CASERTA. Organizzato dall’ Associazione culturale “Impegno Sociale” di Caserta e dal Cocevest (Comitato per la celebrazione degli eventi storici) di Grazzanise (CE), col patrocinio del Comune di Caserta, e svoltosi mercoledì 17 dicembre 2008, presso la sala “Sant’Agostino”, largo San Sebastiano, in Caserta un interessante Convegno sulla giustizia.
I lavori hanno avuto inizio col saluto dell’Amministrazine municipale espresso dall’assessore alle Politiche giovanili, dott. Arturo Gigliofiorito, il quale si è congratulato con gli organizzatori ed ha particolarmente approfondito l’esigenza di una Giustizia davvero efficiente. Problematico e fortemente critico l’intervento introduttivo del prof. Michele Falcone, che, in una rapida rassegna sullo stato strutturale e funzionale odierno delle pubbliche Istituzioni (Scuola, Servizi sanitari, mondo della Giustizia…), ha rilevato notevoli ritardi ed inadeguatezze cronicizzate ed aggravatesi in misura esponenziale, sottolineando soprattutto il diffuso senso di sfiducia della gente a sua volta non immune da un debole senso della coscienza e della partecipazione civile.
L’avv. Francesco Petrella, civilista, ha dato la stura al leitmotiv dei TEMPI LUNGHI DELLA GIUSTIZIA IN ITALIA più volte ribadito, sotto divese angolazioni, dai relatori che si sono succeduti.
“Vasto è il quaderno delle doglianze!”: è stato l’incipit del prof. avv. Ciro Centore (amministrativista). E, sul processo amministrativo, Centore ha stigmatizzato la netta divisione e, sovente, il contrasto fra funzioni proprie/sentenze dei magistrati e funzioni/determinazioni dei collegi arbitrali (lampanti i casi di lodi che configgono apertamente con sentenze partorite in sede giudicante). Inoltre ha criticamente discusso del sistema delle autonomie locali ed ha prospettato il decentramento, se non l’eliminazione, del Consiglio di Stato, talvolta campione di una giustizia formalista…attenta alle sciocchezze. Un appello al Comune di Caserta e agli Enti autarchici in generale - affinché deliberino adesioni e raccolgano le istanze dei cittadini “che da soli non contano” – ha posto fine all’intervento denso peraltro di frequenti richiami a paradossali esperienze personali vissute in molti anni di esercizio della professione.
Articolato, molto realistico, avveduto e documentato, fortemente propositivo il contributo dell’ on. avv. Giuseppe Stellato (penalista) che ha preso in attentissima considerazione, con dovizia esemplificativa, alcuni nodali passaggi di quello che ha apertamente definito “il dramma del diritto penale”. Stellato ha altresì costruito un illuminante esame del “principio di garanzia” e, pur dando atto dell’esistenza, nel nostro Paese, di una Magistratura molto equilibrata, non ne ha negato l’insufficienza ai fini complessivi dell’efficacia/efficienza del sistema giudiziario intorno al quale spesso gli Organi di informazione non rendono un buon servizio: di qui la sua indicazione a favore di una sorta di silenzio-stampa, almeno fino ad una sentenza di primo grado. Il patteggiamento -ha ancora osservato il penalista sammaritano- è erroneamente equiparato, in molteplici circostanze, ad una sentenza di condanna.
Il tema della crisi della Giustizia s’intreccia, fatalmente, secondo il dott. Carlo Fucci (presidente Anm-Santa Maria Capua Vetere), ad alcuni punti cruciali: abuso del diritto, abuso del processo, lunga durata del processo stesso, inutilizzabilità degli atti, tattiche dilatorie…ipertrofia dell’avvocatura. Sembra smarrito il “fascino della toga” anche in ragione del prolungamento della “strada occupazionale” che attira molti aspiranti alla professionalità forense o all’ingresso nel campo della Magistratura. Non ha esitato, il presidente Fucci, ad esternare un parere in ordine alla gravità del blocco delle assunzioni perfino in un settore strategico qual è il mondo della Giustizia. E con pari estrema chiarezza ha manifestato la propria soddisfazione sulla dichiarata incostituzionalità della Legge-Pecorella. Fra le ipotesi di Riforme, Fucci, auspicando una raccolta organica in un disegno di legge o in un decreto, ha posto l’accento sulle intercettazioni telefoniche (sottolineandone la necessità, atteso anche che tendenzialmente le prove testimoniali appaiono svilite), sull’obbligatorietà dell’azione penale (un principio non sempre rispettato), su un’opportuna e giusta riforma del Csm (che garantisce l’autonomia e l’indipendenza della Magistratura. Risibile, per Fucci, la nuova composizione che da qualche parte si prefigura). Affermato, inoltre, con forza il bisogno di adeguati sistemi di controllo amministrativo. “Dimenticate che Giovanni Falcone voleva la separazione delle carriere! -ha detto il presidente, avviandosi al termine- Oggi la penserebbe diversamente!”. L’intervento dell’autorevole esponente della magistratura si è concluso con una dichiarazione di amore e di fedeltà verso i cardini irrinunciabili sui quali deve poggiare la delicata funzione dell’ordine giudiziario nella sua globalità come nelle specifiche realtà in cui si estrinseca >.
Michele Falcone(Impegno Sociale.)
Raffaele Raimondo(Cocevest)