in una stessa casa/furono il 13 ottobre
MCMXLIII / fucilate e mitragliate /per ordine /di un giovane ufficiale
prussiano/ uomini, donne, infanti/ ventidue umili creature/non d’altro
colpevoli / di aver inconscie/ alla domanda dove si trovasse il nemico/additato
a lui senz’altro la via/ verso la quale s’erano volti i
tedeschi/improvvisario/nelle umane guerre/ma l’atroce presente
nemico/dell’umanità. Questa l’epigrafe dettata da Benedetto Croce sulla tomba
delle vittime di Monte Carmignano,
–dettata due anni dopo la strage nel 1945-su di una lapide collocata nel
cimitero di Caiazzo “solo” nel 1968.
QUELLA MALEDETTA SERA
Sera del 13 ottobre 1943. Le truppe tedesche sono arrivate
da cinque giorni. La sede di comando tattico della terza compagnia del 29°
reggimento, terza divisione corazzata granatieri si trova presso una casa
colonica di Monte Carmignano, nelle vicinanze del fiume Volturno.
Alle ore venti scatta la follia, il ventenne sottotenente
Wolfang Lehnigk-Emden , insieme a due sottufficiali –Kurt Shuster e Hans Gnass
entra nella masseria e avverte il comandante della compagnia, che da una casa
vicina stanno facendo segnali luminosi. “Questa gente dovrebbe essere presa e
fucilata-dice Emden: il comandante Raschke, gli risponde di non volersi
assumere questa responsabilità e si reca alla sede di comando tattico del
battaglione.
Emden a questo punto assume il comando: con Shuster e Gnass
si reca nel casolare da dove erano partiti i segnali, presentandosi come inglese,
chiedendo loro notizie circa le posizioni tedesche. E la condanna a morte a
questo punto era scattata per gli sfortunati civili, rei di aver indicato la
sede di comando tattico della compagnia tedesca.
Le sette persone, sono
condotte alla sede di comando tattico e fucilate a distanza
ravvicinata(due metri). Emden non pago , si reca con altri 4 uomini nell’altro
casolare E’ la carneficina. Quindici persone donne e bambini trucidati con modalità allucinanti: con colpi
di fucile, di pistola, usate addirittura due bombe a mano.
Corpi amputati e violentati con pioli di legno.
IL CASOLARE DELLA MORTE
Calda è l’aria , un sole timido batte sulle mura di tufo
della vecchia masseria: visibili ancora dopo sessantotto anni i fori fatti dai colpi di mitragliatrice.
Tranquillità e inquietudine miscelate nell’aria ormai
contaminata da quella maledetta sera del 13 ottobre del ’43; quella sera sarà
scoppiato l’inferno , quest’aia , da teatro di vita (qui si erano consumati
come di usanza conviti nuziali)- trasformata da cattivissimi scenografi a
teatro di morte.
Una morte giunta improvvisa, inaspettata, strazio e
crudeltà inimmaginabili: donne e bambini violentati e mutilati con furia
inaudita, una dinamica dei fatti oscura, che pone interrogativi che potrebbero
aver scatenato una reazione –risposta cosi dura: ventilato tradimento o
l’uccisione di un tedesco, mai giustificheranno l’efferata strage della
Marzabotto del sud.
QUEL MASSACRO IN PRESCRIZIONE
I responsabili dell’eccidio furono individuati, ma
riuscirono a farla franca. Carteggi “scomparsi”, tirati fuori dopo mezzo
secolo, per merito di Josepf Agnone, un’italo americano, che dopo ricerche
durate anni riuscì nel 1993 a
fare arrestare i responsabili della strage.
Nel 1994
a Santa Maria Capua Vetere, un processo platonico
condannò all’ergastolo il boia di Caiazzo.
Nel 1995
a Caiazzo, la Marzabotto del Sud , piomba come un macigno dalla
Germania la notizia che la
Cassazione ha decretato la prescrizione del reato di strage
per l’ex sottotenente della Werhrmacht che ordinò il massacro di 22 innocenti, il 13 ottobre del ’43: una pietra tombale
messa sopra al massacro dalla Cassazione tedesca.
Reato prescritto , per l’ex tenentino Emden-,divenuto
rispettabile imprenditore-architetto, paradossalmente presidente del locale
comitato per le feste di Carnevale, “il boia della strage”. Verità nascoste per
troppi, tanti anni. Cinquant’anni.
La barbarie ricordata con un gemellaggio con la città del
boia- nato per riflettere insieme sulla
guerra.
La
contraddittoria intervista rilasciata nel 1993 dal responsabile dell’eccidio
Digitata in
questi giorni dopo la visione della registrazione del programma di Michele
Santoro, “Il Rosso e il Nero”.
INTERVISTA
ESCLUSIVA(di Maria Cuffaro, giornalista Rai) AL RESPONSABILE DELLA STRAGE DI
MONTECARMIGNANO, WOLFANG LENHING-EMDEN
Wolfgang
Lenhing-Emden: “Non
si è trattato di un massacro…come dite voi in Italia…Dovevamo attaccare quel
casolare…Era un obiettivo militare.
Cuffaro: “Cosa è successo il 13 ottobre del 1943”?
Emden: “All’epoca ero un giovanissimo tenente…Avevo solo vent’anni.
Quella sera abbiamo visto delle luci, provenienti da un casolare- che si
trovava proprio sulla nostra prima linea…Allora sono andato in avanscoperta con
una pattuglia… Nel casolare c’erano quattro uomini…e li abbiamo catturati,
secondo gli ordini -dovevamo portarli al commando territoriale…Mentre li
stavamo portando, fummo inseguiti da tre donne…In un primo tempo abbiamo
tentato di cacciarli…e poi li abbiamo arrestati……..Li abbiamo fucilati tutti. Poi
mi hanno riferito che erano stati avvistati altri segnali luminosi- provenienti
dallo stesso casolare….Allora siamo tornati sul posto…Ma questa volta, dal
casolare hanno cominciato a sparare…Abbiamo agito come c’era stato insegnato
durante l’addestramento….Utilizzando le bombe a mano…Poi- abbiamo sparato
contro alcune pesone- che stavano fuggendo dal casolare…Gli abbiamo sparato con
tutte le armi a nostra disposizione…Eravamo nervosi…Succede in guerra…… Abbiamo
sparato finché non abbiamo più sentito alcun rumore”.
Cuffaro: “In quella casa sono stati ritrovati i cadaveri di 15 donne”
Emden: “Si”
Cuffaro: “Ma lei sapeva…Anzi prima di sparare dove…C’erano delle donne e
dei bambini?”
Emden: “Quando sono andato in quel casolare per la prima volta, ho visto
alcune donne e dei bambini, forse cinque o sei”.
Cuffaro: “Signor Lenhing-Emden, lei all’inizio ha detto che i suoi
soldati-sono stati attaccati….Ma -dai cadaveri ritrovati risulta che quella
notte-nel casolare c’erano solo dei vecchi, con delle donne e dei bambini… Chi
avrebbe sparato contro di voi?
Emden: “In guerra non si va a controllare i cadaveri, per vedere se ci
sono donne o bambini….Chissà…forse erano morti prima!”
Cuffaro: “Possono essere state le donne a sparare?”
Emden: “E’ possibile…nell’Italia meridionale, tutto era possibile…E poi
non ho controllato…sono tornato subito alla base…gli americani potevano
attaccarci in qualsiasi momento”.
Cuffaro: “Non le interessava sapere chi aveva ammazzato?”
Emden: “In guerra tutto è diverso…Si vede che lei non conosce la guerra”.
Cuffaro: “Quando ha saputo di avere ammazzato anche dei bambini, cosa ha
provato?”
Emden: “Mi è dispiaciuto molto…Mi sarei… forse potuto fare dei
rimproveri…Sono stato molto colpito…Ma non sono responsabile…Non potevo fare nulla
per evitarlo”.
Cuffaro chiede alla moglie di Emden: “Lei ha conosciuto suo marito nel
1949… Non sapeva del fatto di Caiazzo?”
La moglie di Emden: “No”
Cuffaro: “Quando lo ha saputo?”
Moglie Emden: “Poco prima che lo arrestassero nel 1992”.
Cuffaro: “Non parlava della guerra?”
Moglie Emden: “Parlava della guerra…Ma non di Caiazzo”.
Cuffaro: “E quando lo ha saputo…”
Moglie Emden: “E’ una domanda molto intima………..E’ stato
terribile…terribile…..Non voglio dire altro. E ora -se non fossi convinta dell’innocenza
di mio marito, non potrei stare con lui”.
Cuffaro a Emden: “Lei ha agito dietro un ordine?”
Emden: “Ma in guerra tutto è un ordine….Ma che intende per ordine…Un
ordine preciso?”
Cuffaro: “Sì un ordine preciso”.
Emden: “E’ come se lo avessi ricevuto…Eravamo attaccati…Ci sparavano
contro….Era necessario reagire….Non potevo non reagire, sapendo di avere il
nemico a pochi metri da noi”.
Cuffaro: “Lei sa che alcuni testimoni di Caiazzo affermano il
contrario?..Secondo loro - dal casolare-
nessuno ha sparato quella notte…..E quindi- lei avrebbe attaccato e ucciso
senza motivo!”
Emden: “Non è vero…Ci hanno sparato contro….E’ la verità….Noi abbiamo
reagito”.
Cuffaro: “Sa che in Italia è iniziato un processo contro di lei…E lei –
ha deciso di non presentarsi…Perché?
Emden: “Non voglioo rispondere”
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Il sottotenente della
Wermacht, W. Emden è morto ieri(21
giugno 2006) a Ochtendung portandosi nella tomba la verità sull'eccidio
del Monte Carmignano.
CAIAZZO: È MORTO WOLFGANG
LEHNIGK EMDEN, IL “BOIA” DI MONTE CARMIGNANO
I CAIATINI NON SAPRANNO
MAI PIU’ IL MOTIVO DELLA STRAGE COMPIUTA NELLE CAMPAGNE DI CAIAZZO IL 13
OTTOBRE DEL 1943
Caiazzo
(CE). E' morto Wolfgang Lehnigk Emden, il “boia” di Monte Carmignano. É morto a
Calau (Berlino), dove era nato il 10 dicembre 1922 e da alcuni anni si era
nuovamente trasferito, l’ottantaquattrenne ingegnere Wolfgang Lehnigk Emden,
meglio noto, anzi famigerato, come boia di Monte Carmignano, località
periferica di Caiazzo in cui la notte del 13 ottobre 1943, in qualità di
tenente delle SS, comandò il plotone d’esecuzione e partecipò all’uccisione,
seguita da indicibili sevizie, di 22 inermi caiatini: uomini, donne e bambini
colpevoli di avergli indicato quali nemici i soldati tedeschi e non quelli
americani, nuovi alleati dell’Italia in guerra che, incalzando dal vicino
Volturno, li costringevano alla ritirata.