PIEDIMONTE MATESE. Nella notte scorsa, ha raccontato Andrea Boggia (nella foto) esponente dei giovani di destra, in pieno centro di Piedimonte Matese, cinque militanti della Giovane Italia sono stati minacciati e poi violentemente aggrediti da un gruppo composto da venti-trenta estremisti della sinistra radicale piedimontese. L’unica “colpa” dei giovani di destra, quella di aver affisso un manifesto che pubblicizzava il tesseramento al loro movimento, con la dicitura “unisciti a noi”. Nessuno ha riportato gravi conseguenze, ma solo per pura casualità. Ciò non ridimensiona la rilevanza negativa dell’accaduto, generato da ingiustificato ed inqualificabile livore degli appartenenti alla sinistra nei confronti dell’altra parte politica. Come a sottolineato Andrea Boggia, piedimontese e militante di Giovane Italia: "Ciò che è accaduto questa notte ha dell’incredibile, ed è di una gravità inaudita. E’ impensabile che nel 2011 c’è qualcuno che ancora si nutre di odio politico. Da un lato c’è chi, con impegno e dedizione, cerca di riavvicinare i giovani ad una politica pura, fatta di passione ed impegno sociale; dall’altro c’è chi ha scelto di seminare astio ed intolleranza. La violenza e l’arroganza sistematiche con le quali sono soliti operare questi sedicenti rivoluzionari sono figlie di un odio dell’altro e di un razzismo ideologico senza pari. Questi sono in realtà per loro gli unici deplorevoli motivi di aggregazione, data la tangibile incapacità politica. Praticano violenza e predicano democrazia, alla faccia della coerenza. La verità è che questi democratici giustificano sé stessi solo creandosi il nemico da abbattere, al quale “democraticamente” non devono essere concessi spazi di agibilità politica. Per quanto ancora possono essere giustificati ed assecondati tali squallidi metodi?" In conclusione, l’auspicio ironico di Boggia: “Invito questi ragazzi, che di notte si divertono a mascherarsi da giustizieri d’altri tempi, a tornare ad essere giovani, tornare a sorridere alla vita. Mi rendo conto che è però chiedere troppo a chi è già vecchio ed ammuffito nell’animo, così come gli ideali che dice di professare. Il nostro sorriso e la nostra gioia comunitaria sono la loro più grande invidia. Speriamo che questi volti cupi un giorno si accorgeranno che a campare d’odio e d’invidia si vive male.”
Pietro Rossi