Sen. Carlo Sarro |
NAPOLI. La vittoria ai referendum
sull'acqua è passata senza lasciare nessun segno nella gestione del servizio
idrico integrato nei 76 comuni tra la piana del fiume Sarno e le pendici del
Vesuvio, penisola sorrentina e Capri incluse. L'anno prossimo saranno dieci
anni di gestione della Gori Spa, controllata Acea, con in pancia quasi il 10%
della multinazionale Suez. Un colosso che in sette anni (dal 2003 al 2010) ha
accumulato debiti per 125.237.807 euro, di cui 19.352.016 nel solo 2010. Sulla
qualità del servizio neanche a parlarne: tariffe alle stelle, nessun
investimento e acqua in alcune zone inquinata da elementi nocivi, come i
floruri. Ma ci sono stati i referendum e
allora i comitati si aspettavano un'assemblea dell'Ato con, all'ordine del
giorno, la ripubblicizzazione del servizio e, soprattutto, l'eliminazione dalla
bolletta del costo della remunerazione del capitale investito, una percentuale
che va dal sette a oltre il 27%. Invece l'Ato, condotto dal senatore Pdl Carlo
Sarro, ha lasciato intatto il margine di profitto e in più ha deliberato
l'aumento delle bollette per ripianare i debiti della Gori. Il meccanismo passa
dall'avvicinare le tariffe dei due bacini dell'Ato3 rialzandole verso l'alto
per evitare che il buco in bilancio si allarghi, rimandando al 2012 nuovi
aumenti attraverso l'unificazione delle tariffe. Per il bacino A il costo base
arriva a 1,3210 euro a metro cubo. I ritocchi previsti per il bacino B sono più
alti (avendo una tariffa di partenza più bassa) e toccano 1,1719 euro a metro
cubo, per le utenze industriali si arriva a 1,2795 euro. Un meccanismo
particolarmente cattivo perché colpisce soprattutto i consumi essenziali e meno
gli sprechi. Il blitz era già stato messo a punto prima della tornata di
elezioni amministrative e poi posticipato per non creare dubbi dell'ultima ora
nell'elettorato. La Gori annaspa nei debiti, si dice che l'Acea sarebbe voluta
andare via da un affare che è andato di traverso grazie alle battaglie continue
dei comitati, ma non prima di aver recuperato le passività. Così dalla regione
è arrivato in soccorso il presidente Sarro a fare da arbitro interessato a una
panchina sola, la stessa regione che ancora non ha chiesto conto alla Gori dei
soldi mai pagati per l'acqua prelevata alla fonte, mentre se i cittadini non
pagano le bollette pazze (ci sono stati casi da 18 mila euro) arriva di corsa
Equitalia a pignorare. Allora ci si attrezza di nuovo alla battaglia, anche
attraverso ricorsi al Tar, e intanto si apre un nuovo fronte con l'Ato2, 136
comuni distribuiti tra le provincie di Napoli e Caserta. A insospettire i
Comitati cittadini per la gestione pubblica dell'acqua è stata l'assemblea di
lunedì scorso, andata deserta. Mancavano tutti i delegati dell'area casertana,
ben cento. Molto sospette anche le assenze del vicepresidente di Ato2, il
potente senatore Sarro a capo di Ato3, del presidente Vincenzo Iodice e del
delegato della provincia di Caserta. Tutti provenienti da Terra di lavoro. Il
sospetto più che fondato è che si punti a far passare il restante anno e mezzo
dai referendum, un tempo da impiegare utilmente mettendo in moto la scissione
del napoletano dal casertano, per poi spingere il secondo verso la
privatizzazione sotto la sigla Ato5, già previsto dalla giunta Bassolino ma
rimasto lettera morta. A spingere il progetto ci sarebbe il presidente della
provincia e parlamentare Udc, Domenico Zinzi, spettatore interessato Acea. Le
reti di cittadini a questo punto si aspettano da Napoli e dall'assessore ai
Beni comuni, Alberto Lucarelli, un'accelerazione verso l'acqua pubblica, che
magari trascini altre amministrazioni.
Fonte: IL MANIFESTO del
14.09.2011 di Adriana Pollice – NAPOLI