Caiazzo- La provincia di Caserta in meno di un mese è sbarcata tre volte sulle prime pagine di Vero, diffusissimo settimanale nazionale diretto nella redazione milanese di Via Tunisia- dal vulcanico Riccardo Signoretti. Dopo la soap dei parcheggi rosa e il caso degli scomparsi di Montemaggiore, questa settimana il giornalista caiatino Giuseppe Sangiovanni (nella foto) firma la storia di Ettore Pommella, trapiantato vincente alle Olimpiadi. Una epidemia di storie di cronaca casertana- raccontate dal freelance - collaboratore di giornali-radio e tv nazionali(Rai e Mediaset). Storie di burocrazia, vivibilità, disagio e spreco di denaro pubblico, storie belle, a lieto fine- predilette da Sangiovanni – che racconta prima sui giornali locali, poi su testate nazionali, anticamera per trasmissioni televisive- che catturano milioni di telespettatori. News spazzatura, tv trash per i moralisti di professione. Storie collocate nelle redazioni di Libero, Il Mattino, Il Giornale, Gente, Famiglia Cristiana, Vero, CronacaV.- il Venerdì di Repubblica. Altrettanto lungo l’elenco delle trasmissioni televisive- che hanno trattato le storie scovate da Sangiovanni: Maurizio Costanzo Show, Striscia la Notizia(Canale 5), Secondo Voi(Italia Uno e Retequattro), Domenica In, I Soliti Ignoti, La Vita in Diretta, Festa Italiana (Raiuno), I Fatti Vostri, Piazza Grande(Raidue), Cominciamo Bene, Mi Manda Raitre(Raitre). Un giornalismo di servizio, d’assalto, a volte troppo sanguigno- determinato dall’elemento indigeno, tipico degli abitanti del Medio Alto Casertano: un giornalismo che mira a sensibilizzare le istituzioni, a dare voce ai più deboli- un giornalismo ricco di denunce, inchieste su sperperi di danaro pubblico, un giornalismo libero, senza padroni, senza tessere.
“Faccio con grande passione il freelance- sottolinea Sangiovanni- non a caso posso fare liberamente questo bellissimo “mestiere”, sognato fin da bambino. Non lavoro in redazione, la mia è una scrivania volante- che porto con me come un fucile da caccia. Vado, guardo e racconto cose che mi colpiscono(che a volte il cittadino non vede), in nome e per conto del lettore-telespettatore- amplificandole con gli strumenti a mia disposizione.
Prediligo dare voce ai più deboli, a chi voce non ha- storie spessissimo risolte dopo il passaggio televisivo. Potenza del tubo catodico! Risolvere i problemi della gente, con giornali, radio e televisione, rappresenta però una sconfitta per la società, per i cittadini, per lo stesso pianeta comunicazione.
Mi ritengo fortunato- la mia aspirazione era collaborare con i media nazionali, i giornali, il tubo catodico da piccolo mi hanno affascinato: oggi entrare in Via Teulada(una delle sedi Rai), non dalla porta di servizio, è motivo di grande soddisfazione. Ma la cosa più esaltante per me è entrarci senza avere mai detto “Mi manda Picone”. Senza nessuna lettera o telefonata di preavviso. La ricetta? Proporre ossessivamente i miei casi e pezzi direttamente alle redazioni. Li ho praticamente sommersi con le mie “fisse”- che oggi riesco a collocare con facilità prima su testate nazionali, poi in televisione. “ Diceva bene Rosenthal, il vecchio direttore del New York Times: “ Noi non siamo preti o suore, ma abbiamo dei valori etici e questi sono dettati soprattutto dal rispetto di se stessi e dalla professione- dice Sangiovanni. Il nostro ruolo è di far si che gli altri non abusino del potere. Si sa, quando un giornalista dice le cose come stanno, quando attacca, è sempre un brutto guaio- se poi si “spara” su istituzioni inadempienti, tutto diventa un gioco. Il cronista se dice la verità, può infastidire, non farsi gradire dalla cricca locale, può godere di cattiva fama, solo perché racconta quello che succede, belle e brutte notizie. Nel mondo della comunicazione- continua il freelance di Caiazzo-non esistono argomenti proibiti, ma linguaggi proibiti, basta usare solo le parole giuste. Storie a lieto fine, curiose e singolari. Ma non solo. Inchieste, reportage, infarcite di nomi, cognomi, numeri e circostanze, approdati su testate nazionali: ma la giaculatoria delle belle cose fatte potrebbe continuare ancora.
Insomma un giornalismo utile , che mira con un’adeguata sensibilizzazione a risolvere quando è possibile casi umani, talvolta disperati.
Fonte: Comunicato Stampa
“Faccio con grande passione il freelance- sottolinea Sangiovanni- non a caso posso fare liberamente questo bellissimo “mestiere”, sognato fin da bambino. Non lavoro in redazione, la mia è una scrivania volante- che porto con me come un fucile da caccia. Vado, guardo e racconto cose che mi colpiscono(che a volte il cittadino non vede), in nome e per conto del lettore-telespettatore- amplificandole con gli strumenti a mia disposizione.
Prediligo dare voce ai più deboli, a chi voce non ha- storie spessissimo risolte dopo il passaggio televisivo. Potenza del tubo catodico! Risolvere i problemi della gente, con giornali, radio e televisione, rappresenta però una sconfitta per la società, per i cittadini, per lo stesso pianeta comunicazione.
Mi ritengo fortunato- la mia aspirazione era collaborare con i media nazionali, i giornali, il tubo catodico da piccolo mi hanno affascinato: oggi entrare in Via Teulada(una delle sedi Rai), non dalla porta di servizio, è motivo di grande soddisfazione. Ma la cosa più esaltante per me è entrarci senza avere mai detto “Mi manda Picone”. Senza nessuna lettera o telefonata di preavviso. La ricetta? Proporre ossessivamente i miei casi e pezzi direttamente alle redazioni. Li ho praticamente sommersi con le mie “fisse”- che oggi riesco a collocare con facilità prima su testate nazionali, poi in televisione. “ Diceva bene Rosenthal, il vecchio direttore del New York Times: “ Noi non siamo preti o suore, ma abbiamo dei valori etici e questi sono dettati soprattutto dal rispetto di se stessi e dalla professione- dice Sangiovanni. Il nostro ruolo è di far si che gli altri non abusino del potere. Si sa, quando un giornalista dice le cose come stanno, quando attacca, è sempre un brutto guaio- se poi si “spara” su istituzioni inadempienti, tutto diventa un gioco. Il cronista se dice la verità, può infastidire, non farsi gradire dalla cricca locale, può godere di cattiva fama, solo perché racconta quello che succede, belle e brutte notizie. Nel mondo della comunicazione- continua il freelance di Caiazzo-non esistono argomenti proibiti, ma linguaggi proibiti, basta usare solo le parole giuste. Storie a lieto fine, curiose e singolari. Ma non solo. Inchieste, reportage, infarcite di nomi, cognomi, numeri e circostanze, approdati su testate nazionali: ma la giaculatoria delle belle cose fatte potrebbe continuare ancora.
Insomma un giornalismo utile , che mira con un’adeguata sensibilizzazione a risolvere quando è possibile casi umani, talvolta disperati.
Fonte: Comunicato Stampa