Ora, il Consiglio di Stato
con sentenza pubblicata il 26 Aprile precisa che il decreto non è idoneo a ledere
interessi concreti e che l’impugnabilità dei contenuti del Decreto dovrà
avvenire nel “concreto provvedere, nei singoli casi particolari, in attuazione
o sulla base ed entro i limiti di norme antecedentemente poste”.
“Per riconoscere la diretta
impugnabilità dell’atto – continua la sentenza – è dirimente la sussistenza di
una lesione concreta ed attuale della situazione soggettiva dell’interessato
che determini, a sua volta, la sussistenza di un interesse attuale
all’impugnazione, altrimenti l’impugnativa dell’atto finirebbe per trasmodare
in un controllo oggettivo sulla legittimità dell’atto generale, in contrasto
con gli enunciati principi sulla natura personale, concreta e attuale
dell’interesse per cui l’ordinamento accorda tutela”.
Il Garante dei diritti delle
persone con disabilità della Regione Campania, l’avv. Paolo Colombo, dichiara:
“purtroppo
la
decisione del Consiglio di Stato, in definitiva, ha semplicemente spostato il
contenzioso a valle, ossia contro i singoli provvedimenti applicativi del
decreto interministeriale n. 182/2020. È infatti evidente che, solo per citare
uno degli aspetti più controversi dei nuovi PEI, le famiglie contesteranno la
riduzione delle ore di sostegno didattico degli alunni con disabilità grave
motivata con la necessità di superare l’automatismo con l’accertamento
sanitario. Una motivazione, quest’ultima, già ritenuta inconsistente dal TAR
del Lazio in quanto, non essendo state ancora approvate le linee guida del
nuovo “profilo di funzionamento”, l’unica base tecnica sulla quale formulare la
proposta delle ore di sostegno rimane pur sempre l’accertamento sanitario, con
conseguente illegittimità di tutti i PEI che, nella sezione dedicata alla
proposta delle risorse didattiche, non terranno conto della connotazione di
gravità dell’handicap. Quindi, in buona sostanza, assisteremo a un’escalation
del contenzioso con danni per gli alunni con disabilità e le loro famiglie e
per le casse dello Stato e dunque, di noi cittadini”.
Pietro Rossi