Tu cerchi qualcosa e, per caso, ne trovi o scopri un’altra. La storia della scienza è ricca di tali felici ‘incidenti’ di percorso. In gergo si chiamano ‘serendipity’. L’esempio più illustre è quello del fisiologo Alexander Fleming: studiando l’azione della muffa scoprì fortuitamente la penicillina. “Si parva licet componere magnis” (se è lecito paragonare i piccoli ai grandi) anche la mia modesta esperienza personale ha della serendipità. Da buon enigmista, coltivo l’ onomastica che ricerca e studia i ‘nomi propri’: da che lingua vengono, che cosa significano e che storia ci raccontano. Ero impegnato a comporre il “Dizionario ragionato dei cognomi italiani” per la Bur quando, ricercando l’origine di un cognome, Almirante, mi sono imbattuto nel nome di una scienza a me prima ‘ignota’ (nessuno sa tutto). Così per caso ho scoperto l’ almirologia. Ambedue i termini hanno la stessa origine araba (amīr: capo, principe), lo stesso antico suffisso modificato (al bhar/ulma: acqua-mare) ma hanno assunto valore diverso. Almirante è stato promosso a rango di ‘ammiraglio’ (amīr-ulma: comandante delle acque [di flotta]) e almirologia sta per ‘studio delle acque salmastre’. Il suo nome fu coniato per individuare una branca interdisciplinare propria delle scienze naturali, gravitante nell’orbita di bio-chimica e geo-oceanografia. L’elenco delle discipline scientifiche che costellano l’ onomastica stessa è lungo: la semiotica o semiologia e la linguistica con i suoi rami (lessicografia, etimologia, fonetica, morfologia, semantica ecc.); branche con oggetti più vasti e generali come l’onomaturgia e l’onomasiologia, e branche con oggetti più specifici come l’antroponimia (studia i nomi propri di persona), l’ agionimia (santi), la fitonimia (fiori e piante), l’ oronimia (rilievi e valli), la zoonimia (animali) eccetera.
Giuseppe Sangiovanni