11 ottobre 2011

NONNINO-INVESTIGATORE 80ENNE, CACCIATORE DI CRIMINI DI GUERRA


Giuseppe Agnone
Giuseppe Agnone, 80 anni, vive tra Caserta e il New Jersey. Storico-investigatore per hobby, da quando è  in pensione gira il mondo, consultando documenti in archivi e biblioteche,  a caccia di notizie, per far luce su eventi drammatici finiti nel dimenticatoio.

AGNONE, IL CACCIATORE DI STORIE

Grazie al suo fiuto riusci  a stanare Wolfang Lehnigk Emden, il boia tedesco, che  68 anni fa fece trucidare  a Caiazzo 22 civili. Con la visione dei microfilm del New York Times circa 20 anni fa, Agnone inizia la caccia al responsabile della strage del 13 ottobre 1943, compiuta in un casolare delle campagne casertane.  Un dossier di 55 pagine, contenente “Il processo di Algeri”, coperto per 40 anni dal segreto militare inchioderà poi il sottufficiale Lehnigk Emden, morto in Germania nel 2006.

di Giuseppe Sangiovanni

Caiazzo(Caserta)- Strage dimenticata, caduta nell’oblio, rimasta impunita, a sessantotto anni dalla drammatica sera dell’eccidio, avvenuto il 13 ottobre del 1943,   in un casolare di Caiazzo, in provincia di Caserta, per ordine di Wolfang Lehnigk Emden,  giovane sottotenente della Wermacht, che fece massacrare con violenza inaudita 22 civili.
Si deve a Josepf Agnone, italoamericano originario di Castel di Sasso, la riapertura del caso della strage di Caiazzo. Con una ricerca minuziosa durata anni, riuscìto all’inizio degli anni novanta a scovare il responsabile dell’ eccidio. Migliaia di ore a spulciare negli archivi americani, visionando documenti e microfilm di inviati di guerra del New York Times, fino al 1983 coperti dal segreto militare: che lo condussero alla realizzazione di un dossier, inviato nel 1988 alla Procura della Repubblica di S.Maria Capua Vetere. Dal materiale emergevano la responsabilità dei militari tedeschi nell’eccidio ed una parziale identificazione degli autori della strage. Dossier di 55 pagine riguardante principalmente il cosiddetto “Processo di Algeri”, coperto per 40 anni dal segreto militare che  inchioderanno Emden:
 ovvero gli atti di una commissione militare di inchiesta, guidata dal colonnello Wiliam Clarck, che si occupò nel gennaio 1944 della strage.
Nel 1994 a S.Maria Capua Vetere un processo platonico, condanna all’ergastolo Emden: nel 1995 la Cassazione tedesca decreta la prescrizione del reato e lascia libero il boia di Caiazzo, che porterà nella tomba nel 2006 i segreti dell’orrenda strage.
Troppo per i giudici tedeschi, il mezzo secolo trascorso.
Oltre al danno, la beffa per i parenti delle sfortunate vittime, cittadini compresi dell’intera comunità.
Strage dimenticata, perché prima del gemellaggio con Ochtendung, cittadina tedesca dell’autore  della strage, prima degli scambi culturali, di cortesia, di ospitalità con i cittadini   e borgomastri tedeschi, era il caso di  ricordare l’eccidio,  con un degno sacrario, un museo per non dimenticare quel sacrificio umano, da costruire sul luogo della strage, sul Monte Carmignano. Un monumento anche semplice per deporre un fiore, non il fantomatico museo e parco attrezzato sbandierato tanto. Gemellaggio nato per far riflettere le nuove generazioni sulla guerra. Si deve al compianto parroco di San Giovanni e Paolo, il solo, unico segno di quel triste evento: una croce per deporre un fiore, posta sul luogo della strage.La dinamica non è mai stata chiarita.
Due le ipotesi su cosa avesse fatto scattare quella furia omicida.
Tra le quali: l’uccisione di un soldato tedesco da parte dei civili,
o il torto di aver indicato agli americani la sede del comando tattico della compagnia tedesca (come recita l’epigrafe dettata nel 1945 da Benedetto Croce)


L’INTERVISTA  A  GIUSEPPE AGNONE


Signor Agnone,  In che modo ha scoperto i documenti?
"Tutto è partito per passione, ero interessato alla storia della seconda guerra mondiale e, in particolar modo, alla guerra del Volturno,  e così consultai alcuni microfilm di giornali. E sul  New York Times del 14 ottobre 1943 trovai un articolo che fece scattare la molla per una ricerca approfondita su Caiazzo. Il giornalista Herbert Matthews, scrisse che i tedeschi incendiavano tre case su quattro. Io per questo sentii la necessità di approfondire la ricerca, mi ricordavo della mia casa incendiata e provavo desiderio di trovare altri dettagli. Poi, mio nonno Luigi era di Caiazzo, faceva il barbiere e questo mi motivò ancora di più. In Biblioteca mi consigliarono di consultare gli Archivi.Così andai a Washington ai National Archives and Records Administration nel Maryland".
E così,  si trovò in mano i registri dei crimini di guerra?
"Esattamente, per la prima volta ad un italoamericano fu consentito di consultare i registri dei crimini di guerra. All'interno di quei registri trovai il fascicolo sul massacro di Monte Carmignano, ma era solo una parte, ci volle molto tempo prima di recuperare tutta la documentazione. Prima informai il Comune di Caiazzo, poi la magistratura italiana".

Ma l'inchiesta non partì subito, ha dovuto insistere molto?
"Ci sono voluti molti anni prima che la magistratura italiana si decidesse a far partire l'inchiesta, io scrissi a diversi uomini politici, ma nessuno si interessò al caso".
In Italia Emden è stato condannato all'ergastolo in contumacia, senza scontare la pena perché in Germania il reato è caduto in prescrizione; cosa ne pensa?
“Sono stato ascoltato dal presidente del Tribunale di Coblenza e gli ho spiegato le difficoltà che ho incontrato nel mettere insieme tutti i documenti sulla strage di Caiazzo. Ma ho avuto l'impressione che in Germania non c'è stata la volontà di punire questo tipo di reati. Anche l'Italia poteva fare di più, invece si è arrivata alla sentenza da parte del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere soltanto nel 1994". In Italia i fascicoli sui crimini di Guerra sono stati occultati in un armadio presso la Procura militare di Roma e sono rimasti sconosciuti per anni fino al 1994, impedendo alla magistratura di avviare i relativi procedimenti penali. Rinchiusi nel  noto armadio della vergogna(con altri orrendi crimini di guerra commessi nell’intero stivale),  con le ante rivolte verso il muro. Una cosa gravissima, non degna di un paese civile.




REPORTAGE

 


Il tredici ottobre del ‘43 in un casolare del Monte Carmignano l’efferata strage nazista: ventidue civili, uomini, donne e bambini trucidati dal boia nazista Wolfang Lehnigk Emden, stanato dopo mezzo secolo,  con il reato caduto in prescrizione. Un giornalista americano inviò allo stato italiano documenti che avrebbero potuto inchiodare  Emden,  ma  per ragioni di “opportunità politica” furono insabbiati nell’armadio della vergogna.
  

LA STRAGE DIMENTICATA  DI CAIAZZO NASCOSTA NELL’ARMADIO DELLA VERGOGNA



Si deve ad un ‘italo-americano la cattura del boia di Caiazzo: Con la visione dei microfilm del New York Times inizia la caccia al responsabile della strage del 13 ottobre 1943, compiuta in un casolare delle campagne casertane. Un dossier di 55 pagine, contenente “Il processo di Algeri”-coperto per 40 anni dal segreto militare inchioderà Emden.

Dopo sessantotto anni sul luogo dell’eccidio non esiste un sacrario per ricordare il martirio.





Un massacro di cui si occuparono le principali testate
giornalistiche statunitensi.
La notizia del massacro varcò i confini italiani ed il corrispondente di guerra William
Harem Stonemann, inviato del “Chicago Daily News“, il 18-10-1943, pubblicava un
articolo dal titolo: “I nazisti allineano quattro famiglie, le uccidono“.
Il “The New York Time“, il 24-10-1943, attraverso il suo corrispondente, pubblica un
articolo sull’avvenimento dal titolo : “I nazisti massacrano cittadini di Caiazzo”.
In un secondo articolo Stonemann, il 25-10-1943 pubblica, ancora: “Orrore

inimmaginabile in Italia: le vittime del massacro vengono sepolte “.



Caiazzo(Caserta)- Una strage dimenticata, quella compiuta dai tedeschi in un  casolare delle campagne di Caiazzo, e precisamente nella frazione  San Giovanni e Paolo, la sera del 13 ottobre del 1943. Ventidue le vittime, 4 uomini, 7 donne, 11 bambini d’età compresa tra i 3 e 16 anni: donne, uomini, bambini, tutti trucidati con inaudita violenza per ordine di un giovane sottotenente della Wermacht –29° Panzer Grenadier Regiment, identificato per Wolfang Lehnigk Emden.
L’EPIGRAFE DI BENEDETTO CROCE
“Presso Caiazzo/nel luogo detto San Giovanni e Paolo/alcune famiglie campagnuole /rifugiate in una stessa casa/furono il 13 ottobre MCMXLIII / fucilate e mitragliate /per ordine /di un giovane ufficiale prussiano/ uomini, donne, infanti/ ventidue umili creature/non d’altro colpevoli / di aver inconscie/ alla domanda dove si trovasse il nemico/additato a lui senz’altro la via/ verso la quale s’erano volti i tedeschi/improvvisario/nelle umane guerre/ma l’atroce presente nemico/dell’umanità. Questa l’epigrafe dettata da Benedetto Croce sulla tomba delle vittime di Monte Carmignano,  –dettata due anni dopo la strage nel 1945-su di una lapide collocata nel cimitero di Caiazzo “solo” nel 1968.

QUELLA MALEDETTA SERA
Sera del 13 ottobre 1943. Le truppe tedesche sono arrivate da cinque giorni. La sede di comando tattico della terza compagnia del 29° reggimento, terza divisione corazzata granatieri si trova presso una casa colonica di Monte Carmignano, nelle vicinanze del  fiume Volturno.
Alle ore venti scatta la follia, il ventenne sottotenente Wolfang Lehnigk-Emden , insieme a due sottufficiali –Kurt Shuster e Hans Gnass entra nella masseria e avverte il comandante della compagnia, che da una casa vicina stanno facendo segnali luminosi. “Questa gente dovrebbe essere presa e fucilata-dice Emden: il comandante Raschke, gli risponde di non volersi assumere questa responsabilità e si reca alla sede di comando tattico del battaglione.
Emden a questo punto assume il comando: con Shuster e Gnass si reca nel casolare da dove erano partiti i segnali, presentandosi come inglese, chiedendo loro notizie circa le posizioni tedesche. E la condanna a morte a questo punto era scattata per gli sfortunati civili, rei di aver indicato la sede di comando tattico della compagnia tedesca.
Le sette persone, sono  condotte alla sede di comando tattico e fucilate a distanza ravvicinata(due metri). Emden non pago , si reca con altri 4 uomini nell’altro casolare E’ la carneficina. Quindici persone donne e bambini  trucidati con modalità allucinanti: con colpi di fucile, di pistola, usate addirittura due bombe a mano.
Corpi amputati e violentati con pioli di legno.
IL CASOLARE DELLA MORTE
Calda è l’aria , un sole timido batte sulle mura di tufo della vecchia masseria: visibili ancora dopo sessantotto anni i fori  fatti dai colpi di mitragliatrice.
Tranquillità e inquietudine miscelate nell’aria ormai contaminata da quella maledetta sera del 13 ottobre del ’43; quella sera sarà scoppiato l’inferno , quest’aia , da teatro di vita (qui si erano consumati come di usanza conviti nuziali)- trasformata da cattivissimi scenografi a teatro di morte.
Una morte giunta improvvisa, inaspettata, strazio e crudeltà inimmaginabili: donne e bambini violentati e mutilati con furia inaudita, una dinamica dei fatti oscura, che pone interrogativi che potrebbero aver scatenato una reazione –risposta cosi dura: ventilato tradimento o l’uccisione di un tedesco, mai giustificheranno l’efferata strage della Marzabotto del sud.
QUEL MASSACRO IN PRESCRIZIONE
I responsabili dell’eccidio furono individuati, ma riuscirono a farla franca. Carteggi “scomparsi”, tirati fuori dopo mezzo secolo, per merito di Josepf Agnone, un’italo americano, che dopo ricerche durate anni riuscì nel 1993 a fare arrestare i responsabili della strage.
Nel 1994 a Santa Maria Capua Vetere, un processo platonico condannò all’ergastolo il boia di Caiazzo.
Nel 1995 a Caiazzo, la Marzabotto del Sud , piomba come un macigno dalla Germania la notizia che la Cassazione ha decretato la prescrizione del reato di strage per l’ex sottotenente della Werhrmacht che ordinò il massacro di 22 innocenti,  il 13 ottobre del ’43: una pietra tombale messa sopra al massacro dalla Cassazione tedesca.
Reato prescritto , per l’ex tenentino Emden-,divenuto rispettabile imprenditore-architetto, paradossalmente presidente del locale comitato per le feste di Carnevale, “il boia della strage”. Verità nascoste per troppi, tanti anni. Cinquant’anni.
La barbarie ricordata con un gemellaggio con la città del boia-  nato per riflettere insieme sulla guerra.







La contraddittoria intervista rilasciata nel 1993 dal responsabile dell’eccidio
Digitata in questi giorni dopo la visione della registrazione del programma di Michele Santoro, “Il Rosso e il Nero”.

INTERVISTA ESCLUSIVA(di Maria Cuffaro, giornalista Rai) AL RESPONSABILE DELLA STRAGE DI MONTECARMIGNANO, WOLFANG LENHING-EMDEN


Wolfgang Lenhing-Emden: “Non si è trattato di un massacro…come dite voi in Italia…Dovevamo attaccare quel casolare…Era un obiettivo militare.

Cuffaro: “Cosa è successo il 13 ottobre del 1943”?

Emden: “All’epoca ero un giovanissimo tenente…Avevo solo vent’anni. Quella sera abbiamo visto delle luci, provenienti da un casolare- che si trovava proprio sulla nostra prima linea…Allora sono andato in avanscoperta con una pattuglia… Nel casolare c’erano quattro uomini…e li abbiamo catturati, secondo gli ordini -dovevamo portarli al commando territoriale…Mentre li stavamo portando, fummo inseguiti da tre donne…In un primo tempo abbiamo tentato di cacciarli…e poi li abbiamo arrestati……..Li abbiamo fucilati tutti. Poi mi hanno riferito che erano stati avvistati altri segnali luminosi- provenienti dallo stesso casolare….Allora siamo tornati sul posto…Ma questa volta, dal casolare hanno cominciato a sparare…Abbiamo agito come c’era stato insegnato durante l’addestramento….Utilizzando le bombe a mano…Poi- abbiamo sparato contro alcune pesone- che stavano fuggendo dal casolare…Gli abbiamo sparato con tutte le armi a nostra disposizione…Eravamo nervosi…Succede in guerra…… Abbiamo sparato finché non abbiamo più sentito alcun rumore”.

Cuffaro: “In quella casa sono stati ritrovati i cadaveri di 15 donne”

Emden: “Si”

Cuffaro: “Ma lei sapeva…Anzi prima di sparare dove…C’erano delle donne e dei bambini?”

Emden: “Quando sono andato in quel casolare per la prima volta, ho visto alcune donne e dei bambini, forse cinque o sei”.

Cuffaro: “Signor Lenhing-Emden, lei all’inizio ha detto che i suoi soldati-sono stati attaccati….Ma -dai cadaveri ritrovati risulta che quella notte-nel casolare c’erano solo dei vecchi, con delle donne e dei bambini… Chi avrebbe sparato contro di voi?

Emden: “In guerra non si va a controllare i cadaveri, per vedere se ci sono donne o bambini….Chissà…forse erano morti prima!”

Cuffaro: “Possono essere state le donne a sparare?”

Emden: “E’ possibile…nell’Italia meridionale, tutto era possibile…E poi non ho controllato…sono tornato subito alla base…gli americani potevano attaccarci in qualsiasi momento”.

Cuffaro: “Non le interessava sapere chi aveva ammazzato?”

Emden: “In guerra tutto è diverso…Si vede che lei non conosce la guerra”.

Cuffaro: “Quando ha saputo di avere ammazzato anche dei bambini, cosa ha provato?”

Emden: “Mi è dispiaciuto molto…Mi sarei… forse potuto fare dei rimproveri…Sono stato molto colpito…Ma non sono responsabile…Non potevo fare nulla per evitarlo”.


Cuffaro chiede alla moglie di Emden: “Lei ha conosciuto suo marito nel 1949… Non sapeva del fatto di Caiazzo?”

La moglie di Emden: “No”

Cuffaro: “Quando lo ha saputo?”


Moglie Emden: “Poco prima che lo arrestassero nel 1992”.

Cuffaro: “Non parlava della guerra?”

Moglie Emden: “Parlava della guerra…Ma non di Caiazzo”.

Cuffaro: “E quando lo ha saputo…”

Moglie Emden: “E’ una domanda molto intima………..E’ stato terribile…terribile…..Non voglio dire altro. E ora -se non fossi convinta dell’innocenza di mio marito, non potrei stare con lui”.

Cuffaro a Emden: “Lei ha agito dietro un ordine?”

Emden: “Ma in guerra tutto è un ordine….Ma che intende per ordine…Un ordine preciso?”

Cuffaro: “Sì un ordine preciso”.

Emden: “E’ come se lo avessi ricevuto…Eravamo attaccati…Ci sparavano contro….Era necessario reagire….Non potevo non reagire, sapendo di avere il nemico a pochi metri da noi”.

Cuffaro: “Lei sa che alcuni testimoni di Caiazzo affermano il contrario?..Secondo loro - dal  casolare- nessuno ha sparato quella notte…..E quindi- lei avrebbe attaccato e ucciso senza motivo!”

Emden: “Non è vero…Ci hanno sparato contro….E’ la verità….Noi abbiamo reagito”.

Cuffaro: “Sa che in Italia è iniziato un processo contro di lei…E lei – ha deciso di non presentarsi…Perché?

Emden: “Non voglioo rispondere”
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Il sottotenente della Wermacht, W. Emden è morto ieri(21  giugno 2006) a Ochtendung portandosi nella tomba la verità sull'eccidio del Monte Carmignano.
CAIAZZO: È MORTO WOLFGANG LEHNIGK EMDEN, IL “BOIA” DI MONTE CARMIGNANO

I CAIATINI NON SAPRANNO MAI PIU’ IL MOTIVO DELLA STRAGE COMPIUTA NELLE CAMPAGNE DI CAIAZZO IL 13 OTTOBRE DEL 1943

Caiazzo (CE). E' morto Wolfgang Lehnigk Emden, il “boia” di Monte Carmignano. É morto a Calau (Berlino), dove era nato il 10 dicembre 1922 e da alcuni anni si era nuovamente trasferito, l’ottantaquattrenne ingegnere Wolfgang Lehnigk Emden, meglio noto, anzi famigerato, come boia di Monte Carmignano, località periferica di Caiazzo in cui la notte del 13 ottobre 1943, in qualità di tenente delle SS, comandò il plotone d’esecuzione e partecipò all’uccisione, seguita da indicibili sevizie, di 22 inermi caiatini: uomini, donne e bambini colpevoli di avergli indicato quali nemici i soldati tedeschi e non quelli americani, nuovi alleati dell’Italia in guerra che, incalzando dal vicino Volturno, li costringevano alla ritirata.