CANCELLO
ED ARNONE –
Domenica 29 luglio u.s. è ritornata nella parrocchia Maria Regina di tutti i
Santi di Cancello ed Arnone, la statua, perfettamente restaurata e bellissima
di Santo Stefano protomartire, Patrono della comunità parrocchiale di Cancello
ed Arnone. Ad accogliere l’immagine sacra Don Sabatino Sciorio con una
moltitudine di fedeli e con la presenza di sua eccellenza Bruno Schettino,
vescovo della diocesi di Capua a cui Cancello ed Arnone appartiene. E’ stato
proprio sua eccellenza il vescovo ad officiare la Santa Messa e nel
corso dell’omelia ha, ovviamente, parlato ai fedeli di Santo Stefano, che è il
primo martire cristiano. Egli fu arrestato nel periodo dopo la Pentecoste, e morì
lapidato. In lui si realizza in modo esemplare la figura del martire come
imitatore di Cristo; egli contempla la gloria del Risorto, ne proclama la
divinità, gli affida il suo spirito, perdona ai suoi uccisori. Saulo (San
Paolo) testimone della sua lapidazione ne raccoglierà l’eredità spirituale diventando
Apostolo delle genti. Nel Martirologio Romano, festa di Santo Stefano,
protomartire, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, che, primo dei sette
diaconi scelti dagli Apostoli come loro collaboratori nel ministero, fu anche
il primo tra i discepoli del Signore a versare il suo sangue a Gerusalemme,
dove, lapidato mentre pregava per i suoi persecutori, rese la testimonianza di
fede in Cristo Gesù, affermando di vederlo seduto nella gloria alla destra del
Padre. Santo Stefano, ci ricorda sua eccellenza Bruno Scettino, è il più
rappresentativo di un gruppo di sette compagni. La tradizione vede in questo
gruppo il germe del futuro ministero dei ‘diaconi’, anche se bisogna rilevare
che questa denominazione è assente nel ‘Libro degli Atti’. L’importanza di Stefano risulta in ogni caso
dal fatto che Luca, in questo suo importante libro, gli dedica due interi
capitoli. Il racconto lucano parte dalla constatazione di una suddivisione
invalsa all’interno della primitiva Chiesa di Gerusalemme: questa era, si,
interamente composta da cristiani di origine ebraica, ma di questi alcuni erano
originari della terra d’Israele ed erano detti “ebrei”, mentre altri di fede
ebraica veterotestamentaria provenivano dalla diaspora di lingua greca ed erano
detti “ellenisti”. Ecco il problema che si stava profilando: i più bisognosi
tra gli ellenisti, specialmente le vedove sprovviste di ogni appoggio sociale,
correvano il rischio di essere trascurati nell’assistenza per il sostentamento
quotidiano. Per ovviare a questa difficoltà gli Apostoli, riservando a se
stessi la preghiera e il ministero della Parola come loro centrale compito
decisero di incaricare “sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e
di saggezza” perché espletassero l’incarico dell’assistenza, vale a dire del
servizio sociale caritativo. A questo scopo, come scrive Luca, su invito degli
Apostoli i discepoli elessero sette uomini. Ne abbiamo anche i nomi. Essi sono:
“Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore,
Timone, Parmenàs e Nicola. Li presentarono agli Apostoli, i quali, dopo aver
pregato, imposero loro le mani”. Il gesto dell’imposizione delle mani può avere
vari significati… nel caso di Stefano e compagni si tratta… della trasmissione
ufficiale, da parte degli Apostoli, di un incarico e insieme dell’implorazione
di una grazia per esercitarlo. La cosa più importante da notare è che, oltre ai
servizi caritativi, Stefano svolge pure un compito di evangelizzazione nei
confronti dei connazionali, dei cosiddetti “ellenisti”, Luca infatti insiste
sul fatto che egli, “pieno di grazia e di fortezza”, presenta nel nome di Gesù
una nuova interpretazione di Mosè e della stessa Legge di Dio, rilegge l’Antico
Testamento nella luce dell’annuncio della morte e della risurrezione di Gesù.
Questa rilettura dell’Antico Testamento, rilettura cristologica, provoca le
reazioni dei Giudei che percepiscono le sue parole come una bestemmia. Per
questa ragione egli viene condannato alla lapidazione. E san Luca ci trasmette
l’ultimo discorso del santo, una sintesi della sua predicazione. Come Gesù
aveva mostrato ai discepoli di Emmaus che tutto l’Antico Testamento parla di
lui, della sua croce e della sua risurrezione, così santo Stefano, seguendo
l’insegnamento di Gesù, legge tutto l’Antico Testamento in chiave cristologica.
Dimostra che il mistero della Croce sta al centro della storia della salvezza
raccontata nell’Antico Testamento, mostra che realmente Gesù, il crocifisso e
il risorto, è il punto di arrivo di tutta questa storia. E dimostra quindi
anche che il culto del tempio è finito e che Gesù, il risorto, è il nuovo e
vero “tempio”. Proprio questo “no” al tempio e al suo culto provoca la condanna
di santo Stefano, il quale, in questo momento – ci dice san Luca – fissando gli
occhi al cielo vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra. E
vedendo il cielo, Dio e Gesù, santo Stefano disse: “Ecco, io contemplo i cieli
aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio”. Segue il suo
martirio, che di fatto è modellato sulla passione di Gesù stesso, in quanto
egli consegna al “Signore Gesù” il proprio spirito e prega perché il peccato
dei suoi uccisori non sia loro imputato. Il luogo del martirio di Stefano a
Gerusalemme è tradizionalmente collocato poco fuori della Porta di Damasco… In
particolare, Luca annota che i lapidatori di Stefano “deposero il loro mantello
ai piedi di un giovane, chiamato Saulo”, lo stesso che da persecutore diventerà
apostolo insigne del Vangelo. Ciò significa che il giovane Saulo doveva aver
sentito la predicazione di Stefano, ed essere perciò a conoscenza dei contenuti
principali. E san Paolo era probabilmente tra quelli che, seguendo e sentendo
questo discorso, “fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui.
E a questo punto possiamo vedere le meraviglie della Provvidenza divina. Saulo,
avversario accanito della visione di Stefano, dopo l’incontro col Cristo
risorto sulla via di Damasco, riprende la lettura cristologica dell’Antico
Testamento fatta dal Protomartire, l’approfondisce e la completa, e così
diventa “l’Apostolo delle Genti”. Indubbiamente la comunità di Cancello ed
Arnone ha vissuto un bel momento di Fede, dandosi appuntamento al 2 e al 3
Agosto quando al Santo sarà dedicata una bella festa religiosa per la cui
realizzazione stanno lavorando molti giovani della parrocchia insieme a Don
Sabatino Sciorio.
Matilde Maisto