CASERTA
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Il turismo, a Caserta e provincia, non è mai ripartito. In affanno già prima
del lockdown, il comparto si ritrova oggi a fare i conti con un vero e proprio
crollo del fatturato, migliaia di posti di lavoro a rischio e la totale assenza
di turisti. E le previsioni per il futuro sono tutt’altro che rosee. E’ uno
scenario davvero poco rassicurante quello delineato da Confcommercio Caserta
che emerge da un’analisi dei dati e delle testimonianze degli addetti ai
lavori. ‘Quasi tutte le grandi strutture ricettive del territorio – fa notare
Errico Falocco (nella foto), delegato al Turismo di Confcommercio – hanno deciso di non
riaprire. Un segnale da non sottovalutare che denota la grave crisi in cui è
precipitato il settore. I dati al riguardo del resto sono chiari: tre alberghi
su dieci e oltre il 50% di pensioni e B&B non hanno riaperto i battenti
dopo lo stop forzato innescato dall’emergenza Covid. Mentre chi è ripartito sta
lavorando solo parzialmente e sfruttando appena la metà delle camere a
disposizione e quindi la metà del personale, dovendo fare i conti con un numero
ridotto di prenotazioni (rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) e con
un incoming di appena due giorni. E’ vero che tra il 13 e il 14 agosto la città
capoluogo ha fatto registrare un overbooking ma si tratta di un ‘tutto
esaurito’ tarato sul numero limitato di camere disponibili e legato quasi
esclusivamente a visitatori di passaggio che hanno dormito a Caserta perché
considerata una tappa intermedia tra la città di partenza e quella di
destinazione. Un risultato che non può assolutamente essere considerato un
successo per la categoria, né essere interpretato come un segnale di ripresa.
Al contrario. Lascia sgomenti il dover lavorare senza alcuna previsione o
programmazione. Così come preoccupa il fatto che questo territorio non sia
dotato di un piano del turismo che consenta a Caserta di diventare una meta
turistica e non una tappa di transito’.
Pietro Rossi