 Ogni
 Paese democratico e avanzato, in particolare quelli industrializzati, 
al fine di garantire un progresso prosperoso e costante, sia sotto il 
profilo economico che sociale ha necessità di organizzare alcuni asset 
che sono strategici per il raggiungimento di tali obiettivi.Oltre
 alla formazione,  elemento di valore strategico imprescindibile oltre 
che essenziale per la costruzione di una classe dirigente capace di 
governare lo sviluppo del Paese, ma nel contempo anche di progettare le 
nuove strategie che si impongono per affrontare le sfide della 
globalizzazione per essere al passo dei tempi, il Paese necessita di un 
sistema sicurezza efficiente ed efficace, intendendo per sicurezza il 
significato più ampio nell’accezione del termine (sicurezza sociale, 
sicurezza economica, sicurezza relazionale, ordine e sicurezza pubblica,
 sicurezza penitenziaria, giustizia sociale, amministrativa, industriale
 e penale, difesa interna ed esterna del Paese, soccorso pubblico 
efficace ed efficiente).
 Ogni
 Paese democratico e avanzato, in particolare quelli industrializzati, 
al fine di garantire un progresso prosperoso e costante, sia sotto il 
profilo economico che sociale ha necessità di organizzare alcuni asset 
che sono strategici per il raggiungimento di tali obiettivi.Oltre
 alla formazione,  elemento di valore strategico imprescindibile oltre 
che essenziale per la costruzione di una classe dirigente capace di 
governare lo sviluppo del Paese, ma nel contempo anche di progettare le 
nuove strategie che si impongono per affrontare le sfide della 
globalizzazione per essere al passo dei tempi, il Paese necessita di un 
sistema sicurezza efficiente ed efficace, intendendo per sicurezza il 
significato più ampio nell’accezione del termine (sicurezza sociale, 
sicurezza economica, sicurezza relazionale, ordine e sicurezza pubblica,
 sicurezza penitenziaria, giustizia sociale, amministrativa, industriale
 e penale, difesa interna ed esterna del Paese, soccorso pubblico 
efficace ed efficiente). 
La
 stessa Comunità Europea ha deliberato che la sicurezza, nel senso 
appena detto, diversamente da come era stata intesa sino a poco tempo fa
 ovvero un costo di sistema, costituisce elemento imprescindibile e 
condizione irrinunciabile anche per lo sviluppo economico e quindi 
volano di sviluppo per attrarre gli investimenti stranieri che, in 
difetto di tale garanzia preferiscono mercati diversi.
 Per
 poter garantire livelli efficienti ed efficaci su questi settori la 
storia del nostro Paese, e con essa quindi tutta la legislazione che si è
 sviluppata negli anni, ha affermato in modo incontrovertibile che gli 
operatori chiamati a svolgere queste delicate funzioni dello Stato (il 
cosiddetto “cuore dello Stato” definito dal Presidente Monti) devono 
rispondere a precisi, rigorosi e particolari requisiti sotto il profilo 
morale, civile e psicofisico e attitudinale (non è un caso che non tutti
 riescono a superare il concorso e le prove di efficienza  per l’accesso
 e la formazione a queste funzioni).
 Ciò,
 anche in relazione, essendo questo un ulteriore elemento di garanzia 
sull’efficacia, sulla trasparente ed efficiente azione che lo Stato 
esercita, stando attento a coniugare gli interessi generali con quelli 
dei singoli individui, alla necessità che gli operatori per poter 
attendere alle mission loro affidate, debbono utilizzare al massimo la 
propria professionalità ed in alcuni casi riguardo ai compiti 
istituzionali di tutela dell’ordine pubblico  costretti a ricorrere 
anche all’utilizzo della forza e, in estrema ratio, anche all’uso della 
armi, oltre che a prestarsi, senza risparmiarsi, per la sicurezza 
collettiva, sia durante che al di fuori dell’orario di lavoro, in quanto
 destinatari di norme “specifiche” che ne impongono il servizio h24.
 Rigore,
 professionalità, prestanza fisica e soprattutto equilibrio, sono gli 
elementi essenziali affinchè questi operatori possano conseguire gli 
obiettivi che lo Stato gli richiede.
 In
 questa ottica anche lo status giuridico, di impiego e quello 
previdenziale ha seguito uno sviluppo che, per quanto parallelo a tutti 
gli altri lavoratori del pubblico impiego, è stato però sempre 
caratterizzato da una sua specificità.
 Specificità
 che, anche in un momento di grave crisi economica che ha portato ad una
 revisione dell’assetto complessivo della macchina pubblica attraverso 
una sua razionalizzazione, ha trovato cittadinanza addirittura in una 
precisa norma contenuta nella legge n. 183 del 4 novembre 2010.
 L’articolo 19 della citata norma recita:
- Ai
      fini della definizione degli ordinamenti, delle carriere e dei 
contenuti      del rapporto di impiego e della tutela economica, 
pensionistica e      previdenziale, è riconosciuta la specificità del 
ruolo delle Forze Armate,      delle Forze di Polizia e del Corpo 
Nazionale dei Vigili del Fuoco, nonché      dello stato giuridico del 
personale ad essi appartenente, in dipendenza      della peculiarità dei
 compiti, degli obblighi e delle limitazioni      personali, previste da
 leggi e regolamenti, per le funzioni di tutela      delle Istituzioni 
democratiche e di difesa dell’ordine e della sicurezza      interna ed 
esterna, nonché per i peculiari requisiti di efficienza      operativa 
richiesti e i correlati impieghi in attività usuranti. 
 
- la
      disciplina attuativa dei principi e degli indirizzi di cui al 
comma 1 è      definita con successivi provvedimenti legislativi, con i 
quali si provvede      altresì a stanziare le occorrenti risorse 
finanziarie… omissis
 
In
 sostanza la norma de quo statuisce che gli operatori di questi Comparti
 e le rispettive Amministrazioni di riferimento, in relazione al 
particolare status, devono essere valutati e considerati non solo 
nell’ottica di quella che è la normale dinamica contrattuale e 
previdenziale prevista per tutti i lavoratori; ad essi bisogna guardare 
in relazione alle peculiari funzioni attribuite alle Amministrazioni di 
appartenenza che, in assenza di operatori che siano selezionati e messi 
in condizioni di operare con altrettante condizioni peculiari, 
verrebbero vanificate e con esse le condizioni di tutela e di difesa 
delle Istituzioni democratiche così come quelle dell’ordine e della 
sicurezza interna ed esterna e del soccorso alle popolazioni. Va
 precisato che a partire dal 1992 con la cosiddetta riforma Amato, che 
già all’epoca ristrutturò il sistema previdenziale del nostro Paese per 
renderlo compatibile sia allo stato sociale, che da sempre ha 
accompagnato la nostra cultura, ma anche alle compatibilità economico 
finanziarie che lo Stato doveva sostenere per garantire entrambi gli 
interessi, e successivamente con la riforma Dini, il modello 
previdenziale degli operatori di questi Comparti è stato falcidiato 
annullando, di fatto, la specificità degli appartenenti pur 
riconfermando quella delle Amministrazioni. Ulteriori
 colpi che hanno oltremodo vanificato la specificità, si sono registrati
 con l’emanazione della legge finanziaria n. 724/94 (cosiddetta 
finanziaria Berlusconi), che ha ridotto il rendimento del modello 
previdenziale di questo personale dal 3,60% annui al 2%. Con il decreto 
legge 112/2008 (c.d. decreto Brunetta), si è avuto un ulteriore colpo 
che ha definitivamente e quasi del tutto equiparato il rendimento della 
pensione di questi professionisti della sicurezza a quelli del restante 
pubblico impiego, fatta eccezione di alcuni istituti che però sono a 
carico del lavoratore e non dell’erario che restano l’ultima chimera a 
salvaguardia di una specificità che nel tempo si è manifestata sempre 
più in modo negativo e contraddittorio .In
 sostanza con l’applicazione del metodo contributivo, accompagnato con 
il rendimento del 2%, anche agli operatori di questi Comparti, la 
pensione non viene più determinata, a prescindere dall’età anagrafica 
dell’operatore e per quanti anni egli la percepirà,
 come avveniva in precedenza con il metodo retributivo, ma viene 
calcolata sulla base degli accantonamenti che il lavoratore effettua, 
rispetto alla retribuzione che percepisce nel corso dell’intera vita 
lavorativa. Questo,
 ancora una volta a danno della declamata specificità. Infatti, mentre 
per tutti i lavoratori pubblici e privati sono state avviate da tempo 
forme previdenziali complementari, finalizzate a coprire i gap sul 
trattamento di pensione con l’introduzione del sistema contributivo (tra
 quanto si è percepito in servizio e quanto invece si è maturato in 
termini di pensione), per il personale del Comparto l’ipotesi di accordo
 quadro, che dovrebbe definire le regole del “gioco”, appare ancora 
lontana. Tutto ciò senza che siano mai state poste in essere formule per
 tutelare, soprattutto, gli operatori assunti dopo il 1° gennaio 1996 
che saranno i primi e più vessati destinatari del sistema contributivo. È
 opportuno rammentare, come previsto dalla norma, che l’età anagrafica 
individuata come limite ordinamentale rispetto al quale il lavoratore è 
costretto al pensionamento, incide oggi in maniera sostanziosa sul 
quantum della pensione. Infatti, con l’applicazione del sistema 
contributivo, sono fondamentalmente due i parametri che determinano la 
misura del trattamento di quiescenza spettante: l’ammontare dei 
contributi versati e il relativo coefficiente di trasformazione, che 
aumenta in ragione dell’età anagrafica in cui è obbligatorio il 
collocamento in quiescenza.
 Il
 prodotto della moltiplicazione tra contributi versati e coefficienti di
 trasformazione, suddiviso in funzione della speranza di vita fissata 
dall’ISTAT, consente poi di determinare il rateo di pensione (maggiore 
il tempo intercorrente tra l’età di cessazione dal servizio e il 
raggiungimento della speranza di vita, più basso sarà il rateo di 
pensione). Pertanto il limite anagrafico ordinamentale individuato per 
la cessazione dal servizio, che funzionalmente le Amministrazioni hanno 
necessità di mantenere basso, incide in maniera determinanti e 
penalizzante sull’ammontare delle pensioni, in modo direttamente 
proporzionale all’età di collocamento a riposo. In
 concreto questo complesso meccanismo determina che prima si verifica 
l’uscita del lavoratore, di conseguenza maggiore sarà il numero dei 
ratei che dovrà percepire, più basso sarà il quantum che percepirà 
mensilmente come pensione.Tutto
 questo ci pone di fronte ad una questione che diventa centrale, 
essenziale e imprescindibile da valutare nelle scelte che il Governo 
deve operare per armonizzare il sistema previdenziale di questi Comparti
 in funzione del precetto contenuto nel decreto “Salva Italia”. A
 fronte di tutto ciò la proposta che i rappresentanti del ministero del 
lavoro e dell’economia hanno indicato le nostre Amministrazioni, e che 
queste ultime ci hanno rappresentato risulta essere quella che i 
lavoratori chiamati ad assicurare la tutela delle istituzioni 
democratiche, la difesa dell’ordine e della sicurezza interna ed 
esterna, delle costantemente sovraffollate carceri italiane e il 
soccorso pubblico, siano impiegati sino a 63 e 65 anni, mettendo anche 
in discussione gli attuali meccanismi compensativi. Un’ipotesi 
incredibile specie se messa a confronto con i paritetici operatori dei 
Paesi stranieri.
Per
 le Forze armate, tra l’altro, appare un’ipotesi in evidente contrasto 
con la più volta declamata necessità del ministro della difesa di 
accelerare l’esodo del personale con le stellette, oggi più anziano, per
 dare attuazione alla revisione dello strumento militare in modo da 
renderlo efficiente al passo con quello degli altri Paesi stranieri
In
 presenza di una proposta come questa è evidente che il problema esula 
da quello strettamente connesso con la parte previdenziale per assumere 
un significato politico più ampio. Si
 tratta difatti di individuare se il Governo e il Paese si possono 
permettere operatori della sicurezza, della difesa e del soccorso 
pubblico di 63 e 65 anni, con tutto quello che consegue in termini  di 
annullamento dell’efficienza del sistema che ciò comporterebbe per la 
inevitabile deriva che ciò comporterebbe per la diminuzione della 
prestanza fisica, psichica ed attitudinale, o se invece ritengono come 
le scriventi OO.SS e Rappresentanze ma anche, a quanto risulta come 
propongono le rispettive Amministrazioni – proprio in funzione delle 
finalità che le Amministrazioni devono perseguire e la conseguente 
specificità che deve continuare ad essere richiesta ai loro appartenenti
 - non si debba individuare un sistema compensativo o di aumento della 
base su cui si costruisce la pensione che consenta di mantenere 
l’efficienza, l’efficacia dell’azione e della specificità degli 
operatori.
Le
 scriventi Organizzazioni e Rappresentanze, dando per scontata la 
seconda opzione, osservano che fondamentalmente due sono i problemi da 
risolvere: perseverare l’efficienza e la funzionalità dei Comparti 
interessati, impedendone l’invecchiamento, e tutelare i rispettivi 
operatori, rispettandone la dignità e evitando che la “specificità” che 
ne determina una particolare usura, si trasformi, paradossalmente, in 
una penalizzazione pensionistica, a causa dei limiti di età più bassi.
A
 fronte di tutto ciò, molti sono i meccanismi ipotizzabili sul piano 
ordinamentale e molti gli aspetti sui quali è urgente e imprescindibile 
discutere. Perciò
 queste Organizzazioni e Rappresentanze hanno chiesto e ottenuto, dopo 
la manifestazione del 13 marzo scorso, un confronto aperto con i 
ministri interessati evidenziando contestualmente l’urgenza di una legge
 delega per il riordino del sistema e delle carriere ritenuto, 
quest’ultimo, significativamente connesso al processo di armonizzazione 
del regime pensionistico ma anche al mantenimento della funzionalità e 
dell’efficienza dei Comparti.
In
 conclusione, considerato che, negli incontri in sede tecnica tra le 
varie Amministrazioni, risulta che sia il Dicastero del Lavoro sia  e 
soprattutto quello dell’Economia si siano mostrati inclini ad assimilare
 tendenzialmente gli operatori della sicurezza, della difesa e del 
soccorso pubblico alla generalità dei lavoratori, le scriventi 
Organizzazioni e Rappresentanze dttengono a dire che tale approccio non è
 assolutamente accettabile, a meno che l’omologazione non comporti anche
 la parifica delle condizioni di impiego, dei rischi e delle 
responsabilità e la rimozione degli obblighi, dei vincoli e delle 
limitazioni che gravano sulle forze di polizia, sulle forze armate e sul
 Corpo nazionale dei Vigili del fuoco. Nella
 seconda ipotesi, è bene che si sappia, queste organizzazioni e 
Rappresentanze rivendicherebbero gli stessi diritti considerati 
inalienabili per gli altri lavoratori dipendenti quali ad esempio il 
part-time, la flessibilità dell’orario di lavoro in orizzontale ed in 
verticale, il diritto di sciopero (con astensione dal lavoro), il 
diritto ad esercitare altre attività lavorative purché non in modo 
preminente rispetto alla funzione di pubblico impiegato o in condizioni 
di esclusività con lo stesso datore di lavoro, i pieni diritti di 
associazione e libera manifestazione del pensiero per i militari e, non 
ultimo, il venir meno dell’assoluta disponibilità al servizio per questi
 operatori e della qualifica permanente di ufficiali ed agenti di 
polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza, per la quale oggi gli 
interessati vivono in regime di “libertà vigilata.”.Questo è il nodo politico per il quale gli operatori della sicurezza, 
della difesa e del soccorso pubblico hanno manifestato e sul quale 
chiedono una risposta incontrovertibile al Governo e alle Forze 
Politiche di un Paese al quale dedicano quotidianamente ogni energia e 
per il quale sono tenuti, per “contatto” ma soprattutto per intimo 
convincimento, a sacrificare anche il bene supremo della vita.
| 
POLIZIA DI STATO | |||
| 
SIULP 
(Romano) | 
SAP 
(Tanzi) | 
UGL-Polizia di Stato 
(Mazzetti) | 
CONSAP 
(Innocenzi) | 
| 
POLIZIA PENITENZIARIA | ||||
| 
SAPPE 
(Capece) | 
UIL Penitenziari 
(Sarno) | 
FNS-CISL 
(Mannone) | 
UGL Penitenziaria 
(Moretti) | 
CNPP 
(Di Carlo) | 
| 
CORPO FORESTALE DELLO STATO | |||||
| 
SAPAF 
(Moroni) | 
UGL-Forestale 
(Scipio) | 
FNS - CISL 
(Mannone) | 
(Rossi) | 
UIL CFS 
(Violante) | 
SNF 
(Laganà) | 
| 
 CORPO DEI VIGILI DEL FUOCO | |||
| 
FNS - CISL 
(Mannone) | 
UIL VVF 
(Lupo) | 
CONAPO 
(Brizzi) | 
UGL - VVF. 
(Cordella) | 
RAPPRESENTANZE MILITARI DELLE FORZE DI POLIZIA
| 
COCER   CARABINIERI   
COCER   GUARDIA DI FINANZA  
RAPPRESENTANZE MILITARI DELLE   FORZE ARMATE  
COCER   ESERCITO   
COCER   AERONAUTICA MILITARE   
COCER   MARINA MILITARE | 
